I Crabs incassano la loro settima sconfitta interna, quattordicesima in totale. E mai come in questo caso non possono recriminare nulla perché chi sbaglia, come tutti sanno, paga. Questo è ancor più vero nel basket, un gioco che non perdona nulla e premia chi se lo merita. A proposito di meriti, il Pordenone ne ha avuti tanti, in particolare due, che poi sono stati fondamentali. Il primo è che la squadra friulana ha condotto sempre la gara; il secondo è quello di aver chiuso la partita quando i riminesi erano riusciti a rosicchiare il vantaggio punto dopo punto, fino ad arrivare al -3. In quel frangente, tre «bombe» consecutive, sono state ignobilmente sciupate dai Granchi, cosa che non hanno fatto gli avversari che alla fine si sono portati a casa il referto rosa (67-75). Se si vogliono cercare altri motivi per giustificare questa ennesima sconfitta, ce ne sono. I primi venti minuti, per esempio, sono da dimenticare, come da dimenticare è l’inconsistenza dei vari Silvestrini (2 di valutazione), Tassinari (1) o addirittura Scarone (-1!!!), quest’ultimo con l’aggravante nel voler perseverare nei tiri dalla lunga distanza, collezionando, come già era accaduto nei precedenti incontri, un misero 1/7. Dietro la lavagna c’è da aggiungere un altro posto riservato a Marengo che, in cinque minuti, è riuscito a chiudere con un -3, frutto di altrettanti falli. Pretendere di vincere con queste prestazioni era un’utopia. Peccato perché Bosio ha, invece, disputato un eccellente incontro (per lui la valutazione più alta, 29, avversari compresi) così come Moreno, però solo nel primo tempo. Domenica si va a Legnano, sul campo dell’ex capolista, in leggero calo ma sempre in grado, come è già successo all’andata, di battere i Crabs. Soprattutto se i Granchi saranno quelli visti nel primo tempo con il Pordenone e, in generale, quelli che pagano dazio sempre e comunque per i loro inizi fiacchi, balbettanti e incerti.
Pier Luigi Celli