Le siringhe nei parchi, o nei luoghi dell’assunzione, sono solo un ricordo. Ma l’eroina non è una droga tramontata. E la devastazione fisica e psicologica di tanti giovani non è purtroppo un ricordo.
L’operazione “Orione”, che nei giorni scorsi ha portato all’arresto di 14 persone per traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, una “costellazione” che dalla Sardegna arrivava fino alla Romagna e Rimini, con diramazioni stupefacenti a Novafeltria (dove è stato arrestato un 36enne disoccupato), Savignano e Sogliano (in manette un 52enne senza lavoro), è solo l’ultimo anello di una catena che non accenna a spezzarsi.
L’ultima relazione della Questura di Rimini sull’uso e lo spaccio di sostanze stupefacenti sul territorio della provincia, parla chiaro: “nell’ultimo anno l’eroina ha avuto un considerevole ritorno nel mercato delle sostanze stupefacenti. E tra le cause di tale riapparizione c’è il costo della dose che si aggira sui 20/30 euro per un peso di circa 0,40/0,50 gr”.
Su “Orione”, ad esempio, l’«ero» volava a 27 euro il grammo. In realtà, gli operatori danno un giudizio molto diverso sul fenomeno. “L’eroina è una sostanza sempre molto utilizzata, i colloqui con i ragazzi che entrano in comunità lo testimoniano. – non fa giri di parole Giovanni Salina, animatore generale del Servizio tossicodipendenze della Papa Giovanni XXIII – Meno siringhe non significa meno eroina: la percezione è sbagliata”.
Niente “spada”, oggi è assunta in maniera differente, in prevalenza “fumata” o meglio “inalata”, appoggiandola su della carta stagnola dove viene riscaldata con un fiamma e i fumi vengono indirizzati nelle vie respiratorie. “Il 70% dei ragazzi oggi accolti a San Patrignano non ha mai fatto uso di siringhe. – rilancia Carlo Forquet dalla comunità di Ospedaletto – Eppure l’ero compare in quasi tutte le storie di ragazzi come approdo finale nel quadro di un policonsumo. Fumata o bucata, genera comunque un’astinenza molto pesante”.
Secondo i dati della Questura, l’eroina viene prodotta per il 90% dall’Afghanistan e dal Pakistan e arriva in Europa e in Italia tramite i canali delle organizzazioni criminali dal Nord Europa e dell’area dei Balcani, da Milano o tramite i porti di Ancona, Brindisi, Pescara e Ravenna. “Lo smercio sul territorio riminese è effettuato in prevalenza da tunisini, romeni e albanesi. Questi ultimi – aggiungono dalla Squadra Mobile – gestiscono l’attività particolarmente lucrosa quali «grossisti», poiché una parte consistente del’eroina proviene proprio dall’Albania”.
Basta seguire le imprese della Sezione Antidroga della Squadra Mobile per stilare una mappa dettagliata dello smercio riminese è presto stilata. Marina centro, il piazzale della Stazione, piazzale Gramsci e zona Mercato coperto, fino a spostarsi a San Giuliano e Viserba, e Miramare, specie nel periodo estivo. Cambiano le modalità, si modificano i prezzi,ma “L’escalation nell’assunzione di sostanze stupefacenti è sempre la stessa: – conferma Salina – si parte dalla marjiuana e hashish per spingersi fino a droghe più forti, sempre più dannose a livello fisico e psicologico. E senza dimenticare l’alcol”. Altro che trasgressione anni Settanta, l’eroina resta – insieme alla cocaina – lo stupefacente più diffuso. Lo confermano anche i dati 2013 dei Carabinieri di Rimini (42 kg sequestrati tra marjuana, cocaina e eroina). “Purtroppo non c’è la percezione della tossicodipendenza, i ragazzi anche a SanPa non si vedono assuefatti. – punta il dito Forquet – C’è una cultura per la quale l’assunzione di sostanze è normalizzata, compatibile con la vita di tutti i giorni. Ma gli errori che provoca e i danni causati che normalità sono?”.
Paolo Guiducci