Arriva in piazza del Popolo alle 11.30. Maglia nera, pantaloni grigi, giacca con il marchio della Rimini calcio ben in evidenza. Fabrizio De Meis scende dalla macchina e dalla sua espressione si capisce che sarà una fine mattinata tesa. Quando varca il cancello del «Romeo Neri» trova uno sparuto gruppo di tifosi e uno striscione che recita a caratteri cubitali il futuro si costruisce nel presente, avanti presidente!Un ulteriore attestato di stima per chi, da quando si è seduto sulla poltrona più importante, ha cercato di fare di tutto per il bene del pallone biancorosso. Si siede in sala stampa, alla sua destra Alessandro Catrani, avvocato penalista, dalla parte opposta, Massimiliano Angelini, avvocato civilista. E da qui capisci che non sarà solo una conferenza di fine stagione. E, infatti, in un’ora e mezza gli argomenti sono stati tanti: dalla denuncia fatta alla Procura, alla retrocessione, passando per il futuro, il ripescaggio e il settore giovanile.
Giù le mani dal Rimini. “Il senso principale di questo incontro è il concetto di trasparenza e coerenza che mi hanno sempre accompagnato. Chiarirò tutto quanto tranne quello che è in corso di accertamento. Tutto questo continuando a vincere due battaglie: quella in ambito sportivo e quella in ambito economico. C’è un concetto che mi preme più di tutti: giù le mani dalla Rimini calcio!”.
Trasparenza. Prende fiato il presidente che poi rimarca il concetto di trasparenza.
“Trasparenza e chiarezza mi hanno sempre accompagnato nella mia vita di uomo e di imprenditore. Trasparenza che mi ha guidato sia nell’entrata in campo per cercare di salvare la Rimini calcio sia nel gestirla dal primo giorno come un prezioso patrimonio comune laddove ogni mio atto risultasse compiuto alla luce del sole. Ho provveduto insieme a un gruppo ristrettissimo di soci a finanziare la società per pagare gli stipendi, una parte di fornitori ed evitare il fallimento economico e sportivo. Proprio per questo combatterò e combatteremo in ogni sede e in ogni luogo, in ambito di diritto sportivo, civile e penale contro chiunque cerchi di daneggiare la Rimini calcio”.
L’attacco ad Amati e Traini. Chiaro il riferimento alla vecchia gestione a cui De Meis non risparmia parole di fuoco.
“A stagione finita non posso che prendere una distanza netta, discostandomi dal modo di operare che ho trovato e dovuto accettare. Mi riferisco al numero dei calciatori tesserati di quest’anno: 47, di cui 43 con contratti da professionisti. Praticamente, la Rimini calcio ha pagato due squadre. Qualcuno di questi giocatori ha fatto zero presenze, altri un minimo. E tutti sono stati pagati per l’intero contratto. È difficile capire le dinamiche che hanno portato Direttore sportivo e società a questa scelta impensabile e disastrosa. Proprio per questo, per cercare di sgravare le casse della società, abbiamo chiesto alla squadra la risoluzione anticipata in caso di mancati spareggi. Due le strade percorse: ai giocatori che già sapevano che fino alla fine dell’anno non sarebbero stati utilizzati abbiamo chiesto la risoluzione del contratto, a chi giocava la risoluzione solo in caso di mancata qualificazione ai play off, era una sorta di premio per dare un’ulteriore motivazione alla squadra. Chi dice di essere stato costretto ad aderire non dice la verità. Aderire o no a questa iniziativa è stata una facoltà dei singoli giocatori. Chi non ha aderito dovrà allenarsi fino agli ultimi giorni”.
La retrocessione. Prima di passare al futuro, De Meis chiude il capitolo sportivo legato a questa stagione.
“Con un dolore da cui non riesco a riprendermi e che mi accompagna tutti i giorni dobbiamo purtroppo constatare l’amara realtà: il Rimini è retrocesso in serie D e lo ha fatto nel peggiore dei modi, senza passare dai play off e con un umiliante epilogo nella sconfitta di Vicenza. In questi giorni ho letto su diversi organi di stampa uno scaricare continuo di responsabilità: non ci sto, siamo tutti responsabili, io compreso. Voglio solo ringraziare i tifosi, le istituzioni e la piazza che mi hanno fatto sentire la loro vicinanza”.
Il futuro. Si arriva alla parte più importante: il futuro.
“In queste ore dovremmo sottoscrivere un accordo con alcuni dei vecchi soci pronti a pagare i debiti che per la società sono una grande zavorra. Da parte nostra siamo disponibili a mettere a posto tutte le pendenze con i creditori per presentarci alla prossima stagione sportiva con una società sana e senza debiti. A questo proposito vorrei essere chiaro su una cosa: ultimamente ho letto di ripescaggi, di arrivi e partenze, nulla di tutto questo. Attualmente la società non ha un tesserato, si dovrà ricostruire tutto: dal segretario al team manager passando per Direttore sportivo e allenatore. Proprio per questo credo che la serie D sia la dimensione più giusta anche perché, per il ripescaggio, abbiamo molte squadre davanti, oltre ai costi che al momento non si conoscono. Quello che è certo è che faremo un campionato per cercare di essere fin da subito protagonisti perché il Rimini non può fare da comparsa. Il nostro obiettivo è quello di tornare il più in fretta possibile nel calcio che conta, ma senza fare passi più lunghi della gamba”.
Il settore giovanile e la casa del Rimini. Si ferma il presidente, respira un attimo e poi si lancia sull’ultimo rettilineo.
“Per il settore giovanile sarà un anno difficile, è inutile nasconderlo, con la retrocessione abbiamo perso l’opportunità di partecipare ai campionati nazionali. Adesso bisognerà capire come aiutare questi ragazzi nell’unico, mi auguro, anno di transizione. Ma questa retrocessione ci deve aiutare anche a fare un passo avanti, abbandonando, magari, certi campanilismi, è penalizzante che Rimini non abbia una scuola calcio con 400-500 bambini. Come è penalizzante mandare ad allenarsi i giocatori a 60 km tra andata e ritorno. A questo proposito ringrazio il sindaco Gnassi, l’assessore Brasini e il presidente della Provincia, Vitali: se per caso ci fosse un nuovo bando per la zona dell’ex Ghigi, potremmo parteciparvi perché il Rimini merita una sua casa”.
Francesco Barone