A ottobre, ispirato dalla presenza in spiaggia di turisti giapponesi entusiasti nel farsi immortalare con gli scogli e i cocali sullo sfondo, proposi di lanciare nel mercato dell’estremo Oriente il marchio di “Rimini città dei cocali”. Ora mi sono purtroppo reso conto che la proposta è impraticabile. Non perché l’idea non sia brillante ma per un problema tecnico. Come noto, infatti, oggi per essere vincente un marchio deve godere di una facile rintracciabilità su internet. Ho provato però a digitare “cocali” sul dominatore assoluto dei motori di ricerca e questi, con supponenza, mi ha risposto “forse cercavi locali” mostrandomi immagini di banconi e graziose bariste. Ho provato a riscrivere <+cors>“cocali”, per fargli capire che proprio quello intendevo. Ma niente da fare: se lui dice che io volevo cercare “locali”, così doveva essere. O al massimo altre cose tipo “coca light”. Poi, dopo decine di risultati di varia natura, ecco finalmente gli inconfondibili pennuti tipici delle nostre spiagge. Ma “Rimini città dei cocali” torna nel cassetto: il motore di ricerca, che tanto capisce tutto lui, la cambierebbe sempre in “città dei locali”. Ma visto che il motore ama offrire quotidianamente dei “doodle”, ovvero versioni del suo logo dedicate a determinati temi, un bel “doodle” con un cappello da somaro una volta tanto non gli farebbe male. Giusto per farlo tornare coi piedi per terra. E guardare i cocali lassù.