La pecora Shaun e i suoi amici ovini fanno la loro prima apparizione nel corto di Wallace & Gromit A close shave: parliamo di Aardman, la casa inglese nota per l’animazione in plastilina stop-motion, tecnica certosina che permette mirabilie inaspettate grazie all’abilità degli animatori. Shaun e il “popolo” della fattoria di Missybottom raggiungono presto la fama guadagnandosi una serie tv che genera pure uno spin-off per i piccolissimi dedicato al tenero agnellino Timmy.
Ora Shaun “pensa” in grande: arriva al cinema in un lungometraggio che trasferisce le simpatiche pecore verso la città, alla ricerca del fattore sperduto e smemorato. Ovviamente la vita di un branco di ovini in una metropoli non è delle più semplici, in particolare per la presenza di un “accalappia animali” che darà filo da torcere agli intelligenti quadrupedi.
Shaun, vita da pecora è genuina produzione Aardman al 100%, sviluppa una trama adeguata, non ha bisogno di parola (nemmeno gli umani parlano, ma bofonchiano e ciò rende il tutto accessibile ad ogni età) e diverte a vari livelli, con la simpatia dei personaggi per i bambini e con le citazioni per gli adulti (si va dall’esilarante riferimento al Silenzio degli innocenti, alla travolgente scena del ristorante, in perfetto stile comiche del muto), in un tripudio di plastilina, la base materica delle produzioni Aardman. La casa si è cimentata anche con altre tecniche (vedi Giù per il tubo) ma davanti alle meraviglie della clay motion, giù il cappello ai registi Mark Burton (esperienze su Madagascar e nei primi due lungometraggi Aardman) e all’esordiente Richard Starzack, supervisionati come sempre dagli indispensabili Nick Park, Peter Lord e David Sproxton, ovvero i creatori di Aardman, nata nel 1972.
Il Cinecittà di Paolo Pagliarani