Edizione numero diciannove per “Tradurre la letteratura”, il corso organizzato dalla Fondazione Universitaria San Pellegrino (Fusp) che da 20 anni forma i “letterati” del futuro, grazie anche ad un forte collegamento con il mondo del lavoro. Qui, infatti, gli studenti hanno la possibilità di confrontarsi direttamente su testi forniti dalle case editrici così da poter migliorarsi e allo stesso tempo creare i primi collegamenti. Ad aiutarli nei laboratori di sei lingue (inglese, francese, tedesco, spagnolo, russo e portoghese), docenti come Ilide Carmingani, traduttrice italiana di Pablo Neruda o Luis Sepùlveda; Matteo Colombo, che ha recentemente tradotto la nuova edizione de Il giovane Holden, Emanuelle Caillat ed altri importanti professionisti. A questi, nei seminari interni al corso, si aggiungo scrittori, teorici della traduzione e figure del mondo editoriale.
Situata nello storico edificio polifunzionale di Misano, la fondazione San Pellegrino vuole proporsi come punto di riferimento per il mondo della traduzione e dell’editoria anche grazie al contatto con altre realtà internazionali. In particolar modo la Fusp ospita conferenze e seminari tenuti in collaborazione con la Nida School of Translation Studies, importante centro di traduzione di New York. Proprio grazie a questo incontro nasce la scuola di traduzione biblica, di cui nel Maggio 2014 si è tenuta a Misano la seconda edizione.
Parliamo di queste iniziative con Roberta Fabbri, direttrice del Dipartimento di Traduzione ed Editoria della fondazione:
Come è nato e funziona il corso “Tradurre la letteratura”?
“L’esperienza è iniziata ormai vent’anni fa: probabilmente è il corso di traduzione letteraria più antico che si trova in Italia. È una formula che funziona molto bene perché vede da una parte l’accademia, poca, e dall’altra i professionisti di settore: i docenti sono tutti traduttori letterari molto importanti o figure che lavorano all’interno del mondo dell’editoria. Questo è quello che cercano i ragazzi, e che normalmente non trovano: lavorare fianco a fianco con professionisti”.
Come si costruiscono i contatti con i relatori e gli insegnanti?
“Una parte fondamentale del corso sono i laboratori, che in questi 19 anni ci hanno permesso di creare una collaborazione con i traduttori più importanti delle singole lingue. Per esempio, collabora con noi Ilide Carmignani, una delle traduttrici più importanti per lo spagnolo con la quale organizziamo anche le <+cors>Giornate della traduzione<+testo_band> di Urbino. Ancora Emanuelle Caillat, che è stata una nostra ex corsista. In altri casi siamo andati noi a cercare i professionisti più inseriti; anche perché non basta solo essere dei bravi traduttori, bisogna avere anche capacità didattica”.
Qual è il numero degli studenti e la loro preparazione?
“Quest’anno abbiamo fatto due edizioni del corso. In entrambe abbiamo superato i quaranta corsisti. Inoltre c’è un esame di ammissione quindi, in realtà, le richieste sono state di più. Più che per i numeri, l’esame di ammissione ci serve per avere almeno un livello di partenza omogeneo: una buona competenza della lingua di traduzione e soprattutto della propria lingua. I corsisti vengono da tutta Italia e anche da altre parti d’Europa: anche quest’anno, per esempio, arrivano da Trento, da Napoli, dalla Sardegna ma abbiamo avuto ragazze anche da Londra”.
Quindi gli sbocchi professionali sono la caratteristica principale del corso…
“Sì, una delle cose che attira di più questi ragazzi è avere la possibilità di lavorare fin da subito. Proprio perché il corso c’è da molti anni, abbiamo maturato una serie di rapporti con buona parte delle case editrici italiane. È una forma di collaborazione vantaggiosa da entrambe le parti. Molte case editrici ci danno dei testi; questi vengono affidati ai ragazzi che compiono una prova seguiti dai docenti del laboratorio. Quindi la casa editrice sa che alle spalle ci siamo noi che garantiamo la buona qualità della traduzione, mentre per il ragazzo è una prima possibilità di iniziare il lavoro, di costruirsi un curriculum. E questo primo contatto, poi, molto spesso continua in modo autonomo”.
Riguardo ai contatti con altre realtà: come funziona la collaborazione con il centro Nida e la scuola di traduzione biblica?
“Qui a Misano vengono figure importanti del centro, che tengono delle vere e proprie scuole bibliche. Vengono discussi alcuni progetti di traduzione, alcune bibbie particolari. Si riuniscono i traduttori biblici di tutto il mondo anche di lingue con numero ridottissimo di parlanti, come alcune lingue africane. In questo caso, però, il lavoro è un po’ meno pratico: è più una riflessione teorica sulle strategie di traduzione. Durante l’anno ci sono diversi incontri mentre in estate si tiene la <+cors>Nida school<+testo_band>, che è un corso post dottorato di studi sulla traduzione. Anche lì i partecipanti vengono da tutto il mondo. Tutto quello che si fa all’interno di questa realtà, diciamo, è un lavoro di riflessione sulla teoria della traduzione ed in particolar modo di quella biblica. Questo ambito è un po’ come se fosse la nostra parte di ricerca”.
Elia Pasolini