È un mestiere che lo fai, o perché lo ami davvero… o altrimenti non lo fai. Se abiti un po’ lontano dal posto di lavoro, poi, con quello che guadagni, ci paghi giusto la benzina e poco più. Quello degli animatori turistici sembra quasi un universo parallelo al mercato del lavoro. Anche in Riviera. Si portano a casa stipendi da terzo mondo, ma ci si diverte dalla mattina alla sera grazie all’entusiasmo di giovani che scelgono questa professione non tanto per arricchirsi, ma per fare esperienza a contatto con la gente. E, su questo aspetto, molti datori di lavoro (le agenzie di animazione) ci marciano sopra, “vendendoli” a hotel e bagnini per prezzi stracciati. C’è un’agenzia di San Marino – come ci fanno sapere sindacati e ragazzi – a cui in pochi fanno ritorno dopo la prima esperienza lavorativa proprio per i salari da fame. Altre si “scordano” persino di pagare, come è capitato ad un giovane cattolichino che ha fatto la stagione a Fuerteventura tramite un’agenzia italiana di base a Lugano.
“Dovevano darmi 1.000 euro per tutta la stagione, ma non li ho mai ricevuti. Non posso mica prendere un avvocato per una cifra così bassa! Mi sono rivolto ai sindacati, ma non ho ancora ottenuto nulla”.
La gioia di Gaetano. Un immobilismo dato dal fatto che, di fronte ad aziende e ad attività svolte all’estero, hanno le mani legate. Ma tutto questo non basta a spegnere la passione di giovani volenterosi come Gaetano, 21 anni, originario di Caserta, che fa l’animatore da quando ne aveva 15 e che, una volta diventato maggiorenne, si è trasferito a Rimini per raggiungere il suo obiettivo.
“La Romagna è un sogno per l’animazione, la rende un lavoro vero e proprio, cosa che dalle mie parti non era possibile. Questo mestiere me lo sento cucito addosso”, sprizza entusiasmo da tutti i pori come è raro vedere in un giovane d’oggi, “è ciò che ho sempre voluto fare, mi rende felice ogni giorno dell’anno”. Il suo ruolo è quello del “contattista”, colui che trascina le persone nelle attività. L’aspirazione più grande? Diventare capo animatore o fare teatro”. Di questo mestiere gli piace l’idea di “rimanere impresso nella mente delle persone, vederle che pendono dalle mie labbra, rendere unico un evento per loro ed essere al centro dell’attenzione. Sono aspetti che pagano più del denaro”. Il carisma c’è tutto, speriamo solo non lo sentano le agenzie il giorno della busta paga.
Il sogno di Jennifer. Da grande vuole fare l’apicoltore e intanto Jennifer da tre anni fa l’animatrice a tempo pieno, anche in inverno, quando lavora negli uffici di un’agenzia di locale. “Si vivono delle emozioni che altri lavori non offrono, si è sempre a contatto con le persone e si instaurano rapporti veri con bambini e adulti. Si fa fatica, ma ci si diverte allo stesso tempo. E poi sto imparando ad essere organizzata sul lavoro, tendo ad avere la testa fra le nuvole”. Gli aspetti più duri?
“Le ore sono tante e le senti tutte. I primi tempi guadagnavo 500 euro al mese, ma, essendo di Morciano, metà dello stipendio se ne andava in benzina e usura del mezzo”.
E le andava anche bene, dato che le cifre che abbiamo sentito essere corrisposte per le prime esperienze scendono fino ai 150 euro guadagnati da Debora (19 anni) per far giocare bambini sotto il sole sei ore al giorno, “che valgono come dieci ore in ufficio”, spiega. “Tutto il tempo in divisa, anche alle 11 di mattino quando picchia sul serio, mai in costume. Gestivo 10-15 bambini alla volta, in agosto anche di più, a volte ero affiancata da una collega. I genitori appena arrivano al mare li lasciano al mini-club e non ci badano più”. Eppure anche per lei “ci si diverte un sacco”. Beata giovinezza.
Mirco Paganelli