La figura del dottor Eustachio Nanni s’intreccia con i ricordi della mia fanciullezza, quando questi, medico condotto a Viserba ed anche pediatra, veniva spesso, a casa mia a Viserbella per visitarmi per le solite influenze invernali o per le periodiche otiti di cui soffrivo. Lo ricordo quando arrivava, a bordo della sua auto, nel primo pomeriggio al termine della consulenza medica, scrupolosa e nello stesso tempo tranquillizzante, s’intratteneva affabilmente a conversare, per lungo tempo, raccontando delle vicende dell’ultima guerra, in cui era stato coinvolto. Fu anche grazie a questi racconti che divenne un grande amico di famiglia: di mia madre, contessa Margherita Sturani e di mio padre, ragioniere Angelo Morolli.
Un medico sui generisTuttavia ho scoperto, grazie a ricerche, alla preziosa testimonianza dei figlio Giacinto ed alla lettura del libro Come una rana d’inverno di Daniela Padoan (che riporta le conversazioni di tre donne sopravvissute ad Auschwitz) che egli, oltre ad essere un medico assai competente e di grande esperienza, da tutti amato, ebbe un ruolo di grande spessore umanitario sul finire della Seconda Guerra Mondiale. Iniziamo da principio: il nostro Eustachio nacque a Campo di Giove in provincia dell’Aquila, il 24 aprile 1910 e divenne medico proseguendo la tradizione del padre Giacinto, di antica famiglia campogiovese (il palazzo Nanni del ‘700 è ancora esistente in Piazza delle Logge), anch’egli dedito alla professione medica, grande studioso di scienze naturali, che realizzò un tipo di alveare, giudicato il migliore d’Abruzzo. Il nostro dott. Nanni, al seguito dell’VIII armata inglese, da militare, si spostò da Bari a Rimini; era il settembre del 1944, nel pieno della distruzione della nostra città, e passò una notte nella Colonia Murri.
La dura guerra
Successivamente, il dottore, saputo che i tedeschi si erano ritirati a Bellaria e che la sola Viserba era libera, ci si trasferì con il suo comando, dove l’Hotel Lido venne adattato ad ambulatorio. A tal proposito vorrei narrare un aneddoto: si racconta che, quando il principe Umberto di Savoia fece visita alle truppe alleate nessuno volle, per le note vicende, incontrarlo; solo il Nanni lo accolse e questo gesto fu molto apprezzato dal monarca. Ma la vicenda più importante, che forse non tutti conoscono, è quella in cui, Eustachio, in servizio come medico condotto a Viserba, nel 1944, visitò il padre di Goti Bauer, un’ebrea fiumana, di passaggio a Viserba, ospitata presso una pensione, gestita da Cornelia Rivolta. La donna, in attesa di espatriare clandestinamente in Svizzera, si rivolse, in quella occasione, come racconta il libro citato, al dott. Nanni, perché il padre era malato. Il medico quando venne a conoscenza che questa famiglia proveniva da Ortona, cittadina abruzzese da lui ben conosciuta, (così testimoniava la carta d’identità con il falso nome di Cortese), chiese chi fosse il loro medico curante.
La donna tacque e Nanni comprese la verità, c’era qualcosa che non andava sulla sua identità. Ma non la tradì e guardandosi bene dal riferire alcunché a chicchessia, la invitò caldamente ad andarsene perché c’erano in giro troppi documenti falsi, procurati da un impiegato comunale, e si correva il rischio di essere scoperti. Purtroppo questa famiglia, insieme ad un’altra, mentre fuggiva in Svizzera, fu tradita dai passeur, prezzolati dai tedeschi, e condotta ai campi di sterminio. Solo la Goti (il cui vero nome era Agata Herskowitz) ritornò dalla prigionia a salutare il dott. Nanni, che l’aveva coperta, e la famiglia di albergatori che l’aveva ospitata.
E poi fu pace
Tornando al nostro medico, ii 26 dicembre 1945 sposò Michelina D’Alessandro, che ho personalmente conosciuto, una delle figlie di
Giuseppe D’Alessandro, commissario capo di Rimini e poi vicequestore. La donna fu valente pianista e dedita ad iniziative umanitarie e caritatevoli, tanto che per diverso tempo prestò tutto il suo tempo libero e la sua attenzione ad opere cristiane e sociali presso la parrocchia di Viserba. Da questa unione nacquero i suoi diletti figli: Giacinto, primario chirurgo all’ospedale di Vercelli e Giuseppe, professore alla Cattolica nell’equipe trapianti di reni. Eustachio abitò, per tutta la sua esistenza nella bella villetta accanto alla fossa dei mulini, che, si dice, fosse appartenuta alla ballerina russa “La Tango” ed oltre ad essere medico condotto a Viserba, prestò il suo servizio presso la casa di cura “Sol et Salus” di Torre Pedrera. Il Nanni, fu tutto dedito alla professione che lui intendeva come missione continua ed instancabile, tanto che il suo ambulatorio era sempre aperto e pronto ad accogliere, a tutte le ore, chiunque vi bussasse. Il medesimo univa poi a questa deontologia innata un fare affabile e cortese, una specchiata onestà ed una sicura competenza medica. Per questo si fece amare dai viserbesi e non solo, tanto che oggi a 19 anni dalla morte, avvenuta il 18 Gennaio 1995, tantissimi ricordano con nostalgia quel professionista, dal caratteristico accento abruzzese, che sapeva rapportarsi con tutti con naturalezza, spontaneità, offrendo precise e valide risposte oltre che mediche anche umane.
Enrico Morolli