Distese verdi di tante tonalità, terra rosso-scuro, alberi ad ombrello che all’orizzonte mostrano grandi chiome protettive, altri alberi carichi di fiori rossi a stella ed altri ancora con tenui fiori lilla: sullo sfondo la Grande Montagna scintillante di neve che lo ricopre anche ora che è estate. Quanti colori riempiono i nostri occhi e ci fanno esclamare di meraviglia mentre scattiamo fotografie nella speranza di catturare un pezzetto di quello splendore!
Siamo in Tanzania, ai piedi del Kilimanjaro, venuti per conoscere meglio l’impegno profuso da padre Callisto e dai suoi confratelli tanzaniani della Congregazione dello Spirito Santo, molti dei quali hanno trascorso periodi nelle nostre parrocchie riminesi durante gli studi fatti in Italia, lasciando un bellissimo ricordo della loro presenza.
A Cattolica è sorta un’Associazione per la realizzazione di progetti importanti proprio in questa zona della Tanzania. Hanno nomi insoliti per noi: padre Calistus, padre Policarpo, padre Beatus, come è insolita per noi l’accoglienza nella loro comunità viva, ricca di cordialità e di attenzione all’ospite. Ci ha commosso la benedizione che danno sempre all’ospite che parte: imponendo a tutti noi le mani sul capo, uno per uno, e chiedendo allo Spirito di guidarci nel ritorno a casa, ma anche di ispirarci per un successivo viaggio in Tanzania.
Eravamo in cinque, una piccola comitiva guidata da don Antonio Moro , spinti a questa avventura sia dal desiderio di conoscere nuove realtà missionarie sia dall’innata curiosità per altri pezzetti di mondo: c’era Nerio, preposto alle riprese cinematografiche che avrà poi il suo bel daffare per montare ore e ore di ripresa; c’erano Alessandro e Urbano in continua cooperazione-competizione per trovare le angolature più efficaci alle loro speciali macchine fotografiche. E poi c’ero io, unica donna, chiamata subito “mamma” dagli amici tanzaniani come segno di grande rispetto: la Mamma per loro è una figura importante, al centro della stima e dell’affetto. Lo abbiamo visto andando a casa di due Padri, ospiti della loro famiglia in villaggi lontani. In quella di padre Calistus c’era anche l’anzianissimo Padre, un vero Patriarca, che ha voluto per i suoi numerosi figli lo studio, ottenuto col sudore della fronte e con vero ingegno nell’intraprendere colture sufficientemente redditizie. Oggi tutti i figli hanno lavori qualificati e, pur vivendo lontano, mantengono un legame forte col villaggio dove hanno costruito una propria casa accanto a quella dei genitori.
Uno poi ha realizzato una specie di miracolo : ha trovato l’acqua scavando un pozzo e mettendola a disposizione anche dei vicini di casa. Nessuno di noi forse riesce a cogliere cosa significhi non fare più chilometri ogni giorno per andare ad attingere acqua! Padre Calistus ci raccontava questo viaggio quotidiano affidato a loro bambini al ritorno da scuola. E i bambini di oggi li abbiamo incontrati nella grande ed essenziale chiesa del villaggio di Rombo: non meno di 500, fedeli alla Messa domenicale a cui arrivano dopo lunghi tragitti a piedi, magari coi fratelli più piccoli in braccio. Le caramelle portate non erano sufficienti per tutti!
Altri miracoli, almeno ai nostri occhi, sono le tante opere realizzate e seguite dai Padri : Scuole Superiori e Scuole Professionali di alto livello con i convitti annessi, purtroppo non sufficienti, per ospitare ragazzi e ragazze che, abitando distanti, non possono rientrare a casa spesso neppure a fine settimana: e poi nelle capanne non avrebbero né corrente elettrica né un tavolo per studiare.
Due sono gli Ospedali costruiti di recente, piccoli ma ben attrezzati per servire la popolazione della zona, troppo distante dai grandi ospedali pubblici di Arusha o Moshi. Qui abbiamo trovato due suore-medico coraggiose ed intraprendenti nell’affrontare problemi sanitari multiformi e gravi.
Quanti Masai abbiamo incontrato, fieri del loro costume colorato , degli ornamenti di perline, del bastone sempre in mano. Dopo la Messa, in una cappella costruita da loro, siamo stati accolti nelle capanne di una famiglia, levigate e ornate fuori, suddivise e pulite dentro nell’oscurità assoluta.
Un momento di grande gioia è stato quello dell’incontro con le Suore francescane di Sant’Onofrio che, alla periferia di Arusha, hanno una casa missionaria. Credevamo di non arrivare mai per strade sterrate ed intricate, quando si è aperta davanti a noi la visione di un bananeto ed in mezzo una bella casetta gialla. Quanta festa ci hanno fatto le quattro suore assieme a varie novizie ed aspiranti: per chi vive in terre lontane, la visita di amici è un evento che rallegra!
Non abbiamo poi voluto rinunciare alla prima attrazione della Tanzania : la visita ai parchi naturali di Tarangire e Ngorongoro fra elefanti, kudù, leoni, giraffe, zebre, gnu, rinoceronti, scimmie dispettose… E due sere trascorse nell’accogliente convento delle Suore Camaldolesi a Karatu. Il convento, gemello di quello di Faenza, è retto da Madre Scolastica, tanzaniana ma con la nostalgia della Romagna.
E la nostalgia è anche quella che ci accompagna ora, di ritorno da questa terra veramente indimenticabile.
Silvia Tagliavini