Sorprende chi non c’è mai stato. Così dicono di Spadarolo gli abitanti. La frazione che sorge sull’ultima estremità del lembo collinare che va dall’appennino al mare, come un tentacolo, gode di un’ampia panoramica sulla Valmarecchia, Covignano e la città. La sua posizione è di assoluto privilegio. Giace nel cuore del forese, ma è immediatamente raggiungibile dalla città (traffico permettendo) tramite la via Marecchiese. L’atmosfera è quella rurale, dal sapore antico, del dolce entroterra riminese; l’aria è frizzante e la natura verdeggia. Nonostante l’espansione residenziale, la calma regna sovrana. Chi ci vive ne è assolutamente deliziato, come abbiamo riscontrato con il nostro settimo Viaggio in Periferia. E i problemi sono stati presi di petto.
Campagna, che passione! “Amo vivere qua”, dice Teresa, una residente che sta vicino al fiume dove la calma è assoluta. Per fare la spesa? “Andiamo in città in auto, ma solo una volta alla settimana perché trovare parcheggio è un delirio”. Lei, che è una vera azdora romagnola, confessa: “Sto meglio a casa a cucinare e a respirare l’aria buona”. Michele, giovane padre di famiglia dice: “Io ci sono nato per cui ci sono affettivamente legato. Anche chi viene da fuori si rende conto che a pochi passi dalla città si può ritrovare un clima accogliente legato ai sapori di una volta. Siamo isolati, ma allo stesso tempo ci sono i servizi essenziali. Troviamo quella tranquillità che altrove manca”.
Un po’ di storia. Giuseppe ha superato i 70 anni e conosce Spadarolo come le sue tasche. “Sono arrivato qui negli anni ’50 quando non c’era niente, poco più di 400 persone, tutti contadini. Poi sono sorte le fabbriche, la gente ha iniziato ad andare a lavorare fuori. C’era la ferrovia Novafeltria-Rimini che affiancava la Marecchiese, smantellata per allargare la strada. Anche i piccoli negozi alimentari sono spariti; è impossibile competere con i supermercati”.
Manca il verde attrezzato. Seppure di spazio ce ne sia in abbondanza, a Spadarolo e Vergiano manca un giardino pubblico. Ecco perché alcune famiglie attive in ambito parrocchiale si sono adoperate per creare tre aree verdi con panchine, tavoli e giochi per bambini. “Mancano gli spazi per l’incontro – raccontano – l’idea è quella di raggruppare gente di tutte le età. I giardini offrono l’occasione di fermarsi a chiacchierare o giocare, ad esempio dopo le attività parrocchiali”. Il progetto «aree verdi», così lo chiamano, è partito un anno e mezzo fa da 7 famiglie, allargandosi ad un nutrito gruppo di collaboratori. “Dopo il lancio della proposta c’è stato chi ha contribuito dal punto di vista economico, logistico, chi ha offerto il suo tempo… Alla festa finale eravamo in 230!”. Anche l’area del tiro con l’arco, su un terreno comunale, vorrebbe essere convertita dagli abitanti in parco pubblico.
Uniti contro il quartiere dormitorio. Spiega Michele, uno dei più attivi in parrocchia, che “c’è il sentore che questa parte di città sia cresciuta con poca attenzione, con una riqualificazione sbrigativa, come quella della Marecchiese (anche per via del periodo economico poco favorevole). Per questo ci siamo dati da fare in prima persona”. Spadarolo conta circa 2mila residenti, di cui “un 60% è di vecchia data, gli altri sono arrivati con i nuovi palazzoni. Le persone sono molto affezionate alla loro terra e se sollecitate si attivano per curarla; c’è un forte senso civico. Per evitare di diventare un paese dormitorio bisogna mettersi in gioco nonostante le difficoltà e lo stress della vita odierna. La scuola è un altro punto di ritrovo importante dove le famiglie si confrontano sui temi del luogo”.
La parrocchia al centro. Baricentro della comunità locale è la parrocchia di Spadarolo e Vergiano che raccoglie le principali iniziative della zona, sia presso la chiesa che al teatrino «Marvelli» sulla Marecchiese, vicino al viadotto dell’autostrada. A guidare la comunità per 30 anni fino al 1999 c’è stato don Pasquale Campobasso, recentemente scomparso. “Era molto legato al territorio – ricorda Loris, anche lui molto attivo in parrocchia – <+cors>era molto professionale e coerente. Aveva più di una laurea, era cavaliere del lavoro, insegnava esperanto, ci ha lasciato in eredità un biblioteca con testi di inestimabile valore. Dava molto importanza all’arricchimento culturale della comunità. Poteva sembrare duro, ma era estremamente innovativo. Ha ideato la festa dei nonni e istituito i gruppi Cresima i cui ragazzi, oggi cresciuti e madri e padri di famiglia, sono tutt’ora la spina dorsale della parrocchia”. Tutto ciò dimostra come un tessuto residenziale privo di centri di aggregazione pubblici possa trovare nella parrocchia un punto di riferimento, collante per la gente, che forgia lo spirito e l’identità del luogo.
Servizi. Sono carenti i negozi nel quartiere, ma non se ne sente più di tanto il bisogno. “La gente lavora fuori e al ritorno trova tutto l’occorrente per strada – raccontano alcuni abitanti – nel tratto di Marecchiese dei Padulli c’è di tutto: farmacia, supermercato, banca”. Il teatro è piuttosto attivo con il calendario pieno di eventi tutto l’anno. Per lo sport c’è da sbizzarrirsi con campetti da calcio e persino un campo da baseball. “Un tempo si andava a giovare all’Ina casa o a Sant’Ermete. Oggi i ragazzi possono sfogarsi quanto vogliono”. L’asilo nido e la scuola primaria sono strutture nuovissime. Un’istituzione per Spadarolo è il «Bar Cecchini» ancora gestito dalla persona che lo aprì nel 1976 e che i clienti di fiducia salutano come «Cecco». “Quando iniziai avevo solo 5 tazze da caffé e 3 da cappuccino, la gente non era abituata ai bar e faceva colazione a casa – racconta l’anziano proprietario, oggi aiutato dalla nipote all’edicola – prima era un posto di campagna frequentato dalla gente del posto. Adesso la nostra è diventata una via di passaggio e siamo molto soddisfatti della clientela”. Il traffico è la loro fortuna, ma anche il punto dolente. “Ci sono i limiti dei 50, ma vengono sforati facilmente. Le strisce pedonali le hanno messe da pochissimo ed è pieno di mezzi pesanti. È migliorata un po’ la sicurezza della strada, ma non di molto”.
Mirco Paganelli