“Filosofia ho studiato, diritto e medicina, e, purtroppo, teologia, da capo a fondo, con tutte le mie forze». All’inizio del poema drammatico di Goethe, così Faust nell’«angusta stanza gotica dall’alta volta» esprime il suo sfogo con quel «leider» («purtroppo»): egli forse preferirebbe non praticare teologia, eppure – pare di evincere – non ha potuto farne a meno…
Questo apologo può essere utile per introdurci a riflettere sulla domanda di teologia che il nostro Istituto Superiore di Scienze Religiose ha visto crescere in questi anni da parte di numerosi cristiani (adulti e giovani, donne e uomini) che – pur con i molti sacrifici richiesti da un’intensa vita professionale o dai doveri della famiglia – non vogliono rinunciare a intraprendere un viaggio nella teologia cristiana, considerato come un’avventura avvincente e che vale la pena di affrontare.
La crescente domanda
di teologia nei laici
Ma quale ragione profonda porta queste persone alla scelta di seguire un corso di teologia, o un itinerario biblico, o un percorso sull’arte o sulla spiritualità cristiana? La risposta è sorprendente!! Il motivo principale non è solo ed esclusivamente quello dell’insegnamento della religione nelle scuole; la maggioranza degli iscritti è invece mossa dal semplice desiderio di approfondire il contenuto della Rivelazione cristiana, dal bisogno di motivare la loro scelta di fede o la necessità di dare consistenza al loro servizio ecclesiale, attraverso la fatica dello studio. Per molti, quindi, lo studio aiuta a maturare la fede personale, a “non trascurare il dono che è in te” come raccomandava l’apostolo Paolo all’amico e collaboratore Timoteo. La consapevolezza che sta alla base di questa domanda di teologia nasce, per me, dalla convinzione che la scelta della fede non si risolve in uno slancio emotivo o in una decisione privata, ma va continuamente nutrita e coltivata. Come scriveva, in modo profetico, circa 90 anni fa il beato Piegiorgio Frassati (non a caso scelto come modello di vita dal nostro Alberto Marvelli): “Vivere senza una fede, senza un patrimonio da difendere, senza sostenere in una lotta continua la verità, non è vivere ma vivacchiare. Noi non dobbiamo mai vivacchiare, ma vivere” (Lettera a I. Bonini, 27.II.1925).
Tutto ciò è molto incoraggiante. A cinquant’anni dall’apertura del Concilio Vaticano II si è ormai consolidata la consapevolezza che anche i fedeli laici, essendo partecipi dell’ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo, hanno un ruolo attivo nella missione evangelizzatrice della Chiesa. Ma questa partecipazione consapevole non si può realizzare senza una formazione spirituale e una adeguata conoscenza teologica. Per questo motivo, e non in risposta al calo del numero dei preti, è necessario investire con convinzione, più di quanto non si sia fatto fino ad ora, nella formazione teologica dei laici. Essi non sono chiamati a fare un’opera di supplenza, ma a prendere consapevolezza della loro specifica identità all’interno di una chiesa sempre più ministeriale.
Insomma il «purtroppo» di Faust, si è trasformato in un «finalmente» o in un «per fortuna».
L’attenzione e la risposta della Chiesa riminese
Le proposte di formazione teologica nella nostra Diocesi non mancano, anzi sono molto numerose.
Laurea triennale in Scienze religiose. L’attività è incentrata sulla ricerca, lo studio e la formazione al sapere teologico in una prospettiva interdisciplinare e interculturale, riservando una particolare attenzione alla conoscenza della fede cristiana (biblica, storica, teologica, morale, spirituale, ecc.) in dialogo con la storia del pensiero e delle scienze umane e nel confronto conoscitivo con le altre religioni. Si propone come percorso di eccellenza a servizio della crescita umana, spirituale e culturale.
L’indirizzo Pedagogico-didattico intende offrire l’opportunità di una formazione completa non solo a tutti gli aspiranti insegnanti di religione cattolica nella scuola pubblica e privata, ma anche a tutti coloro che intendono qualificarsi nell’ambito socio-educativo in vista di una concreta offerta di docenti, educatori di comunità, animatori di oratori, centri educativi, docenti di sostegno per attività educative e integrative, mediatori interculturali; operatori culturali e della comunicazione sociale.
Ciò risponde anche alla crescente esigenza di un più qualificato investimento per una cultura dell’educazione.
Il Master in valorizzazione dell’Arte Sacra e del Turismo Religioso (assoluta novità di quest’anno) intende offrire una valida preparazione nel campo dell’Arte sacra e del pellegrinaggio, a partire dall’acquisizione di specifiche conoscenze degli strumenti, delle fonti, degli studi e delle tecniche operative. L’obiettivo è valorizzare il patrimonio artistico ecclesiale come straordinario potenziale teologico, simbolico, catechetico e spirituale, ma anche come risorsa per lo sviluppo culturale ed economico del territorio, offrendo concrete opportunità formative e professionali connesse al pellegrinaggio e la turismo religioso.
La scuola Diocesana di Teologia Pastorale nata negli ultimi anni, in collaborazione con l’Ufficio Pastorale Diocesano, dall’esigenza di diversificare e riqualificare la formazione teologica, pastorale e spirituale nella vita della Chiesa diocesana. L’intento è quello di offrire un cammino di formazione, ricerca e conoscenza al servizio della Chiesa e della cura pastorale e spirituale dei fedeli. Si concretizza in un percorso formativo di tre anni, agile nell’impianto, ma curato nei contenuti di base e nella metodologia di lavoro, riservando una particolare attenzione all’esperienza concreta della fede nella vita ecclesiale e comunitaria.
don Gabriele Gozzi