Carissimo direttore,
la rubrica “Dubbi & risposte” su il Ponte del 02/03/2014, mi da la possibilità di intervenire sull’argomento: “È concesso o no a tutti di fare la comunione con il vino?”.
La Comunione sotto le due specie è un argomento affrontato diverse volte in passato, ma mai risolto in maniera chiara. Si è sempre cercato di accantonare questo tema. Nella preghiera dopo comunione a volte viene usata la formula: “... ci hai fatto pregustare in questo Sacramento del Tuo Corpo e del Tuo Sangue”, è quanto mai significativa .
Durante il congresso Eucaristico Nazionale di Bologna del 1997, padre Raniero Cantalamessa, Predicatore della Casa Pontificia , ha tenuto in piazza Maggiore la terza conferenza pubblica Magistrale.
Riporto alcuni suoi passi più significativi:
“La comunione sotto le due specie non solo è permessa, ma anche incoraggiata, con delle motivazioni teologiche fortissime. Nella istruzione per l’applicazione delle norme del Concilio, Eucharisticum mysterium, si dice: “La santa comunione esprime con maggiore pienezza la sua forma di segno, se viene fatta sotto le due specie. Risulta infatti più evidente il segno del banchetto eucaristico e si esprime più chiaramente la volontà divina di ratificare la nuova ed eterna alleanza nel sangue del Signore, ed è più intuitivo il rapporto tra il banchetto eucaristico e il convito escatologico del regno del padre”.
Il nuovo Messale elenca ben quattordici casi in cui è permesso dare la comunione al calice ai presenti. A essi, molte conferenze episcopali ne hanno aggiunti altri. Si deve dire che, su questo punto, l’attuazione pratica della riforma liturgica non è andata al di là delle norme fissate dall’autorità ecclesiastica, ma ne è rimasta al di qua. Un giorno, mentre tornavo in sacrestia dopo avere celebrato la Santa Messa, una donna mi mise tra le mani un foglietto di carta. Svestitomi dei paramenti, lo aprii; c ’era scritto: “Gesù ci dice: prendete e bevetene tutti, questo è il mio sangue; perché non possiamo bere anche noi il sangue di Cristo, come lui ce l’ha chiesto? Questo sangue è così potente per lavare i nostri peccati e noi ne abbiamo sete: perchè dobbiamo esserne privati? Ci sono abbastanza vigne e vino nei nostri campi per dare da bere il sangue di Cristo ai laici cristiani anche tutti i giorni, se lo vogliono. Perchè siamo avari con lui, mentre lui è così generoso con noi?“ Non posso fare altro che trasmettere questa petizione a chi ha l’autorità per prenderla in considerazione.
Solo vorrei dire una cosa. Non adduciamo con troppa facilità il principio della
’naturale concomitanza’, secondo cui dove c’è un corpo vivo, lì c’è anche di conseguenza il suo sangue, e il Sangue di Cristo è dunque già contenuto nel Corpo di Cristo. Preso rigorosamente, con questo principio si viene a dire che la specie del vino è superflua nell’Eucaristia e Gesù poteva risparmiarsi di complicarci le cose … Il principio aristotelico della naturale concomitanza fa a pugni con l’idea biblica di segno che è alla base della nostra teologia sacramentaria. L’eucaristia non l’ha istituita Aristotele, ma Gesù Cristo, ed è con le categorie di Cristo che bisogna spiegarla.
… L’Eucaristia non è solo il sacramento del Corpo di Cristo … Gesù ha istituito l’Eucaristia nel segno del pane e del vino, cioè del mangiare e del bere che, insieme, realizzano l’immagine del banchetto e del convito. Che banchetto sarebbe quello in cui si offre solo da mangiare e nulla da bere? Nel discorso di Cafarnao Gesù dice: “se non mangiate la carne del figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita,” e ancora: “La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda” (Gv 6,53.55). Nell’istituire l’Eucaristia dice. “Prendete e mangiate… prendete e bevetene tutti”. Non dice: ’alcuni’, o ’chi vuole’, ma ’tutti’.
… Ma perchè è così importante, non solo dal punto di vista teologicoz/strong>, ma anche da quello pastorale, tornare a valorizzare di più, nel contesto del mistero eucaristico, l’elemento del sangue? Partiamo,come bisogna fare sempre quando si tratta dei sacramenti dal segno. Perché Gesù ha voluto nascondere il suo sangue proprio nel segno del vino? Che cosa rappresenta il vino per gli uomini? Rappresenta la gioia, la festa; non rappresenta tanto l’utile (come il pane), quanto il dilettevole. Un salmo dice che “il vino allieta il cuore dell’uomo e il pane sostiene il suo vigore” (Sal 104,15). Il vino rappresenta , nella vita, la poesia e il colore; è come la danza rispetto al semplice camminare, o il giocare rispetto al lavorare, o il cantare rispetto al semplice parlare.
Se Gesù avesse scelto per l’Eucaristia pane e acqua avrebbe inculcato solo la santificazione della sofferenza (’pane e acqua’ sono infatti sinonimo di digiuno, di austerità e di penitenza). Scegliendo pane e vino, ha voluto rendere possibile anche la santificazione della gioia. Gesù moltiplicò i pani per soddisfare la fame della gente, ma a Cana non ’moltiplicò’ il vino per soddisfare la sete della gente (c’erano ben sei giare di acqua a disposizione!), ma per la gioia e la festa dei commensali”.
Queste parole padre Raniero Cantalamessa le ha pronunciate alla presenza del Card. Biffi, Card. Ruini, Mons.Rylko e una ventina di Vescovi.
Tutto questo per dire che sarebbe opportuno che i sacerdoti si organizzassero per far si che tutti i fedeli potessero ricevere la comunione sotto le due specie, magari, come diceva giustamente padre Cantalamessa, con adeguate catechesi perchè si è aspettato troppo tempo.
Carlo Luigi Donati