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La terra di Fellini dietro la telecamera ma crisi e burocrazia ostacolano il set

Ciak si gira, ma con quali soldi? La terra di Fellini, così come tutta l’Emilia Romagna, strizza l’occhio a telecamere e riflettori. Gli operatori audiovisivi contati dalla Film Commission regionale (l’ente che coordina il settore), tra aziende di videoproduzione, registi, sceneggiatori e tutto l’indotto collegato, sono circa 4.000, ma in realtà potrebbero essere di più visto che l’iscrizione non è obbligatoria. Come sottolinea il mensile TRE sul numero di novembre, in uscita con ilPonte la prossima settimana, c’è un grande ostacolo sulla strada di artisti e tecnici: la disponibilità di risorse economiche. A dirlo è uno degli operatori del settore, l’azienda Bottega Video Srl. (Icaro Communication) specializzata nella produzione e realizzazione di servizi audiovisivi, dai reportage giornalistici – molte le collaborazioni con la Rai tra cui la serie Radici per Rai3 (nella foto di Alessandro Rocca un momento delle riprese) – ai documentari storici e culturali legati al territorio, ma trovare risorse per finanziare nuove idee è un’impresa ostica. “Se fino a qualche tempo fa> – spiega Serena Biondini, responsabile Area Progetti – era più facile ricevere finanziamenti da Comuni e Provincia, con il calo delle risorse pubbliche oggi ci si deve ingegnare a trovare altre forme di sponsorizzazione”.
Come? Una strada è la partecipazione ai bandi della Film Commission Emilia Romagna, che però, normalmente, non sono più di uno l’anno e contemplano solo due tipologie: documentari e animazione. All’ultimo, dello scorso aprile, Bottega Video ha partecipato con la proposta di un documentario sui duemila anni del Ponte di Tiberio, ma per appena due punti non è entrata nella rosa dei dieci progetti finanziati (premi dagli 11 ai 20mila euro).
I budget complessivi per i bandi sono sempre stati abbastanza risicati, gli ultimi riservati ai documentari e ai video di animazione non superavano, complessivamente, i 180mila euro l’anno.

La svolta, per ora solo sulla carta. Buone notizie arrivano dalla nuova legge regionale 20 del 23 luglio scorso, che per la prima volta istituisce un Film Fund specifico di 2 milioni di euro l’anno. Inoltre, come spiega Claudia Belluzzi, responsabile Film Commission Emilia Romagna, “i bandi saranno estesi a tutti i generi dell’audiovisivo”. Peccato che questa legge sia oggi inattuabile per la caduta della giunta regionale. “Stimiamo che si possa iniziare a lavorare seguendo queste indicazioni a partire dall’anno prossimo. Speriamo, al più tardi, da marzo 2015” afferma Belluzzi.
Tra le altre novità, l’istituzione di corsi di formazione specifici per le figure professionali e i contributi per le piccole sale cinematografiche “che si impegneranno a diversificare le proprie proposte come contenitori culturali”. Al momento, osserva Belluzzi, “l’Emilia–Romagna è la terza regione in Italia per consumo di cinema e ai primi posti per digitalizzazione delle sale, a giugno 2014 quasi l’80% aveva concluso il processo”.
Nella nuova legge regionale Bottega Video ripone molte speranze ma l’impasse attuale della Regione (le elezioni si terranno il 23 novembre, come noto) contribuisce a tardare l’introduzione di questo Film Fund “che era stato annunciato entro il 2014” sottolinea Biondini.

Quali le strade alternative? Noi guardiamo soprattutto ai fondi europei – prosegue la responsabile Progetti di Bottega Video -. Ma la competizione è altissima e i requisiti sono molto alti”.
Altra pista da sviluppare, il crowdfunding, una pratica di micro-finanziamento dal basso che mobilita persone e risorse. “Teniamo sott’occhio anche il tax credit (finanziamento da parte di privati non necessariamente del settore, in cambio di agevolazioni fiscali, ndr.) ma anche qui la burocrazia è di ostacolo: il Parlamento aveva esteso il tax credit a tutto il settore audiovisivo, ma finché non verrà fatto un decreto attuattivo, rimarrà una prerogativa solo del cinema>”.

Rimini tra set e scuole… mancate. Oggi con la crisi molte produzioni si stanno decentrando da Roma per abbassare i costi di produzione” afferma a TRE l’attrice e doppiatrice riminese Barbara Sirotti. “Purtroppo qui in Romagna non abbiamo così radicata la cultura del cinema, di chi lo fa e lo considera a tutti gli effetti una risorsa economica al pari ad esempio di quella turistica, che governiamo assai meglio”.
La mancanza di questa cultura nella terra di Fellini ha impedito anche la nascita di una scuola di cinema. Ne ha parlato il regista Pupi Avati sulle nostre pagine. “Questa proposta la feci io circa 4/5 anni fa (Avati era allora presidente della Fondazione Fellini, ndr.). Il mio era un progetto grande, un vero e proprio corso di regia, con montatori, macchinisti, tecnici delle luci. Ma non si portò a compimento per motivi economici”.
Un sogno che potrebbe essere trasferito in ambito universitario. Il presidente di UniRimini, Leonardo Cagnoli, così come il direttore del Corso di laurea in Moda, Giovanni Matteucci, incalzati da IlPonte lo scorso febbraio, non si erano tirati indietro. Il set prosegue.

A. Leardini / M. Rinaldini