Home Attualita La creatività dei riminesi è sempre verde

La creatività dei riminesi è sempre verde

Sensori per avvisare quando è ora di irrigare, corsi pratici per insegnare il mestiere verde ai più giovani, filiere che si accorciano e gruppi che si organizzano. Il mondo agricolo è tutt’altro che fermo, con tante nuove idee e progetti da realizzare. È quanto emerso durante il convegno tenutosi a Sant’Aquilina (Rimini) organizzato da Enaip in collaborazione con RiGas e cooperativa Poco di Buono.
Da alcuni anni si svolgono corsi per avvicinare al mestiere le persone cosiddette svantaggiate – spiega Giovanna Scaparrotti direttore di Enaip Rimini -. Lavorare nel verde è, per i ragazzi con disabilità, molto più semplice e appagante che lavorare in altri ambiti, per la spontanea capacità che questi hanno di instaurare un rapporto con gli altri e con la natura”.
Così nasce il progetto di Adama’h Factory e con la stessa filosofia sono impostate esperienze che da anni, nel nostro territorio, sono portate avanti con costanza da associazioni e realtà educative.
Ma agricoltura solidale ed equa non significa sono attenzione alle persone, significa anche rispettare il terreno, le piante e gli elementi della natura. Qui un aiuto può venire dalla tecnologia. “Con i nostri sensori – spiega Matteo Lucci di Winet srlpossiamo monitorare il terreno, definire l’umidità e quindi il bisogno di irrigazione, la salinità, l’intensità del vento, la bagnatura fogliare, ecc. Dati che arrivano sul cellulare, pc o tablet con un messaggio, per poter intervenire subit”. Ne derivano risparmio idrico e migliore gestione del verde. È un giovane che parla, l’azienda è cesenate, lavora in tutta Italia e spera di poter dare una mano “anche agli agricoltori riminesi, che per ora non sono tantissimi”. È il futuro, che non significa sostituirsi al contadino tradizionale, ma sostenerlo; si possono monitorare anche frane e grado di inquinamento ed è cronaca di questi ultimi tempi quanto ciò sia importante per evitare catastrofi. Integrando e mettendosi in rete (non solo tramite internet), quella stessa tecnologia accusata di aver creato dissesti, può arrivare a riparare, se ben usata, i danni del passato.

Ricominciare sul campo. Un’altra storia di recupero, questa volta personale, arriva dalla cooperativa Cieli e Terra Nuova (comunità Papa Giovanni XXIII) da anni attiva nell’inserimento occupazionale in campo sociale. Pieralberto Marzocchi è un fiume in piena: “Con il nostro Garden di Pietracuta dove ci si occupa di floricoltura, vivaismo e giardinaggio, e l’azienda Agricola di San Facondino, stiamo cercando di tenere in piedi una realtà che a causa della crisi, è in condizioni difficili. I privati curano sempre meno i giardini e con l’ente pubblico, che pure ha mantenuto gli appalti, si è andato perdendo il rapporto del passato”. L’azienda San Facondino si caratterizza per l’esperienza alternativa al carcere tradizionale di 16 ragazzi detenuti che vi lavorano, producendo orgaggi, legumi e formaggi. “Dai dati emerge – continua Marzocchi – che con il carcere tradizionale la percentuale di persone che ricade è dell’80% mentre in queste realtà si abbassa al 20%”.
Cambiare vita può significare anche lasciare il proprio lavoro e ricominciare da zero. Giovanni Grandi, riminese, classe 1971 che insieme a un socio gestisce l’azienda Podere Roccolo di Rimini: “Quattro anni e mezzo fa ho deciso di cambiare lavoro – racconta – non avevo né esperienza, né il terreno, ma tanta voglia di produrre cibi che rispondessero alle attese della mia famiglia e di altri consumatori: per questo ho scelto il biologico. E visto che il terreno in cui lavoro si trova a San Lorenzo in Correggiano ho deciso di andare a vivere in campagna!”. Le difficoltà, le oltre dieci ore al giorno di lavoro, non hanno scoraggiato Giovanni che di trattamenti chimici non vuol sentire parlare e giura che sul suo banco i prodotti seguono la stagionalità. Se in un periodo l’insalata c’è bene, altrimenti chi compra ha capito che “l’imperfezione, come ad esempio i frutti piccoli, è segno di prodotti sani, a misura d’uomo: la storia di un prodotto non di massa, che ha energia ed è vivo”.

Silvia Ambrosini