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“Ho visto la gente della mia età andare via, lungo le strade che…”

Era il 1964, quando noi ”ragazzi di Lagomaggio – GIOVANI degli anni ’60 ” partecipammo per primi ai campeggi ad Alba di Canazei (TN) in gruppi di ragazzi e ragazze guidati da don Raimondo – giovane sacerdote della parrocchia di Regina Pacis. In quegli anni ’60 era nato il desiderio di incontrarsi ragazzi-ragazze in gruppo assieme e fu costituito il ”Circolo Giovanile Parrocchiale”, frequentato da noi ragazzi più giovani 16-20 anni impegnati in diverse attività ricreative-sportive anche competitive: da ricordare la ”gloriosa società di calcio RP ”- le attività teatrali: si rappresentavano commedie e si organizzarono con successo (primi a Rimini) varie edizioni di Festival ”Voci-Nuove”- condotte dai vari gruppi musicali (Gli Altri, I Titani, Le Fogne) nati in zona Lagomaggio sulla scia della straordinaria affermazione internazionale dei Beatles, Rolling Stones, ecc ….

Ci si confrontava su argomenti di problematica -esistenziale e religiosa e trascorrevamo insieme gran parte del nostro tempo libero. Ogni fine estate organizzavamo campeggi sulle Dolomiti per un periodo di due o tre settimane, in gruppi di ragazzi e ragazze insieme: era l’iniziativa maggiormente attesa! Le attività erano organizzate e partecipate da ”ragazzi e ragazze” assieme: tutto questo era una novità e creava non poche polemiche fra i genitori e gli adulti, perché rappresentava una ”ventata di trasgressione ” al confronto con i parametri di pensiero tradizionale della società in cui si viveva in quegl’anni. L’arrivo di don Raimondo nella parrocchia (fine settembre del 1963) aveva provocato un cambiamento che già si respirava nell’aria: il bisogno di fare, di esperire, di misurarci con le amicizie, i primi amori, il confronto con la fede, ma tutto sembrava quasi normale … . tutto rispondeva al bisogno di un adolescente. Ripensando a quel tempo, si ha la sensazione che siano stati anni prolifici, che abbiano segnato in modo positivo la strada della nostra vita.

Era un piccolo mondo di periferia nel quale la complicità era un valore necessario per crescere insieme. La consuetudine al confronto sulle idee di ciascuno ci arricchiva e ci faceva sentire protagonisti di una società in rapido cambiamento, nella quale si affermavano principi di uguaglianza e solidarietà. Questi fondamentali valori ci hanno accompagnati per tutta la vita, segnandoci profondamente a livello famigliare, relazionale e professionale.
Nello stesso periodo era attivo un gruppo di GIOVANI ”più maturi” (dai 20 anni in su) – erano impegnati su argomenti di attualità socio-politica-religiosa e organizzavano incontri e si confrontavano con gruppi di ideologie e opinioni diverse (accentuando quella ventata di trasgressione qui sopra menzionata). Era appena terminato il Concilio Vaticano II e gli argomenti a confronto erano le Encicliche fresche-fresche: “PACEM in terris” di Papa Giovanni XXIII e ”POPULORUM PROGRESSIO” di Paolo VI. Da ricordare che iniziava il periodo della ”contestazione giovanile” esplosa in pieno nel ’68. Anche la Chiesa era un mondo chiuso! Andavamo a fare interviste sulla fede in piazza con il registratore; stavamo rompendo un tabù …. si era consapevoli del cambiamento che nel nostro piccolo producevamo. La sensazione di poter liberare la fantasia e misurarci con nuove esperienze ha dato la stura alla nascita di tante attività per i giovani e i giovani rispondevano perché quello era la risposta al loro bisogno. Forse anche questo viene a supporto dell’idea che se vivi l’adolescenza in modo creativo, le possibilità di perderti diminuiscono. La ”contestazione giovanile” è insorta nella famiglia, nella scuola, nella politica, …. ..e anche nella chiesa. Il primo segnale di contestazione nella Chiesa in Italia è stata l’occupazione del Duomo di Parma.

