Loreto, 5 settembre 2004 – Rimini, 5 settembre 2014. Dieci anni da uno degli eventi più coinvolgenti vissuti dalla nostra Chiesa riminese: i preparativi, il viaggio dei pullmans, l’ultima uscita pubblica di Giovanni Paolo II, la “regia” del vescovo Lambiasi quale assistenza nazionale dell’Azione Cattolica e, soprattutto, la spianata di Montorso illuminata dagli occhi limpidi dei giovani, dalla gioia dei canti e dei colori.
Commemorare, oggi, sarebbe troppo poco.
Alberto ha piuttosto qualcosa da dirci e da darci e già – siamo sicuri – si è ben “sintonizzato” sulle alte frequenze di papa Francesco.
Per questo, lo stile con cui la Diocesi di Rimini propone di celebrare il decimo Anniversario della Beatificazione del giovane ingegnere non vuole fermarsi a quello tipico della “commemorazione”, ma trasformare l’evento in occasione di evangelizzazione e di educazione umana e civile, rivolta preferibilmente alle giovani generazioni, che non hanno ancora conosciuto Alberto.
Il modo migliore per essere grati a Dio e alla Chiesa per averci donato un nuovo beato non è forse quello di annunciare Cristo risorto nel volto dei santi?
La città di Rimini lo ha già onorato con la dedicazione di una piazza (già P.zza Tripoli), una lapide in Municipio (P.zza Cavour) e una sala nella sede della Provincia; a lui è intitolato l’Istituto Comprensivo statale di Covignano, l’Istituto Superiore di Scienze Religiose e il Movimento per la Vita. Non solo a Rimini, ma anche in Italia e all’estero, oratori, case, centri professionali, associazioni e gruppi giovanili portano oggi il suo nome.
Lo spirito che anima il Decennale della Beatificazione è dettato dalla fede che Alberto è vivo e abita ancora, anche se invisibilmente, nella sua città: la guida e la illumina con il suo esempio e la sua intercessione per condurla al bene comune e a Dio; si fa compagno e guida dei giovani nel discernere la loro vocazione e il loro missione nella società; soccorre le famiglie che si ritrovano ancora oggi nella morsa dell’indigenza; è attento alle necessità materiali e spirituali della sua Chiesa, dei religiosi, dei sacerdoti e del vescovo.
Un’azione invisibile, che come fiume carsico discende dalla bontà di Dio, innerva e vitalizza la società e le membra della Chiesa. Il Centro di documentazione “A. Marvelli”, a cui pervengono ogni giorno tante testimonianze da ogni angolo del mondo, è osservatorio privilegiato da cui constatare quest’azione invisibile.
Fare memoria della Beatificazione, dunque, significa come far “riprendere possesso” ad Alberto della sua città e della sua Chiesa con la sua azione e intercessione e con la sua testimonianza di vita e di fede. Un Anniversario lungo un anno, quindi, per “mostrare”, “far vedere” visibilmente, ciò che oggi Alberto sta operando invisibilmente: mostrarlo nei luoghi in cui è vissuto (la piazza, la spiaggia, la scuola, la parrocchia) e negli obiettivi per cui ha lottato (la fede, la dignità umana, la pace, l’amicizia, la cultura, il lavoro, il diritto).
Uomo di profonda interiorità e di instancabile vitalità, Marvelli insegna che è possibile vivere con la «passione delle altezze» anche nel buio della sofferenza e della crisi economica, etica e politica. Una testimonianza di vita e di cittadinanza con cui i riminesi, oggi, non possono oggi non misurarsi.
Un evento, fatto di tanti eventi (culturali e civili, educativi e sociali, religiosi e di evangelizzazione), a cui partecipano anche l’Azione Cattolica Italiana e la Famiglia Salesiana Italiana.
Primo appuntamento a Pentecoste, quando il “Decennale beato Marvelli” verrà ufficialmente lanciato e le sorprese saranno davvero tante. Un esempio? Il docu-film sulla vita e la spiritualità di Alberto.
Elisabetta Casadei