Le protagoniste sono donne. Donne del passato recente e lontano, donne imperatrici e regine, donne sante e beate, donne pittrici, attrici, poetesse, scrittrici e custodi dell’arte, donne scienziate, donne della Resistenza, emancipazioniste e socialiste, donne sovversive e vittime di strage, donne educatrici e sportive.
Un itinerario attraverso testi e immagini, documenta la biografia delle 65 donne a cui sono state intitolate strade, parchi, percorsi, e, di recente, anche i manufatti delle rotonde del Comune di Rimini. È quanto si può scoprire visitando la mostra “Rimini nel nome delle donne. Storie attraverso la Toponomastica femminile”, allestita al Palazzo del Podestà, in Piazza Cavour a Rimini, fino all’8 dicembre.
“La mostra «Rimini nel nome delle donne» è stata voluta, pensata e curata prevalentemente da donne e alle donne, che popolano con la loro memoria la nostra città, io la vorrei dedicare. Attraverso una ricostruzione storica e iconografica sapientemente organizzata si riuscirà a comprendere la straordinarietà delle donne, alle quali, durante gli anni Rimini ha dedicato i propri spazi”, spiega l’Assessore ai Servizi Generali del comune di Rimini, Irina Imola, nel pannello introduttivo alla mostra.
La mostra infatti vuol idealmente essere la conclusione e l’inizio del percorso per il raggiungimento delle pari opportunità, intrapreso attraverso intitolazioni toponomastiche a donne nel riminese. Un cammino ancora lungo se si considerano i dati relativi al rapporto tra intitolazioni al femminile e al maschile: le prime sono solo il 3,7% rispetto alle 1774 intitolazioni della città. Negli ultimi tre anni, sono stati solo sette i nomi al femminile che si sono conquistati un posto nella toponomastica della città: rotonda Sandra Sabattini, rotonda Anna Maria Mozzoni, rotonda Rita Levi Montalcini; percorso ciclo-pedonale Elisa Mini Imola, percorso ciclo-pedonale, Adria Negri “Marga”; parco delle crocerossine e via Laura Benizzi. Tutti nomi di donne più o meno note, riminesi e no, le cui biografie, insieme a quelle di altre 56 donne, sono documentate nel percorso della mostra che si apre con l’icona dell’amore, protagonista indiscussa del V canto dell’Inferno dantesco, Francesca da Rimini, e si conclude con un’altra riminese, Flavia Casadei, vittima della strage della stazione di Bologna del 2 agosto 1980. Ogni figura femminile ha dato il suo contributo alla società civile, singolarmente o coralmente, come le crocerossine. E di questo la mostra ne prende atto. Tante le figure femminili, impegnate nel sociale come maestre e educatrici. Tante quelle che hanno contribuito alla crescita culturale dell’Italia.“Un itinerario, dunque, che vuole formare ogni visitatore e accrescere la cultura, dando voce a tutte le donne, anche a quelle meno conosciute”, afferma la Imola.
La mostra promossa e realizzata dal Comune di Rimini e l’Assessorato ai Servizi Generali ha visto la collaborazione dell’Assessorato alla Cultura, della Biblioteca Civica Gambalunga e dei Musei comunali. I testi a cura di Annamaria Bernucci, Paola Delbianco, Angela Fontemaggi, Orina Maroni, Orietta Piolanti, con la collaborazione di Francesca Piolanti, volontaria del servizio civile e la grafica a cura di Enzo Grassi sono funzionali allo scopo per il quale sono stati ideati.
Un viaggio attraverso la memoria storica al femminile che permea le strade, le rotonde, i parchi, i cicli pedonali nel riminese, consigliabile a tutti. Anche alle scolaresche. Prenotare visite guidate per gruppi è possibile contattando il numero 0541-704647. Si potrà “ricevere” un navigatore per un viaggio nella toponomastica riminese al femminile.
Sara Castellani