La pala d’altare della Chiesina rossa di Savignano ne è un esempio emblematico. Come pure la pala d’altare ospitata nella chiesa di San Bernardino, a Rimini. Per non parlare dei disegni di Guido Cagnacci, un patrimonio pressoché sconosciuto di pittura visionaria seicentesca. Sono alcuni dei tesori nascosti sui quali la rassegna “I Maestri e il Tempo” intende squarciare il velo. Giunta alla quarta edizione, “I Maestri e il Tempo”, organizzata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini, persegue l’obiettivo di riscoprire opere e maestri fondamentali per la storia dell’arte riminese ed emiliano-romagnola, nel rapporto con la cultura italiana ed europea e con i contesti culturali. Un tentativo di alta divulgazione che pare aver colto nel segno e nel desiderio, come indicano le oltre 2.000 presenze annue di studiosi e appassionati, insegnanti e studenti, cittadini interessati a riscoprire il patrimonio artistico e storico.
Tesori nascosti è proprio una delle tre chiavi di lettura del quarto ciclo di incontri. Innanzitutto i Segni. Quelli che preparano e accompagnano la prima Biennale del Disegno di Rimini, a cui contribuisce la Fondazione CariM. La relazione d’esordio de “I Maestri e il Tempo” della critica d’arte Eleonora Frattarolo ha illustrato la visionarietà del pittore e scenografo Antonio Basoli, precursore della cinematografia, e protagonista della mostra ospitata a Castel Sismondo (che comprende alcune opere “scoperte” da Alessandro Giovanardi in collezioni private riminesi). La relazione di Massimo Pulini (30 maggio), storico dell’arte e assessore alla Cultura di Rimini, metterà invece in luce il tesoro dei disegni quasi sconosciuti del santarcangiolese Guido Cagnacci, tra i massimi esponenti del Seicento italiano. Ma il disegno in stretto rapporto con la pittura sarà comunque il protagonista degli interventi da Fiorella Frisoni (“Gli Angeli di Vittorio Maria Bigari, pittore visionario” – nella foto –venerdì 7 marzo) al direttore di Christie’s Italia Marco Riccomini (“Donato Creti: malinconia e perfezione”, venerdì 21 marzo), da Liliana Barroero (“Marco Benefial. Estasi sacre, estasi profane”, venerdì 4 aprile) fino a Pier Giorgio Pasini, che metterà in luce il prolifico e geniale incisore di Montescudo Rosaspina (venerdì 11 aprile) nell’incontro “Tradurre le immagini. Francesco Rosaspina incisore tra ’700 e ’800”.
Visioni, la seconda parola d’ordine, è il vero leit motiv di tutta la serie. “L’immaginazione creativa permette ai pittori di dare forma al mondo invisibile con la straordinaria capacità di coinvolgere i sensi e gli affetti, il pensiero e i sentimenti” spiega Alessandro Giovanardi, il curatore della rassegna, che ne parlerà il 14 marzo (“Gli sguardi dipinti. Mistica e pittura nella Rimini barocca”) narrando il rapporto tra pittura e visioni mistiche nel Sei-Settecento.
“I Maestri e il Tempo” si snoda dunque nell’arco di nove incontri nei quali verranno alla luce figure spesso dimenticate della storia riminese. Dal bolognese Vittorio Maria Bigari, autore degli affreschi settecenteschi di Sant’Agostino, al romano Marco Benefial, le cui opere si trovano presso il Museo di Rimini e presso la Chiesa Rossa di Savignano. Senza dimenticare Donato Creti, lo strepitoso pittore che lavora in città a San Bernardino.
Tesori nascosti sono pure i documenti con cui il fresco Sigismondo d’oro Oreste Delucca, illustrerà (9 maggio, “L’artista nel Medioevo. Profili riminesi fra ’300 e ’400”) le figure riminesi d’artista, durante l’autunno dorato del tardo Medioevo. E così i numerosi e disseminati scritti sulla cultura romagnola di Augusto Campana, che compongono il III volume degli Scritti delle Edizioni di Storia e Letteratura di Roma. A presentare Campana e il volume, un personaggio d’eccezione: il riminese Antonio Paolucci, ex ministro, attuale direttore dei Musei Vaticani. Il suo “La Romagna di Augusto Campana” (venerdì 6 giugno) chiuderà il quarto ciclo della rassegna.
Paolo Guiducci