DON EMILIO MARESI
(entrato in seminario nel 1945; ordinato sacerdote nel 1950)
Qual è stata la tua esperienza del seminario?
”Quello che ho vissuto 70 anni fa è stato un seminario austero, del Concilio Vaticano I. Gli stessi sacerdoti educatori erano visti come un’istituzione, con un certo distacco. Però da noi seminaristi era vissuto molto serenamente. Si entrava in prima media perché a quel tempo si usava così: questo era visto come una cosa normale. Oltre al can. Emilio Pasolini, mio rettore, ha vissuto con noi il vescovo Luigi Santa: trasmetteva tanta paternità, lo trovavamo al mattino presto già in preghiera in cappella o al tavolo con noi in refettorio. Durante il giorno si studiava e si passeggiava insieme, divisi per camerate (a Rimini, negli anni 1945-46, eravamo più di 100)”.
Come vedi oggi la proposta del seminario?
“Un tempo la vita del seminario era chiusa alla pastorale, oggi giustamente non è più così. Oggi faccio fatica a vedere il seminario come una comunità perché sono in pochi. Questo è un problema. C’è da dire, però, che i superiori, oggi, sono più vicini alla vita formativa rispetto ai miei tempi. Danno più formazione”.
A un giovane lo proporresti? Perché?
“Sì. Il seminario è necessario ancora oggi per formare un prete. Saranno poi le contingenze esterne a rendere attuale la proposta. La formula di vita comunità-preghiera-studio è necessaria per la formazione al sacerdozio”.
DON MARIO ANTOLINI
(entrato in seminario nel 1951; ordinato sacerdote nel 1964)
Qual è stata la tua esperienza del seminario?
“Ho sperimentato un seminario di vecchia impostazione nel ginnasio a Rimini; a Bologna con don Ancarani rettore ho respirato l’aria del rinnovamento conciliare. Le relazioni sono state importanti tanto che ancora ci vediamo con i miei compagni delle diocesi della Romagna”.
Come vedi oggi la proposta del seminario?
“Oggi la vedo come un’esperienza efficace soprattutto in ordine alla crescita umana e spirituale”.
A un giovane lo proporresti? Perché?
“Proporre a un giovane il seminario o diventare prete può non essere entusiasmante o stimolante per la sua ricerca a meno che non abbia già alle spalle un cammino ecclesiale”.
DON GIUSEPPE MAIOLI
(entrato in seminario nel 1965; ordinato sacerdote nel 1971)
Qual è stata la tua esperienzadel seminario?
“Sono entrato in seminario a Roma presso il pontificio seminario maggiore dopo il liceo scientifico, nell’ottobre del 1965. Nonostante sia l’anno della chiusura del Concilio Vaticano II, risentiva ancora di un’impostazione rigida e austera. Però sono davvero grato al seminario, in particolare per i rapporti vivaci che si sono instaurati e consolidati soprattutto dopo l’ordinazione sacerdotale: infatti siamo rimasti molto legati, tanto che ci siamo rivisti molte volte. Averlo vissuto a Roma ha favorito un’apertura e una conoscenza notevole della Chiesa”.
Come vedi oggi la proposta del seminario?
“Due sono i valori che ritengo siano preziosi nella proposta del cammino del seminario: l’approfondire il rapporto col Signore e l’amore alla Chiesa. I problemi in ordine alla pastorale sono secondari alla crescita nell’esperienza di fede a partire dalla propria umanità. È importante che il seminario non sia concepito e strutturato come un luogo separato ma all’interno del vissuto ecclesiale e della società. Per un futuro presbitero, oggi è indispensabile una solida formazione culturale, anche per rapportarsi con le sfide del tempo”.
A un giovane lo proporresti? Perché?
“Si. Sul come non è facile rispondere. Molte volte la proposta nasce molto semplicemente. Così è successo anche a me. L’invito però deve nascere in un rapporto, in una condivisione di vita. Su questo aspetto non vedo uno schema e un modello predefinito”.
DON FIORENZO BALDACCI
(entrato in seminario nel 1976; ordinato sacerdote nel 1983)
Qual è stata la tua esperienza del seminario?
Il ricordo più caro che porto nel cuore è la vita di gruppo tra noi teologi presso il seminario di Bologna. Devo riconoscere che ho sentito molto forte l’accompagnamento di don Aldo, rettore, e degli altri preti educatori riminesi. In generale è stata una bella esperienza di “università”.
Come vedi oggi la proposta del seminario?
“Anche se i tempi sono cambiati la vedo ancora una proposta adatta, perché solida nei suoi principi. A questa proposta viene chiesta una scelta e basta. Forse oggi, proprio per il numero esiguo dei seminaristi, si coglie di più la formalità della proposta che l’entusiasmo e la vivacità della vita di comunione”.
A un giovane lo proporresti? Perché?
“Lo proporrei perché “costringe” il ragazzo a fare una scelta e ad essere spiritualmente accompagnato. Questo è fondamentale oggi per la vita di ciascun giovane; avere a fianco degli educatori che curano la sua crescita umana e spirituale è davvero importante”.
DON VALERIO CELLI
(entrato in seminario nel 1987; ordinato sacerdote nel 1994)
Qual è stata la tua esperienza del seminario?
“È stata molto buona. Devo riconoscere che mi ha fatto crescere e mi ha formato come persona. In questi anni ho riscoperto il dono della fede. Posso dire che il seminario è stata una formazione umana completa”.
Come vedi oggi la proposta del seminario?
“Ho una preoccupazione: la proposta del seminario oggi rischia di essere sganciata dal vissuto reale. Forse dovrebbero vivere all’interno di un contesto più pastorale e comunitario come può essere una parrocchia”.
A un giovane lo proporresti? Perché?
“Sì. Se un giovane avverte la chiamata a dedicare la sua vita al Signore è giusto che viva un’esperienza di vita di accompagnamento e il seminario è anche questo. Ad esempio il mio parroco quando ha saputo che avevo deciso di entrare in seminario ha avuto nei miei confronti un atteggiamento di accoglienza e di attenzione particolare e questo mi ha fatto molto bene”.
DON RAFFAELE MASI
(entrato in seminario nel 2001; ordinato sacerdote nel 2008)
Qual è stata la tua esperienza del seminario?
“Entrato in seminario ciò che mi ha colpito di più è stato il grande clima di famiglia che si respirava. La vita fraterna impostata sull’amicizia con gli altri e con Dio è stato il fulcro di tutta la mia esperienza. Crescere insieme, interrogarsi insieme e cogliere nella testimonianza di coloro che ti circondavano, preti e laici, la risposta che ogni giorno il Padre rivolgeva a me”.
Come vedi oggi la proposta del seminario?
“Oggi lo colgo come una bellissima opportunità per tanti giovani per imparare a mettersi in ascolto della Parola di Dio e, attraverso di essa, della volontà del Padre sulla propria vita. È l’occasione per imparare a vivere, in un clima di fraternità, la nuova “sfida” che attende il prete oggi. È il luogo in cui si crea la “bella fraternità” che sarà alla base della vita presbiterale di tanti sacerdoti del domani”.
A un giovane lo proporresti? Perché?
“Lo proporrei sicuramente, prima di tutto come ottimo luogo per il discernimento personale, come luogo di incontro con Dio e con altri fratelli che si portano nel cuore le stesse domande. Lo proporrei per tutti coloro che, in un momento di fatica e di aridità spirituale, hanno bisogno di fare un po’ di chiarezza e di capire qual è il bene che Dio ha pensato per la loro vita”.
Pagina a cura di don Marcello Zammarchi