RiminiSocial spegne la sua prima candelina. Un anno fa, precisamente il 12 febbraio 2013, sul sito www.riminisocial.it usciva un articolo dal titolo: Il voto un diritto per tutti, con un approfondimento sulle modalità di voto previste per le persone con disabilità.
È cominciato così un percorso di 12 mesi, nei quali il sociale di Rimini è stato raccontato con un occhio diverso, a partire dall’ambiguità nel nome della testata, quel social che si riferisce sia al tema trattato che alla modalità, legata ai social network (RS è attivo su facebook quotidianamente, non solo rilanciando le notizie del web ma anche con eventi e appelli). Ma il vero punto di forza di tutta la struttura rimane la redazione, che si compone da un lato di giornalisti – sia del gruppo Icaro che del settimanale il Ponte – e dall’altro di persone e associazioni che quotidianamente lavorano nel sociale. Attualmente fanno parte dello staff di Social: Il Millepiedi, La Formica, la Fondazione San Giuseppe, La Caritas, le Acli ed Educaid. Una “simbiosi” che permette di investigare il sociale non solo da un punto di vista giornalistico, ma anche grazie alle testimonianze di chi il sociale lo fa e lo vive.
Ne sono un esempio gli articoli che offrono informazioni legate ai servizi delle associazioni – come quello che ha “aperto” le pubblicazioni. Un servizio che ha avuto un ottimo riscontro, come dimostrano i dati. L’articolo più letto del sito (con oltre 3.500 visualizzazioni uniche di pagina) è un servizio sull’autismo friendly beach, un progetto nato dagli sforzi dell’Associazione Rimini Autismo che ha voluto formare gli operatori del settore turistico per rendere Rimini una città accogliente per chi soffre di questo disturbo e capace di essere vicina alle esigenze delle famiglie di ragazzi autistici.
Ma è l’aspetto giornalistico, di inchiesta, quello che contraddistingue maggiormente l’operato di RiminiSocial. È proprio grazie alle collaborazioni con le realtà sociali del territorio che nasce l’inchiesta che diventa denuncia. Rimanendo negli articoli più letti, al secondo posto spicca un evento di cronaca taciuto dalla quasi totalità della stampa locale, e che diventa lo spunto sia per una accusa nei confronti di un certo tipo di giornalismo, sia per una riflessione sul ruolo dei media e del rapporto della società con il diverso.
Il caso è quello del ragazzo Ghanese aggredito da un gruppo di riminesi. Martedì 28 maggio Ben, profugo ghanese accolto a Rimini per il progetto Sprar della Caritas, è stato aggredito e preso a bastonate per aver intralciato con la bici la macchina di alcuni ragazzi. L’evento è già di per sé deprecabile, ma lo è stato ancora di più il silenzio dei giornali.
“L’episodio – scrive Valentina Ghini di Caritas nell’articolo – è ancora più grave se lo si confronta col trattamento che i media hanno con eventi simili quando le parti sono invertite e lo straniero è l’aggressore. La vicenda di Ben non ha avuto la stessa risonanza di un altro fatto di cronaca accaduto qualche giorno fa a Riccione, e titolato: «Magrebino armato di coltellaccio aggredisce cinque persone come il picconatore di Milano». L’impressione è che quando i ruoli si invertono e lo straniero è il picconatore, la notizia occupi molto più spazio sui media”.
Un altro aspetto di Social sono i Dossier. Nel 2013 ne è uscito uno, sul carcere di Rimini, per raccontare la realtà penitenziaria da dietro le sbarre. Non solo numeri e dati, ma anche, e soprattutto, le storie di chi in prigione, è costretto a passare le proprie giornate. Per l’anno in corso ne sono previsti altri due.
A un anno dall’inaugurazione, RiminiSocial continua a crescere. I numeri del sito sono in positivo, il traffico si attesta oltre le 250 visite al giorno di media, e il gruppo sta stringendo collaborazioni sia con altri attori del mondo del sociale riminese, sia con enti pubblici, come l’assessorato alle politiche sociali della Regione Emilia Romagna, a dimostrare che la scommessa lanciata dodici mesi fa ha ragione d’essere, e si può sperare di vincerla, e cioè colmare la mancanza di attenzione a ciò che possiamo definire vita sociale, o più semplicemente il Sociale: raccontare storie, vicende, desideri e domande di chi vive situazioni di bisogno, e le risposte dell’associazionismo, della cooperazione sociale e del terzo settore.
L’obiettivo di amplificare l’attenzione sulla vita sociale di una comunità territoriale, magari è pretenzioso, ed è al di là delle forze di un singolo organo editoriale, ma vale la pena lanciarsi in questa impresa, o, meglio, continuarla. Perché, per parafrasare le parole di Don Luigi Ciotti, presente lo scorso 11 ottobre a Bologna al convengo “Una società impoverita, riflessioni per orientare le politiche”, la solidarietà “organizzata” non deve essere un alibi per la politica e per i cittadini, per disinteressarsi di ciò che succede oltre le proprie case, di chi ha bisogno dell’aiuto e della comprensione o anche della semplice consapevolezza.
Non è un compito che si può solamente delegare, quello del sociale, è un atto che richiama tutta la società in quanto tale, composta da persone che vivono di mutui rapporti.
Stefano Rossini