Sovvertire in maniera bonaria anche una situazione difficile come una malattia, dimenticare le emozioni negative e avere il coraggio di portare l’amore laddove sembra che possa esserci solo odio. “Questo faceva san Francesco quando predicava con il linguaggio delle emozioni, mostrando di andare oltre i canoni convenzionali. Ma questo è anche ciò che può fare ognuno di noi, prendendo la vita con più ottimismo, riscoprendo il potere della risata, perdonando”. Alberto Dionigi, psicologo e presidente della Federazione Nazionale Clown Dottori, ha illustrato al Festival Francescano di Rimini (26-28 settembre) la sua versione di quella “vera e perfetta letizia” che non è solo spensieratezza. È un modo di affrontare la sofferenza che Dionigi ha toccato con mano con la clownterapia. “Sempre più studi dimostrano che l’umorismo ha effetti positivi sulla salute e sul dolore fisico”. Per questo, ricorda, “dovremmo tutti imparare dai bambini: si dice che ridano fino a 400 volte al giorno quando noi adulti lo facciamo, in media, solo venti volte”.
Dal dolore fisico, che secondo i dati della Fondazione Isal del medico riminese William Raffaeli, colpisce ogni giorno 12 milioni di persone in Italia, al dolore dell’animo, su cui si è soffermato al Festival il giornalista e senatore riminese Sergio Zavoli. Il dolore di un’intera comunità che oggi pare destinata a quella “disperazione senza scampo” e a quella “speranza senza fondamento” da cui invitava a guardarsi anche Sant’Agostino.
“Ditemi se è normale che nel nome della religione gruppi estremisti attuino quella forma di follia collettiva e barbarie” cui assistiamo, e che “innocenti vengano decapitati per affermare il diritto all’emancipazione” afferma ricordando l’Isis e la drammatica situazione internazionale. Il suo pensiero va anche ai “26mila bambini” che nel silenzio dei mass media, “ogni giorno muoiono di fame e violenza”.
Per Zavoli, che porta come esempio la forza con cui gli italiani seppero far rinascere il Paese dalle macerie della Seconda guerra mondiale, “abbiamo comunque tutti il dovere di essere ottimisti, di non rassegnarci all’idea che non ci sia più nulla da immaginare e desiderare”. Per far sì che quella speranza di cui parlava San’Agostino, torni ad avere un suo fondamento.
Alessandra Leardini