Dell’ultima rilevazione Istat sui prezzi al consumo si è parlato soprattutto per aspetti di indiscutibile rilevanza. Nel paniere sono entrate ufficialmente, in evidente ossequio al bel George (what else?) le capsule per il caffè mentre è uscito il tailleur, dopo decenni non più protagonista della moda per signore. Sui numeri, invece, non ci si è più di tanto soffermati. Eppure di motivi di interesse ce ne sarebbero: a partire dalla stessa inflazione, oggi è a livelli contenuti come non se ne registravano da tempo. Non sono un economista ma il trend mi sembra una prova di come sia davvero possibile un’economia dove i prezzi non aumentano per forza di continuo. Confido che, dai e dai, ci si sia davvero resi conto che la capacità di spesa delle famiglie non è quella dei bei tempi andati.
Nello specifico di Rimini, in genere allineata ai dati nazionali, si segnala un più 5.7% rispetto a un anno fa per la voce “servizi ricettivi e ristorazione”. Segno, questo, di come forse i metodi di rilevazione vadano aggiornati: è proprio su quelle voci, infatti, che molti di noi hanno risparmiato negli ultimi mesi. Signori dell’Istat, ve lo dico sottovoce ma fidatevi: andate su Tippest, Groupon o uno di quei posti lì, ci sono delle bazze che neanche immaginate.