Lo Stato non aiuta gli italiani, ma per accogliere gli stranieri e dar loro vitto e alloggio spende 35 euro ogni giorno. È una delle obiezioni arrivate in redazione, alla mail attivata per questa inchiesta a più puntate (emergenzaprofughi@ ilponte.com). Una domanda che rispecchia lo stato d’animo di quanti, anche incalzati da slogan politici, vedono nella gestione dei migranti che sbarcano sulle nostre coste, uno sperpero di denaro se non un vero e proprio sistema a scopi di lucro. Su questo territorio, un caso alcuni mesi fa era salito addirittura ai “disonori” della cronaca nazionale, sotto i colpi del leader della Lega Nord Matteo Salvini: l’Hotel Royal di Cattolica, 3 Stelle di proprietà dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, che fuori stagione, quando i vacanzieri se ne tornano a casa e gli altri alberghi chiudono le saracinesche, continua a restare aperto per dar vitto, alloggio e ogni altro genere d’assistenza ai profughi. Ci eravamo lasciati con il direttore Giorgio Pollastri poco prima di Natale. Il suo albergo ospitava allora, per il progetto “Mare Nostrum” coordinato dalla Prefettura, 78 ragazzi tra i 18 e i 27 anni, di 7 etnie africane diverse, in prevalenza da Mali, Gambia, Nigeria e Senegal. Oggi, con l’avvio della stagione, che fine hanno fatto?
“Gli ultimi undici se ne sono andati proprio questa mattina – ci racconta Pollastri il 4 maggio -. Dal 29 aprile hanno cominciato a partire per raggiungere altri centri e case famiglia della Papa Giovanni, da Faenza a Varese. Una ventina sono rimasti in provincia, ospiti del convento delle suore di San Savino (Montecolombo) dato di recente alla nostra Comunità”.
In realtà, tra i 78 ormai ex profughi del Royal ce n’è uno che i bagagli non li ha fatti. Osas, 25 anni, nigeriano, a maggio verrà assunto come tuttofare. “È bravissimo, con lui si è creato un rapporto particolare – ci confida Pollastri -. Osas non ha più nessun familiare, nessun altro punto di riferimento al di fuori di me e mia moglie. Ormai ci chiama papà Giorgio e mamma Rosy!”. Dopo l’ultima tappa in Commissione, dovrebbe riuscire ad ottenere tutti i documenti per lo status di rifugiato entro un mese. Anche gli altri 77 ex ospiti del Royal hanno fatto domanda ma solo una decina li ha ottenuti. La burocrazia è uno dei principali nemici con cui i profughi devono fare i conti nel Belpaese. “Tutti hanno subito moltissime violenze in Libia. Il prezzo da pagare per essere messi su un barcone, sono 7-8 mesi di lavori forzati in cambio solo di acqua e pochissimo pane. Questi ragazzi mi hanno mostrato ferite da coltello, arma da fuoco. Un ragazzo del Mali aveva ancora schegge di bombe nelle gambe e in testa. Dovrà operarsi. E tanti altri come lui, abbiamo dovuto accompagnarli più volte in ospedale. Ce ne siamo presi carico come figli”.
Anche l’assistenza sanitaria giustifica i 35 euro al giorno ricevuti per l’accoglienza, ma solo in parte. “Lucriamo sui profughi? Abbiamo creato lavoro: abbiamo assunto dieci persone per dar loro vitto, alloggio e assistenza da settembre 2014 ad oggi, nell’ambito di quanto stabilito con la Prefettura. E molti continueranno a lavorare anche per la stagione. Nella convenzione con la Prefettura è previsto tutto> – prosegue il direttore –: vitto alloggio, trasporto, tutto l’occorrente, il vestiario. Quando sono arrivati qui questi ragazzi avevano solo un asciugamano, una canotta, infradito e mutande (neanche tutti)”. E la città? “Ha risposto molto bene, tanti cattolichini hanno risposto ai nostri appelli, donando dei vestiti anche nuovi”. Il prossimo settembre, a stagione chiusa, il Royal ripeterà l’esperienza, ma ancora non si sa con quanti nuovi profughi. Intanto di una cosa è certo “papà Giorgio”: “Abbiamo avuto un gruppo di giovani eccezionali. Don Oreste ci diceva che i giovani aspettano solo una proposta di vita. È proprio vero”.
Alessandra Leardini