Ci sono momenti in cui marito e moglie devono tornare a conquistarsi. Una buona abitudine, quella di continuare a coltivare la relazione anche più “scontata”, tutt’altro che diffusa però, tanto più in periodi difficili in cui le energie della coppia rischiano di essere riversate su altre priorità. Accade ancora di più con la crisi economica, il dramma della perdita del lavoro e della fatica di arrivare a fine mese, che sta riguardando sempre più riminesi. Sono in aumento, infatti, le crisi matrimoniali dovute proprio a questa problematica. Al Centro per le famiglie del comune di Rimini, pur in mancanza di dati statistici al riguardo, lo si tocca con mano, sebbene le difficoltà economiche siano solo una delle tante cause che portano a conflitti di coppia, se non alla rottura definitiva.
Con Alice Bernardi, psicologa del Centro di piazzetta dei Servi, parliamo di come la coppia abbia bisogno di essere aiutata nel ritrovare, quando possibile, il suo equilibrio. Perché non sempre essa riesce a farlo da sola, anzi molto spesso, spiega la dottoressa Bernardi, è la solitudine, la mancanza di una rete in cui confrontarsi nelle difficoltà, a portare ad accrescere l’insofferenza.
Ogni anno il Centro riminese segue una quarantina di coppie in percorsi di mediazione familiare. Laddove però, la conflittualità tra genitori e figli nasconde una difficoltà più strettamente legata alla coppia, si è resa necessaria una risposta diversa; da qui la nascita, nel 2011, di un percorso di counseling di coppia specifico accanto a quello genitoriale.
Dottoressa, come lavorate sul fronte della prevenzione?
“Attraverso un primo colloquio-filtro, valutiamo il bisogno della coppia. In molti casi le difficoltà relazionali con i figli sono dovute proprio al bisogno dei genitori di ritrovare un loro equilibrio di coppia, di tornare ad ascoltarsi. È su questo, quindi, che bisogna prima di tutto lavorare”.
E invece?
“A volte, purtroppo, vediamo che le coppie arrivano alla mediazione familiare troppo tardi, con problematiche già molto complesse, perché non hanno affrontato questo passaggio. C’è pudore nel chiedere aiuto e spesso non ci sono risorse per iniziare e portare avanti un percorso privato di psicoterapia. Noi, come da mandato del Comune, non facciamo psicoterapia ma consulenza, aiutando la coppia a fare un primo bilancio, ad individuare e lavorare sulle sue risorse. Ciò non toglie che dopo un primo percorso di counseling, possiamo indirizzare i casi più conflittuali ad un percorso di psicoterapia più lungo”.
Quali sono oggi, secondo lei, le cause più comuni di questa conflittualità?
“Una prima riflessione è sul periodo storico-sociale in cui viviamo, che ci porta a vivere tutto con più fatica, penso al lavoro ma anche alle relazioni. I cambiamenti e le difficoltà possono aumentare questa fatica. Molte coppie riconoscono che l’inizio della crisi è coinciso con problematiche economiche: per spendere meno hanno iniziato ad uscire di meno, a rinunciare alle uscite con altre famiglie amiche, a fare meno cose con i figli, a impegnare le proprie energie su altri versanti, altre preoccupazioni… Al contrario, la vita di coppia richiede impegno: ci sono momenti in cui bisogna tornare a scegliersi”.
Anche la nascita di un figlio può mettere a dura prova la coppia?
“Sì. Noi all’interno dei percorsi rivolti alle neomamme per il massaggio del neonato, le aiutiamo ad esternare anche eventuali problematiche nel rapporto con il marito o compagno, a parlare di come è cambiata la vita di coppia. Molto spesso, il sapere che altre neomamme sono nella stessa condizione, può aiutare. L’importanza di una rete vale anche per la coppia, per condividere le difficoltà. Sembra poco ma serve tantissimo. Per questo noi organizziamo spazi di confronto, gruppi di parola dove le coppie (al massimo dieci) possano confrontarsi tra loro e imparare così a conoscersi da un altro punto di vista”.
La singola persona separata invece come viene aiutata?
“Ogni anno organizziamo due gruppi di parola con incontri a cadenza mensile riservati a persone separate e divorziate, guidati da psicologhe e consulenti. L’obiettivo è di farle sentire meno sole, aiutarle a rielaborare il conflitto e il fallimento, a trovare attraverso le esperienze di chi vive la stessa condizione, altre risorse, altre soluzioni diverse da quelle adottate nel rapporto con i figli e con l’ex coniuge”.
Alessandra Leardini