Nel cuore del centro storico di Rimini. Alle nostre spalle il Ponte di Tiberio. Passeggiando per le antiche centurie in direzione mare, arriviamo alla Domus del Chirurgo che, tra gli scivoli e le altalene di piazza Ferrari, incuriosisce anche i più piccoli. Proseguendo verso piazza Tre Martiri, alcuni scavi a vista ci ricordano la storia, gli strati di quest’antica strada. Giunti al foro, punto d’incontro tra cardine e decumano massimi, siamo là dove Cesare parlò ai suoi soldati dopo aver oltrepassato il confine del Rubicone. All’orizzonte ci accoglie l’Arco d’Augusto, l’antica porta della città. Un pochino più a destra c’è l’Anfiteatro romano. Anfiteatro che nei numeri scorsi è stato al centro del nostro dibattito. C’è chi lo rivorrebbe nella sua splendida bellezza di un tempo, secondo solo a quello di Roma. Peccato che tra il dire e il fare ci sia di mezzo il Ceis, anche se, il suo Direttore, si è detto disponibile a trasferirsi. Naturalmente non a costo zero.
Ma i riminesi, quando parli di Anfiteatro, cosa rispondono?
Recuperare la storia.“È quello in via Roma vero? – ci dice Cinzia, mamma a tempo pieno – So che esiste grazie al trenino turistico che attraversando la città indica quali sono i luoghi più importanti: passando da via Roma, ricordo, che lo ha menzionato”.
Una visione ben chiara l’ha Fernando, giardiniere 57enne.
“So che nell’Anfiteatro c’è posto per 50 persone, forse anche di più e so che l’asilo svizzero è stato fatto dopo la guerra quando alla storia ancora non ci si pensava molto. In passato Rimini ha pensato solo a vendere l’ombra e il mare ed è ora che venga riqualificato anche il lato storico della nostra città. Molti miei coetanei non sanno dell’esistenza dell’Anfiteatro e questa non è altro che la conseguenza di un’Amministrazione che dal dopoguerra non ha puntato a valorizzare la Rimini storica”.
Chi vorrebbe che l’Anfiteatro fosse più valorizzato sono anche Alice Foiera, educatrice presso il Centro Educativo della Caritas e Simone Costanzi, futuro ingegnere informatico.
“So che esiste perché ci lavoravo vicino. Sinceramente, però, non vi ho mai fatto visite guidate e non so nemmeno se sono previste. Nonostante questo ovviamente, essendo un luogo importante della città, penso che sia da valorizzare e da rendere maggiormente visibile anche a chi ci passa vicino per caso”., dice Alice.
Spostiamo il Ceis. “In realtà non è per niente una buona cosa che l’Anfiteatro sia così trascurato. Si tratta di storia ed è un peccato che questo spazio rimanga nascosto dalle erbacce che crescono attorno. Dal progetto che sembrava essere nato con la ristrutturazione di qualche anno fa dell’Arco d’Augusto e del Ponte di Tiberio pensavo anche ad una rinascita di questo luogo. Comunque credo che per riportarlo alla luce l’unica soluzione sia quella di spostare il Ceis”.
L’asilo è… storia. A proposito dell’asilo svizzero, c’è chi, invece, non è d’accordo, motivando che anche questa realtà fa parte della storia di Rimini.
“Noi che abbiamo frequentato l’asilo svizzero siamo un po’ di parte e quindi contro il suo spostamento dato che riteniamo che anche il Ceis sia ormai un monumento storico – spiegano Sofia Scarpellini e Martina Ghinelli, studentesse del liceo classico G. Cesare – l’asilo svizzero utilizza lo stesso anfiteatro come spazio per alcune delle sue attività didattiche, quindi non ha abbandonato il monumento. Inoltre vengono organizzati anche degli spettacoli con costumi che richiamano le sue origini”.
Che belle le rappresentazioni! Chi dell’Anfiteatro aveva sempre sentito parlare, ma non ci aveva mai messo piede dentro, è Rossella Nobili.
“Certo che so cosa sia e dove si trova, sono riminese! Fino a poco tempo fa, però, non ci ero mai andata, invece, una sera, con mia madre e delle sue amiche, sono andata a vedere uno spettacolo di cui non ricordo sinceramente il nome, so solo che è stata davvero una piacevolissima serata, con tanto di giochi di luci che mi hanno colpita molto. Sarebbe bello se occasioni così venissero proposte più spesso, ma probabilmente è anche un po’ la cultura di noi riminesi che tende a farci guardare sempre fuori dalla nostra città, mentre bisognerebbe valorizzare di più tutta Rimini”.
Sulla stessa linea di Rossella, anche Silvia, istruttrice presso la palestra “Tiberio Wellness”.
“Conosco bene la storia dell’Anfiteatro. Ovvio che sarebbe da valorizzare, come altre eccellenze storiche riminesi. A volte penso, però, che faccia più comodo mettere in risalto i monumenti del centro storico, data la loro vicinanza alle attività, mi viene da pensare all’Arco d’Augusto e al ponte di Tiberio”.
Anche Francesco Regini, funzionario di banca, ha conosciuto l’Anfiteatro grazie a uno spettacolo.
“Prima sapevo solo che era un monumento di fronte al cinema Settebello. Ci sono stato due o tre anni fa per caso in occasione di una serata. Anche prima sapevo della sua esistenza, ma grazie a quella rappresentazione ci sono potuto entrare per la prima volta e ho apprezzato l’idea di essere “accolto” da un monumento così antico. Rimini ha più del Ponte di Tiberio e dell’Arco d’Augusto, solo che l’anfiteatro non è visibile, per apprezzarlo devi sapere dove andare”.
Elena Bologna
Nicole Ranaldi