Arrigo Levi sul Corriere della Sera aveva scritto: “Ogni anno avvengono due miracoli in Italia: lo scioglimento del sangue di San Gennaro e le Giornate internazionali di studio del Centro Pio Manzù”. Immagini e iperboli non fanno mai difetto al bagaglio di giornalisti e scrittori anche quando esibiscono il titolo di Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana, come lo stesso Levi.
Ma in effetti, il Centro rappresenta un unicum in Italia. Nessun istituto senza fini di lucro ha una interrotta attività (44 anni) guidata dalla stessa persona e dal suo staff. Gerardo Filiberto Dasi del Centro Pio Manzù è stato fondatore, ideatore, promotore e anima per oltre quattro decenni. Facendo della Valmarecchia, sua terra d’elezione, e di Rimini (che ospitava le Giornate e lo ha riconosciuto cittadino onorario) una “finestra sul mondo”, tanto che le Nazioni Unite hanno rilasciato al Pio Manzù la patente di organismo in status consultivo generale. “Il Centro – ha scritto Dasi nella sua lettera-testamento – dovrà perseguire senza smarrire i suoi ideali fondativi, che affondano le radici nella ricerca culturale e nel libero confronto tra gli uomini”. L’ideatore dai capelli e dagli abiti bianchissimi, elegante nei modi e nel vestire, scriveva queste righe nelle ore in cui doveva amaramente constatare – per la prima volta – il rinvio delle Giornate internazionali di studio “a tempi migliori”.
Nato a Ferrara il 18 giugno 1924, Dasi si è trasferito a Verucchio nel 1948 con la moglie Luciana e le due figlie, Laura e Paola; l’unico figlio maschio è scomparso prematuramente a 17 anni in un incidente. Nel 1952 Dasi trasforma la sua passione per la cultura e l’arte in professione. Negli anni ‘60 e ‘70 intrattiene un’intensa attività di promozione culturale e artistica. Entra in contatto con celebri critici e artisti, tra cui Giulio Carlo Argan, di cui diventa amico e diretto collaboratore. Fonda Biennali d’arte a San Marino e altre rassegne citate nei saggi di Storia dell’Arte. Proprio sul Titano Dasi lancia la più importante Biennale d’arte (Oltre l’Informale, 1963), anticipazione della più nota Biennale di Venezia del 1964. I suoi incontri sono come amava dire – il primo “bagno d’estetica”. Lui stesso dipinge e alcuni elaborati figurano in importanti gallerie d’arte italiane e straniere.
La sua presenza in particolare nell’entroterra riminese e nella zona del Marecchia, è contrassegnata da una intensa passione civile. Lo testimonia l’ottenimento, dopo accanite battaglie, di un Decreto Legge per salvare le colline dalle ferite inferte dalle cave di pietra, mostrando una sensibilità ambientalista che è la cifra di tutta l’attività del Centro, fondato il 13 aprile 1969, e intitolato alla memoria di Pio Manzù. È questo il cuore della vita personale, culturale e professionale di Dasi. Un’Associazione che contribuisce a generare attenzione sui grandi temi dell’umanità: ambiente, economia, energia, dialogo religioso, geopolitica, diritti della persona.
Con la sua capacità di intessere relazioni, Dasi ha portato il mondo e i suoi potenti: presidenti come Mikhail Gorbaciov, George Bush e il boliviano Evo Morales. Regine e principesse come lady Diana e la Regina Rania di Giordania. Scrittori e uomini di cultura come il sociologo Zygmunt Bauman, il Premio Nobel Letteratura 1986 Wole Soyinka, il peruviano Mario Vargas Llosa. Nobel come Oscar Arias Sanchez (Presidente del Costa Rica) e figure come Graça Machel Mandela, moglie di Mandela, e l’attrice Sharon Stone.
Voleva che il Centro continuasse alla sua scomparsa, Dasi: Il consiglio del Pio Manzù ha annunciato di proseguire il lavoro del fondatore. Lo “zio Gerardo”, come si firmava nelle lettere, applaudirà.
Tommaso Cevoli