Il riminese moderno, bloccato nel traffico della via Flaminia all’ora di punta, difficilmente ripensa a quando gli antichi romani percorrevano la stessa strada per raggiungere la Capitale. Né tantomeno il giovanissimo riminese moderno, aspettando gli amici all’Arco d’Augusto per la consueta vasca in centro, è solito alzare il capo a ricordare che quella, 2mila anni fa, era la porta della città. Eppure il passato è attorno a noi, e ogni giorno continuiamo a camminare sulla storia. Lo sa bene chi di storia è appassionato, chi dal passato è rimasto tanto incuriosito da volerlo addirittura rivivere, in barba ai millenni che ce lo hanno fatto dimenticare. I membri di Legio XIII Gemina, associazione culturale di rievocazione storica nata a Torriana tre anni fa, hanno puntato la loro macchina del tempo al I secolo d.C, ritrovandosi nei panni, o meglio nelle armature, dei legionari dell’Antica Roma.
Decimus Hostilius Severus, Gaius Valerius Aemilianus, Aquilia Cornelia Flavia: sono solo alcuni dei nomi che si sono dati in qualità di militari. E non militari qualsiasi. La Legio XIII Gemina, con la quale l’associazione ha scelto di identificarsi, è infatti una delle legioni che seguirono Cesare nelle sue campagne in Gallia e nelle guerre civili contro Pompeo, la prima ad oltrepassare il Rubicone il 10 gennaio del 49 a. C.
“Andiamo là, dove i prodigi del cielo e l’ira dei miei nemici mi chiamano: il dado è tratto”. Proprio alla Legio XIII fu rivolta l’ormai nota frase, come ricorda oggi il Suggestum Caesaris di Piazza Tre Martiri.
Passeranno anche di lì, i membri del gruppo, il prossimo 15 marzo. Insieme all’Associazione Ricerche Iconografiche e Storiche ARIES, da quattro anni organizzatrice dell’evento, i moderni legionari marceranno per la città, riaprendo così quella pagina di storia brutalmente chiusa nel 44 a.C., quando Cesare venne assassinato dai senatori repubblicani. Dalla Caserma Giulio Cesare, che accoglierà una prima cerimonia alle 10 del mattino, fino al Ponte di Tiberio, passando per l’Arco e l’intero corso d’Augusto. Nel pomeriggio le Idi di Marzo saranno celebrate a Vicus Popilius, nient’altro che Riccione. Un nuovo appuntamento inaugurato quest’anno da Legio XIII Gemina, che nel parco adiacente al Vecchio Cimitero della città, allestirà un accampamento romano dal quale intrattenere i visitatori con lezioni sull’addestramento e le strategie militari dell’epoca. Perché l’attività dell’associazione non è solo abiti e scenografie sapientemente ricostruite. “Lo scopo è soprattutto didattico e divulgativo – spiega Denis Pasini, presidente del gruppo – e ogni dimostrazione è accompagnata da una spiegazione, che solitamente stimola gli spettatori ad approfondire l’argomento”. Le rievocazioni pubbliche sono il risultato di un lavoro meticoloso, volto a ricostruire la vera vita dei legionari: incontri ogni martedì (giorno dedicato al dio della guerra, perché nulla è lasciato al caso) per allenarsi all’uso delle armi, ricerca e studio di scritti e fonti iconografiche per risalire all’utilizzo dei diversi oggetti dell’epoca, ricostruiti dai soci o acquistati da artigiani. “Analizziamo anche i gesti e modi di usare le cose, qualsiasi cosa ci aiuti a capire cosa c’era dietro a quelle immagini ferme arrivate ai giorni nostri”. E da due anni, ogni estate, con le loro esercitazioni i legionari riaccendono l’anfiteatro. “Prima che arrivassimo noi c’erano riminesi che non sapevano nemmeno dove fosse precisamente. – racconta Pasini – Ma non è un difetto solo riminese, l’Italia è piena di siti archeologici poco valorizzati”. E pensare che loro lo fanno solo ed esclusivamente per passione, per hobby. Dall’impiegato al libero professionista, dall’operaio al rappresentante delle forze dell’ordine: ciascuno ha il proprio lavoro, e per fortuna, perché a fare il legionario oggi ci si ripaga al massimo la spesa per il materiale. “Ci sono anche dottori che hanno trovato il loro corrispondente nel medico da campo, o appassionate di danze orientali che si sono cimentate nel ruolo delle vestali”. Per passione girano l’Italia e l’Europa, confrontandosi con associazioni straniere, spesso constatando come alcuni paesi, pur con meno risorse, riescano a sfruttare più dell’Italia i loro beni culturali. Per passione si mettono alla prova: per capire come fosse un tipico viaggio delle legioni romane, il gruppo ha recentemente marciato lungo la Gola del Furlo, nelle Marche, portando con sé gli impedimenta, i tipici bagagli dei soldati. Ma non ci sono più i legionari di una volta. “Secondo gli scritti di Vegezio, una legione in addestramento percorreva tra i 20 e i 30 km al giorno – fa notare il presidente – noi ne abbiamo fatti quattro, ed è stata una moria. Eravamo devastati”.
Isabella Ciotti