Tutti amichevoli e cordiali tra parenti quando genitori e nonni sono ancora in vita. La domenica a pranzo si scherza, a Natale ci si scambia i regali, d’estate si va magari in vacanza assieme. Mai una volta che figli e capi famiglia si riuniscano per accordarsi – calcolatrice alla mano – sulla spartizione dei beni tra i primi nel caso di decesso dei secondi. Un mare ci separa dal pragmatismo anglosassone. Il denaro è ancora tabù. Ma quando giunge il giorno del funerale, “non fa in tempo a raffreddarsi il corpo del caro estinto che i parenti litigano e corrono subito dal notaio – sottolinea il notaio riminese Mario Tabacchi – capita però che rimangano sorpresi da un testamento che non riconosce loro nulla. Cosa pensano? Che il defunto lo abbia scritto in un periodo di poca lucidità. Così nasce il contenzioso”.
Dottor Tabacchi, è cosa nota che le questioni ereditarie possano distruggere famiglie che un tempo andavano d’accordo. Come evitarlo?
“Il lascito testamentario può evitare il contenzioso, però va scritto bene: deve rendere certo cosa va a chi. Si tratta di una materia che necessita di un esperto, il notaio, l’unico a conoscerne le nozioni tecniche. Non esiste una formulazione unica per il testamento; va analizzato caso per caso per trovare quella esatta che non dia adito a proteste. Mi trovo spesso di fronte a testamenti olografi (scritti a mano) redatti da chi non ha nozioni specifiche, magari perché consigliati da amici o conoscenti. I parenti scontenti dal testamento possono così fare leva sul tecnicismo di un testo non corretto”.
A quali risvolti negativi può portare un testamento fai-da-te?
“Una formulazione poco chiara può rendere incerta la differenza tra erede e legatario <+cors>(il beneficiario di una disposizione testamentaria)<+testo_band> e questo può dare il via a cause giudiziarie. Queste sono notoriamente lunghe e costose, per cui, per non vedere la propria eredità sperperata tra avvocati, si giunge spesso a patteggiamenti”.
Alcuni esempi?
“La banca che detiene il conto corrente del defunto potrebbe decidere di non cedere le somme finché un tribunale non faccia luce sul caso o non si giunge ad un accordo tra le parti. Possono non essere elencati tutti i beni posseduti, come gli oggetti d’arredo, i conti in banca… O ancora, è capitato che qualcuno lasciasse la propria casa ad un ente benefico senza però specificare il garage; gli eredi legittimi hanno così sostenuto che quello spettasse a loro, con tutte le complicazioni che ne derivavano. Il testamento olografo è sempre incompleto e a volte contraddittorio”.
Vuole dire che ci sono persone disposte a sottrarre i beni a – mettiamo il caso – un’associazione che assiste i malati, andando contro la volontà del caro defunto?
“Capita che un parente non contento che l’eredità passi nelle mani di un’associazione benefica indicata dal defunto, faccia causa e, pur sapendo di non poterla vincere, riesca comunque a spuntare una discreta somma con un patteggiamento. Un ente beneficiario, infatti, in genere si scoraggia di fronte a lunghe cause giudiziarie e può andargli incontro cedendo una quota o addirittura tutto il bene nei casi più ostili. A tal proposito apro una parentesi: i lasciti a favore di enti terzi sono in calo. C’è una generale sfiducia nei confronti della società. Faccio questo mestiere da 30 anni e un tempo la norma era lasciare qualcosa al prossimo; oggi vince il rifiuto. E più in generale, il settore dei lasciti testamentari è in crisi come quello immobiliare. Le nuove generazioni non hanno soldi per mangiare, per cui non pensano a quelli da lasciare in eredità”.
Torniamo alle controversie. Si parla tanto di “badanti” che trovano sempre più spesso spazio nei testamenti degli anziani assistiti. Un suo commento?
“Ciò che insospettisce sono i cambi dell’ultim’ora nel testamento. Va di moda che persone affette da senilità, in mancanza di lucidità assoluta, vengano accompagnate dal notaio dalle donne che li assistono. Quando vedo modifiche consecutive di testamenti scritti a mano è un brutto segno, vuol dire che dietro c’è chi li manovra. Ho visto un’ottantenne accompagnata da una badante due volte in tre settimane”.
Cosa fare dunque? Come scrivere un testamento?
“Bisogna rivolgersi ad un notaio quando si è ancora in salute per evitare di causare dolore ai parenti superstiti, e per avere anche l’occasione di fare del bene a enti terzi. Così vengono verificati gli errori di un eventuale testo scritto a mano, per evitare problemi con banche e parenti. Possono farlo tutti quando si è stabilizzato il patrimonio, a tutte le età. Lo consiglio caldamente alle coppie di fatto (anche giovani) e a chi non ha figli, per evitare che parenti lontani, magari visti raramente in vita, saltino fuori dopo la morte. In genere, nella coppia è la moglie che sopravvive e si ritrova i cognati addosso. Purtroppo si arriva a pensare al testamento troppo tardi, quando l’anziano è malato”.
Ma quanto costa fare testamento da un notaio?
“Non meno di 500 euro, ci sono dei costi fissi. Poi dipende dalla complessità dal caso. Completare un testamento può richiedere più sedute per le posizioni più complesse”.
Mirco Paganelli