Sull’Altopiano di Folgaria domenica 27 luglio, Paolo Fresu ha suonato “Il Silenzio” in memoria dei Caduti della prima guerra mondiale. Le note uscite dalla sua tromba hanno attraversato i luoghi della sofferenza e della morte di uomini armati gli uni contro gli altri ma anche hanno mosso i loro passi sul “Sentiero della pace” che oggi si snoda tra le antiche fortificazioni militari. L’idea nasce per il centenario dell’inizio di quella che papa Benedetto XV definì “l’inutile strage”. La melodia si è levata per rendere omaggio ai morti, ma ancor più per ricordare ai vivi che una guerra è sempre una sconfitta. Per tutti.
C’è qualcosa di particolare da non dimenticare. “Il Silenzio” sull’Altopiano richiama le radici della melodia che sono nella storia del capitano Robert Ellicombe dell’esercito americano del Nord che rischia la propria vita per soccorrere un soldato nemico ferito nella battaglia. Attraverso i documenti che sono nell’uniforme del ragazzo il capitano Ellicombe scopre che questo giovane, ormai morente, è suo figlio. Trasferitosi per studiare musica in una città del Sud il giovane era stato arruolato nell’esercito che combatteva contro quello a cui apparteneva il padre. Nelle tasche c’é uno spartito con delle note che diventeranno “Il Silenzio”. Quella musica accompagnerà i funerali del ragazzo. Poi quelli di molti altri soldati. Lasciamo a chi di competenza la verifica del racconto, ma il messaggio che arriva da quel suono sull’Altopiano, a cento anni dall’inizio della prima guerra mondiale, è di triste attualità e dice che la guerra, ogni guerra, è sempre uno scontro sconvolgente tra fratelli, tra padri e figli, tra persone che amano la vita. Non ci sono e non si saranno mai vinti e vincitori. Nonostante il passare del tempo, nonostante i cimiteri, i monumenti, le celebrazioni, le inutili stragi si ripetono. Perchè non si riesce a comprendere questa verità? La tromba suona dunque invano “Il Silenzio”? Le vibrazioni emotive vengono presto rimosse dal vento della cronaca che continua a raccontare di morte e distruzione in molti angoli del mondo. Perfino in Europa. Con quel suono tornano allora le parole di Benedetto XV nel messaggio del 1° agosto 1917 ai belligeranti: “Riflettete alla vostra gravissima responsabilità dinanzi a Dio e dinanzi agli uomini; dalle vostre risoluzioni dipende la felicità stessa dei popoli”. Solo l’imperatore d’Austria, Carlo I d’Asburgo le comprese e le condivise. Per questo venne fatto bruscamente scendere dal trono. Giovanni Paolo II lo ha proclamato beato il 3 ottobre 2004. Dopo Benedetto XV tutti i pontefici hanno alzato la voce per la pace, oggi è quella di papa Francesco. Ma “l’inutile strage” continua.
Paolo Bustaffa