Quelli della Colonnella hanno scelto quello di liberare il futuro, i “colleghi” del Crocefisso puntano sull’amore, mentre a San Mauro Pascoli si sono indirizzati sull’essere cittadini. Tutti, però, partono con “coraggio”. E si sono allenati almeno per un anno ad affrontare “Strade di coraggio… diritti al futuro”, ovvero il motto del grande evento che radunerà oltre 30mila scout italiani dell’Agesci provenienti da oltre 1.500 realtà territoriali, zaino in spalla alla “Route nazionale”. Si tratta di ragazzi (e capi) della Branca Rover-Scolte, dai 16 ai 21 anni che prima cammineranno insieme dall’1 al 5 agosto, per poi confluire tutti assieme nel parco toscano di San Rossore fino al 10 agosto.
“Strade di coraggio… diritti al futuro”, è dunque il motto del grande evento, accompagnato dal simbolo/cartello stradale che riporta la scritta “one way”, senso unico, con un cuore rosso che rappresenta l’amore e la generosità: “Si può contare su di me”. E infatti l’altro slogan che accompagna i seguaci di Baden Powell in questa avventura è: “Io ci sarò”. Alla Route e sul territorio.
Ad incamminarsi in varie forme alla Route nazionale ci sono anche 400 riminesi (per la precisione 376 tra capi e ragazzi/e della zona più 24 dell’associazione sammarinese), ai quali il Vescovo Francesco Lambiasi ha indirizzato una significativa lettera di accompagnamento.
15 Clan (su 28 totali) riminesi insomma si mettono in movimento per questo evento dopo un itinerario di preparazione durato almeno un anno, e tutto dedicato al coraggio. Coraggio da declinare in cinque possibilità: il coraggio di amare, il coraggio di essere cittadini, il coraggio del futuro.
“È un argomento attualisimo e intrigante. – ne è convinto l’assistente diocesano Agesci, don Danilo Manduchi – Il coraggio è il propellente necessario per affrontare questa situazione segnata da passioni tristi e solitudini. Occorre affrontare la vita e gettare il cuore oltre l’ostacolo”.
I Clan riminesi saranno ospitati da altri Clan in giro per l’Italia durante la prima parte della Route, che si svolge come un vero e proprio campo mobile. L’unica eccezione è il Rimini 2, il reparto nautico che accoglierà invece sul territorio tre Clan provenienti da Catania e Vicenza.
La route mobile vedrà Rn 3 (Crocefisso) ad Aversa, S. Mauro gemellato a Sassari, l’Alta Val Conca a Pescara, Novafeltria a Matelica (Macerata). Riccione salirà invece a Sacile (Pordenone), mentre Rn6 (Padulli) e S. Arcangelo si trasferiranno a Genova. Savignano sarà ospitato a Castiglione (Lodi) mentre Rn 3 (Crocefisso) sarà poco distante, a Milano. Rn 10 (Miramare) è ospitato a Santena (Torino), Rn 9 (Grottarossa) è invece diretto a Trento mentre Rn 1/11 (S. Gaudenzo/S.Raffaele) è atteso a Lugagnano (Verona). Infine il gemellaggio di Rn 4 (Colonnella) è con San Martino dei Lupari (Padova).
Maurizio Casadei guiderà 15 ragazzi di San Mauro Pascoli. L’accezione scelta è quella del “coraggio di essere cittadini”. “Ci siamo preparati molto, dal punto di vista educativo, lavorando sulla Costituzione, sulla partecipazione e l’informazione, incontrando i cinque candidati sindaco del nostro comune. – racconta Casadei – Siamo pronti per volare al campo mobile in Sardegna. Qui ci attende formazione, approfondimento e confronto reciproco. I ragazzi non vedono l’ora di partire: l’ultima volta che si tenne una Route nazionale del genere fu 29 anni fa, allora ero un giovanissimo responsabile di 23 anni”. Era il 1986, la Route si concluse in Abruzzo alla presenza di Giovanni Paolo II.
“Personalmente – spiega Stefano Morolli, il responsabile Agesci per la Diocesi di Rimini – mi aspetto che, nelle mani e nel cuore dei giovani che parteciperanno, passino sottovoce il clamore e l’euforia del grande ritrovo, della festa del grande incontro e dell’unicità di un evento di questo tipo e, invece, risuoni in loro l’urlo dell’importanza del piccolo, del vicino, del quotidiano che rischiano di essere meno «accattivanti», ma che è fondamentale che diventino il riferimento delle loro vite”. L’Agesci avrà fatto centro, prosegue Morolli, “se chi ha partecipato, ma anche tutti gli altri rover e scolte dell’associazione, faranno propria e metteranno in pratica, la scelta di una strada che si faccia carico di servire senza pretendere, di esserci senza aspettare riconoscimenti, mettendo in conto di avere la capacità di portare il proprio contributo, ma anche il dovere, in qualità di cittadini, di fare quanto spetta a ciascuno. Se così sarà, la nostra zona, le nostre parrocchie, ma tutto il nostro paese e forse oltre, avranno il dono prezioso di giovani armati di quel coraggio che spingerà loro stessi, ma anche gli adulti che incontreranno, a credere di essere in grado di puntare Diritti al futuro”.
Paolo Guiducci