Il giorno è sabato, il gesto è semplice: mentre si fa la spesa per tutta la famiglia, si può pensare anche a chi quel sacchetto non riesce a riempirlo, né oggi né domani. A ritirare il contributo ci pensano – come formichine previdenti che fanno provviste per i più bisognosi in tempi di magra – i volontari della Colletta Alimentare, con le simpatiche formichine simbolo della raccolta stampigliate sulle pettorine d’ordinanza. Per fare una raccolta per chi non la può fare. La tradizione cristiana che mette al bando le astrattezze, sollecita, invece, a tradurre le grandi idee della fede nelle cose concrete di tutti i giorni, tramanda una formula, quella delle “opere di misericordia corporale e spirituale” che è valida oggi più che mai. Con questa bussola sempre in tasca, la Fondazione Banco Alimentare (che in Italia raccoglie migliaia di enti, di cui oltre 700 solo in Emilia Romagna) si incammina anche quest’anno sulla via del “magazzino della carità”.
Pronti via, sabato 29 novembre in 118 supermercati della provincia di Rimini e di San Marino, scatta la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare, un gesto fatto per andare incontro ai bisogni dei più poveri, ma anche una grande occasione per tutti. Mica virtuale, ma un gesto di carità personale, concreto, semplice, possibile perciò per tutti: ciascuno può donare parte della propria spesa per rispondere al bisogno di quanti vivono nell’indigenza.
“Lo scopo della Colletta, infatti, è anche introdurre le persone a quella mentalità che è quella di condividere senza limite e senza confine” fa notare Roberto Amovilli lisciandosi il lungo pizzetto imbiancato. Lo spiegava bene don Giussani: “C’è un limite alla carità? Sì, è quello di essere senza limite”.
Il meccanismo del “fare la spesa per chi non può farla” è semplice: a quanti faranno la spesa nei supermercati coinvolti, i volontari della Colletta chiederanno un aiuto per i più indigenti. Nel “sacchetto della solidarietà” possono finire dunque olio, omogeneizzati, prodotti per l’infanzia, tonno e carne in scatola, pelati e legumi. Il prodotto più gettonato solitamente è la pasta, seguito nella sporta dai pelati e legumi.
Ma più il piatto è vario, più fraterna è la tavola. Nei 118 punti vendita che accolgono la proposta (dieci in più rispetto al 2013), si alterneranno squadre di volontari (ne sono attesi 1.500, numero in aumento): sono impiegati e liberi professionisti, operai e studenti, insegnanti e casalinghe, adulti desiderosi di partecipare a questo gesto di carità, che coinvolge in totale circa 60mila riminesi e sostiene 10.345 persone. Anche nel 2014 i volontari (impegnati dal mattino fino a notte per lo stoccaggio) non forniranno più le borse della solidarietà, la crisi ha bussato anche qui, tuttavia questa complicazione non ha rappresentato un ostacolo alla raccolta.“Chiederemo un aiuto direttamente alle casse alle persone di buona volontà” assicura Amovilli. Le difficoltà spronano ancora di più le “pettorine gialle”.
Il ricavato della generosità personale dei riminesi viene poi girato – grazie anche all’attività dell’associazione Banco di Solidarietà Rimini onlus presieduta da Davide Ricci – a 34 tra enti, parrocchie, associazioni caritative della provincia. Si va dalle Caritas a San Patrignano, fino alla mensa di Santo Spirito, Casa Sant’Anna, Coop. Centofiori e Comunità di Monte Tauro. Il sacchetto della colletta nel 2013 si è riempito di 76.000 chilogrammi di generi alimentari (in calo rispetto ai 108.149 di due stagioni fa), ridistribuiti alle strutture caritative accreditate nella provincia di Rimini e Repubblica di San Marino. “Quando la proposta arriva al cuore, il cuore risponde” chiosa Ricci.
Paolo Guiducci