Addio alla nobile arte del taglio del nastro? Anni addietro, quando c’erano più certezze, si riuscivano a programmare in modo abbastanza sicuro i tagli del nastro “forti” verso la scadenza del mandato, quando già tirava aria di campagna elettorale. Oggi è tutto molto più difficile: le opere pubbliche si sa quando partono ma non si sa quando arrivano. Un esempio su tutti, la A1 che alcuni giorni or sono ha celebrato il mezzo secolo. Fu fatta in soli 8 anni, mentre oggi per la variante di valico, pensata venti anni fa, si annuncia il 2015 sperando di non sbagliare di troppi lustri. Dalle nostre parti, senza scomodare il TRC, si prenda il ponte sul fiume Conca. Vicissitudini, ritardi, gare da rifare: un taglio del nastro che avrebbe fatto comodo a qualsiasi amministratore, ma imprevedibile fino alla fine. E alla fine si è fatto quando il ponte era davvero pronto. Un’inaugurazione così quattro mesi dopo le amministrative, a inizio mandato? I puristi della campagna elettorale vecchio stile avrebbero chiesto se era uno scherzo. Ma poi tra comuni commissariati, governi che cadono, governatori che saltano, varie ed eventuali, gli anni recenti ci hanno insegnato che ormai al voto ci si va continuamente. Una volta si prendeva la scadenza e si pensava a quale taglio del nastro farci a ridosso. Oggi l’opera la si può fare comunque, tanto una campagna elettorale da metterci sopra in un modo o nell’altro la si trova.