Giacomo Leopardi ricorda Sanchini, Mondaino omaggia Sanchini, e il Latinus Ludus va. Ma anche un’altra manifestazione legata alla lingua di Cicerone è nata per ricordare un precettore, più moderno del Sebastiano Sanchini di leopardiana memoria (nato il 19 gennaio 1763 a Laureto, frazione di Mondaino, sacerdote, dal 1807 e per cinque anni, a Recanati fece da maestro a Giacomo, il quale dimostrò una precocità d’ingegno che “quasi stordiva”), ma sempre con la partecipazione di un pubblico giovane. E senza le frasi in latino maccheronico di tanti politici che citano – spesso a sproposito – la lingua di Cesare.
“Ludus Hadriaticus” è la creatura di un grande cultore e appassionato del latino, il riminese don Romano Nicolini, che dopo aver dato il “la” a Mondaino intende così ricordare la valenza di una lingua tutt’altro che morta, e al contempo la figura di un grande latinista ed educatore: monsignor Guglielmo Zannoni, ricordato anche come il “latinista del Papa”.
Don Romano, una nuova edizione del “Ludus Hadriaticus” è alle porte. E anche questa, in onore di Monsignor Guglielmo Zannoni. Perché?
“Mons. Guglielmo Zannoni (1914-2004) è stato una figura di educatore molto importante. Non solo per i riminesi ma anche per il clero di Roma dal momento che ha fatto il confessore straordinario nel Seminario Romano e ivi ha predicato diverse volte”.
Una figura importante, questo insigne latinista.
“Era nato da una famiglia poverissima di agricoltori emigrati a Riccione da Coriano. Entrato in seminario a 14 anni senza avere la minima conoscenza della lingua latina, in pochissimo tempo ha sorpassato tutti sino al punto di essere invitato a Roma al servizio della Santa Sede come traduttore in latino”.
Perché questo ruolo è così importante?
“Perché il latino è la lingua ufficiale della Santa Sede e un semplice verbo può fare la differenza. Per esempio: quando Pio IX, nel 1868, fu interpellato se era conveniente che i cattolici entrassero ufficialmente nella vita politica rispose: «Non Expedit», che significa «non è conveniente, non è bene». Se avesse scritto: «Non placet» sarebbe stata tutt’altra cosa. Tant’è vero che il conte Gentiloni (antenato dell’attuale Paolo, fresco ministro degli Esteri) nel 1913 aggirò la situazione facendosi forte del fatto che «non expedit» non significava «non placet»”.
Veniamo al Ludus. Che bisogno c’è, nel 2014, di organizzare una manifestazione per ragazzi legata al latino in programma il prossimo 4 dicembre?
“Sono anni ormai che indico questa gara di traduzione dal latino per soli liceali. Lo scopo è di far incontrare insieme i ragazzi più volenterosi dei nostri licei ed aiutarli a farsi amici tra di loro. Di solito sono anche i migliori nella vita parrocchiale”.
Nel bando compare anche la voce: premio di 500 euro. Come l’ha reperito?
“A dire il vero non l’ho reperito affatto: alcune offerte di confratelli sono già arrivate ma alquanto ridotte. In ogni caso, con o senza il contributo esterno, la gara si farà”<+testo_band>.
“Latinus Hadriaticus” premia coloro che già studiano il latino. Ma la lingua dei nostri progenitori non è più prevista nelle scuole medie.
“Questo è il punto debole del sistema italiano. Non c’è incentivo a studiarlo. L’Associazione Pro Latinitate che ho fondato ha distribuito gratuitamente 22mila copie di un libretto per lo studio del latino basico in tutta Italia. Proprio in questi giorni è arrivata la notizia che le scuole medie salesiane han deciso di proporlo a tutte le loro classi medie. Si tratta ancora di una goccia nel mare dell’educazione ma non demordiamo”.
Il “Ludus” dedicato a don Zannoni non è l’unica competizione sul latino a Rimini.
“Esiste pure Ludus Juvenilis, indetto in collaborazione con l’Istituto Comprensivo Centro Storico – Rimini. L’ultima edizione del maggio scorso è stata sponsorizzata tra l’altro da Valpharma (sponsor, in latino, è colui che garantisce, rassicura). È riservato agli alunni di scuola media del territorio”.
L’opposizione è sempre la stessa: latino lingua morta. A cosa serve?
“Il latino non è utilitaristico, sono il primo a riconoscerlo. Ma – brutalmente – l’Arco d’Augusto serve a qualcosa? O un dipinto esposto al Museo della Città? Si tratta di cultura, e la cultura accresce sempre e comunque. Senza parlare che da riminesi ogni giorno transitiamo davanti ai principali monumenti cittadini e ci incontriamo – a volte ci scontriamo con lo sguardo – con scritte in latino spessissimo senza comprenderle”.
Per ovviare, l’Associazione ha realizzato un libretto per lo studio del latino, Primi passi sulla strada della lingua latina, una sorta di Bignami per accostarsi alla lingua.
“Con appena quattro pagine l’anno si possono apprendere le basi della lingua latina”.
Non contento, don Romano lei ha pure lanciato una campagna per lo studio del latino.
“L’Associazione Pro Latinitate ha indetto una campagna con manifesti il cui leit motiv era: «Firma anche tu perché il latino ritorni nella scuola dell’obbligo italiana». Volete una notizia? Abbiamo ricevuto una tonnellata di firme a supporto, che ci siamo premurati di spedire al premier Matteo Renzi e al Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini. Purtroppo ancora senza ricevere risposta”.
Né in italiano, né tantomeno in latino.
Paolo Guiducci