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Volontariato, il benessere oltre la crisi

Chi lo dice che il benessere di una società lo si misura solo col pil? Aumenta forse la produttività una donna malata di tumore al seno che invece di affrontare da sola il calvario delle cure viene supportata da un gruppo di amiche volontarie? No. Eppure per quella donna, e per la sua famiglia, il grado di benessere è in grado di subire un’impennata. L’universo delle associazioni di promozione sociale e di volontariato non porta a casa punti di prodotto interno lordo a fine anno, ma contribuisce ugualmente ad accrescere la qualità della vita della gente. A dirlo sono i tanti volontari del nostro territorio. E se in cinque anni di crisi il pil ha visto troppi segni meno, quello del volontariato è sempre stato un segno più.

I dati. Secondo l’ultima rilevazione Istat del 2011, nella provincia di Rimini le istituzioni non profit sono passate da 1.300 a 1.900 in dieci anni. I volontari sono più che raddoppiati, da 11.600 a 25.300, ai quali si aggiungono altre 5 mila unità tra addetti e lavoratori esterni (l’Italia in totale conta su un esercito di 4,8 milioni di volontari). Però con questi dati l’Istat accomuna nel comparto del terzo settore realtà molto differenti tra di loro, come palestre e fondazioni bancarie con mense dei poveri e case di cura religiose.
Per quanto riguarda le sole organizzazioni di volontariato, ne sono state censite 306 nella provincia di Rimini nel 2013 da Volontarimini – il centro che raccoglie molte organizzazioni locali – presenti in 22 comuni sui 27: quasi una organizzazione ogni 1.000 abitanti. Rispetto al 2012, dieci si sono aggiunte e 5 si sono sciolte. Il 57% delle organizzazioni ha sede nel comune di Rimini e l’11% in quello di Riccione, ma il numero pro capite più alto è nell’Alta Valmerecchia. Le associazioni riminesi operano principalmente nell’ambito socio-assistenziale (28%), ma sono aumentate dal 2011 anche quelle che si occupano di ambiente (+9%) e di solidarietà internazionale (+8 %).
Il volontariato a Rimini ha una lunga tradizione – ricorda Maria Cristina Gattei, presidente di Volontarimini -. La città è stata fra le prime nel ’96 ad aprire il suo centro di servizi dopo l’entrata in vigore della legge”.

Effetto crisi. Dopo quasi vent’anni e una crisi economica di mezzo, quali somme tirare?
La base del volontariato a Rimini è sempre attiva e pronta a sacrificarsi, però è indubbio che vi siano dei problemi”. La crisi ha colpito da più parti: “I fondi si sono ridotti di due terzi dal 2010. Inoltre, essendo i volontari innanzitutto persone, non potevano rimanere indenni da un periodo così negativo per le famiglie. Per questo la loro disponibilità è talvolta diminuita. Da un lato ci sono meno giovani, che, faticando a trovare un lavoro per loro stessi, difficilmente riescono a servire gli altri. Dall’altro, i volontari più maturi sono necessari in casa, sempre più chiamati a fare i nonni a tempo pieno per via della crisi”.

I dolori… Il quadro è quello di un mancato ricambio generazionale e contemporaneamente di una classe di volontari comprensibilmente affaticata, con famiglie gravate dal peso della congiuntura storica. Talvolta si fatica persino a nominare il presidente di un’associazione per il livello di disponibilità che la carica richiede. I volontari riminesi ricadono soprattutto nella fascia d’età 30-54 (11.540 unità), dopodiché ci sono gli over 55 (9.488). I pensionati sono quasi 7 mila. Un altro limite? La burocrazia: “Sta ammazzando le associazioni. Oramai serve del personale solo per quella”.
C’è un vuoto da colmare. I tempi di spending review hanno pesato ulteriormente: “Le istituzioni pubbliche hanno tagliato i loro servizi, per cui le associazioni di volontariato si sono trovate a dover sopperire alla loro assenza. Questa non dovrebbe essere la norma: il nostro compito è quello di denunciare e offrire un’alternativa al pubblico; eppure siamo stati chiamati a rispondere a problematiche eclatanti, come l’assistenza sociale, sanitaria, quella per gli anziani o per gli adolescenti in difficoltà”.

…e le gioie. Un quadro positivo, nonostante tutto, per il presidente Gattei c’è: “Il volontariato della provincia, nonostante il calo di risorse, continua ad essere presente con tutta la forza che contraddistingue il dono della gratuità. Il volontario è la persona che, adempiuti i doveri di ogni cittadino, mette a disposizione il proprio tempo e le proprie capacità per gli altri. In tempi di maggiori ristrettezze, la sua creatività non può mancare. Solo cosi si potrà tornare ad ottenere risultati migliori nei confronti delle criticità che stiamo vivendo, come la povertà in aumento”. Il futuro? “Siamo ottimisti, altrimenti non faremmo i volontari”.

Mirco Paganelli