Qui a Rimini il primo segnale si è avuto nella chiesa di Regina Pacis nel maggio 1967 quando un gruppo di giovani si presentarono al parroco e ”contestarono” la Festa con processione della Madonna e soprattutto hanno preteso (e ci sono riusciti) discutere e ”contestare” l’omelia del predicatore del Triduo della Festa. Tutti i benpensanti e i devoti gridarono allo scandalo, soprattutto quando in chiesa è stata commentata la canzone dei Nomadi: “Dio è morto ”- anno 1967 – non è stato capito il messaggio profetico che conteneva:
”Ho visto la gente della mia età andare via,
lungo le strade che non portano mai a niente,
cercare il sogno nella ricerca di qualcosa
che non trovano nel mondo che hanno già…”
”Ma penso che questa mia generazione è preparata
a un mondo nuovo e a una speranza appena nata,
ad un futuro che ha già in mano, a una rivolta senza armi,
perché tutti ormai sappiamo che se Dio muore, è per tre giorni
e poi RISORGE…!

Solo gli anni dopo si è capito a quale sbando erano state spinte le nuove generazioni non ascoltate, condannate e anche bastonate. La ”contestazione giovanile” – detta del ’68 – è stata un fenomeno unico nel suo genere con valori positivi che aveva interessato la società nei suoi molteplici aspetti: famiglia, scuola, chiesa… politica. Se non fosse stata combattuta, repressa e nello stesso tempo manipolata dal potere degli adulti: genitori, insegnanti, partiti, uomini di Chiesa … sarebbe stata ”una rivolta senza armi ”! Negli armi successivi ognuno di noi ha seguito la sua strada, maturando esperienze diverse. Gli animatori dei gruppi, per minacce ricevute, si sono dovuti allontanare da Rimini e andare in altre città ….un posto di lavoro qui per loro era interdetto. E qualcun altro, che aveva partecipato attivamente con entusiasmo e passione a quei gruppi, non si è integrato nel “nuovo ordinamento politico-sociale post ’68” non se l’è sentita (si è rifiutato per integrità e coerenza verso se stesso) di approfittare e accettare alcun compromesso, e negli anni ’70 ha preferito andarsene spontaneamente dall’Italia alla ricerca di esperienze nuove e stimolanti in quel fantastico viaggio alla continua ricerca di se stessi che è la vita.

”La vita è trovarsi in viaggio sul mitico treno
che si sa da dove parte e non si sa dove arriva.
Ad ogni stazione nuovi passeggeri salgano in vettura.
Quindi nuove avventure da vivere e nuove storie da raccontare.
Non scendere mai, perché nel momento in cui scendi,
quel fantastico viaggio che è la vita (nella continua ricerca dite stesso),
è terminato”.
(Federico Fellini)

Come risultato di tutta quell’esperienza il Don è stato allontanato e trasferito per dare vita ad un nuovo complesso parrocchiale. È rimasta comunque la mano tesa, il riferimento sempre pronto a credere e fidarsi di noi. La sua è sempre stata per tutti una presenza discreta; a lui ci siamo rivolti in diversi momenti della nostra vita per ricevere consigli, per celebrare i nostri matrimoni e battezzare i nostri figli.
Ora, dopo quasi mezzo secolo, è tornato a vivere nella Lagomaggio della sua prima esperienza sacerdotale, e noi “ragazzi di allora”, domenica 30 novembre, ne abbiamo voluto festeggiare il ritorno che è stata per tutti l’occasione per ritrovarci “da grandi” cresciuti in quella amicizia speciale capace di rinnovarsi ogni volta che ci incontriamo come se non ci fossimo lasciati mai.

i ”RAGAZZI” di via Lagomaggio, giovani degli anni ’60