Un giro d’Italia a tempo di swing: Rimini per tre giorni diventa capitale del jazz, nonostante le difficoltà economiche. La passione, e solo quella, per il più brioso jazz classico, permette infatti all’associazione culturale riminese “Amici del Jazz” di “suonare” al Teatro Novelli dal 5 al 7 settembre, con gruppi e orchestre provenienti da città ad alta tradizione jazzistica come Roma (Roman Dixieland Few Stars di Michele Pavese) e Genova (NP Big Band), oltre che dalla stessa Rimini, con i “padroni di casa” della Rimini Dixieland Jazz Band. Spicca a “Rimini Jazz“ (manifestazione giunta alla quattordicesima edizione) la puntigliosa attenzione alla vera pronuncia del jazz delle origini, una propensione filologica per i ritmi e le sonorità che hanno contraddistinto la musica afro-americana dalla sua prima incarnazione, il dixieland di New Orleans e Chicago degli anni Venti, sino all’apoteosi dello Swing nel decennio successivo.
“Tutte le risorse a disposizione le abbiamo concentrate su tre serate – illustra il programma il presidente Roberto Fabbrini – . La qualità, poi, non manca. E il prossimo anno, in occasione del nostro quindicesimo anniversario, vogliamo fare qualcosa in più per venire incontro agli appassionati”.
Una prima intonata mano, il festival che può contare su un budget di 30mila euro, la offre con il prezzo dei biglietti, tutti a 10 euro. Chi si abbona alle tre serate, ne ha praticamente una in omaggio (info: www.riminijazz.it). Con un programma che privilegia gli organici numerosi, sino alle sontuose dimensioni della big band, il festival conferma la sua collocazione in settembre, colonna sonora ideale per le ultime giornate della stagione balneare.
L’esordio di “Rimini Jazz” è affidato (venerdì 5 settembre) alla Roman Dixieland Few Stars di Michele Pavese (nella foto), che torna a calcare il palco romagnolo dopo alcuni anni ma con diverse novità. Al fianco dello sfavillante trombone del leader (musicista che ha partecipato ad innumerevoli trasmissioni tv, e come solista in un fortunato programma di Renzo Arbore), oltre alla tromba di Paolo Petrozziello, c’è infatti il clarinetto di Gianni Sanjust, vera icona del sound tradizionale. Anche la ritmica è completamente rinnovata: via banjo e contrabbasso per fare spazio all’accoppiata pianoforte (Riccardo Biseo) e susafono (Gianluca Galvani).
Chi gioca in casa è a Rimini Dixieland Jazz Band, raro esempio di longevità musicale e fedeltà al jazz delle origini con i suoi quasi quarant’anni di storia: i sette scatenati romagnoli guidati dal clarinettista e leader Rino Amore, sabato 6 ripercorreranno le tappe storiche e geografiche della musica afro-americana, seguendone il percorso da New Orleans a Chicago sino all’arrivo a New York con l’erompere dello swing.
Per il gran finale, domenica 7 settembre, il festival si affida ai diciassette membri della NP Big Band. Diretta dal contrabbassista Roberto Resaz, e con la seducente vocalist Erika Celesti, la NP Big Band nata a partire dal più ristretto organico della Nine Pennies Orchestra, oggi esegue in tutta la sua potenza sonora le musiche delle grandi orchestre dell’era dello swing, da Benny Goodman ad Artie Shaw e Chick Webb.
La rassegna che sfida il tempo e il taglio dei budget, assegnerà pure il riconoscimento “Eugenia Cerni Vitale”: il premio alla carriera finirà nella bacheca di Vittorio Corcelli, presidente onorario dell’associazione “Amici del Jazz”, vocalist di grido, conduttore radiofonico e televisivo e dal 2000 organizzatore del Festival quando ancora suonava nella cornice del Grand Hotel di Rimini.
Tommaso Cevoli