Le reti familiari mi portano di tanto in tanto nell’hinterland milanese, zona navigli. Anche lassù con l’arrivo della primavera si moltiplicano fiere e feste di paese che, come in ogni dove, fanno i conti con la variabile maltempo. Il sabato pomeriggio il superportale «Meteo» indicava pioggia dalle undici della sera. È arrivata all’una: del pomeriggio successivo e senza i fulmini delle icone. Eppure non ho sentito inveire più di tanto contro le previsioni fallate, per le quali tra l’altro là non è neanche possibile applicare la tesi“eh, ma c’è la corrente dal mare” spesso citata nei nostri bar.
Quelle genti, che portano sane radici contadine, magari sono abituate a guardare l’orizzonte e sentire l’aria oltre che a consultare il telefonino. Il discorso ormai è noto: le previsioni, per quanto scientifiche, non vanno prese come oro colato. E allora perché non promuovere qualcosa per riportarle nelle loro giuste dimensioni? In un contesto, ad esempio, come lo Smiting di Rimini. Primo, perché lo smitizzare fa parte della natura stessa e del titolo del non convenzionale festival. E perché, laddove paradosso e nonsense sono di casa, penso ci starebbero bene storie come quelle dei turisti bolognesi che parlano al telefono con l’albergatore cercando di convincerlo che a Rimini sta piovendo anche se c’è il sole perché c’è scritto su internet. La butto lì agli organizzatori per la prossima edizione: una bella sezione Smeteing?