Illustratrice, musicista, operatrice di moda e videomaker. In una parola: eclettica. Marianna Balducci, giovane riminese cresciuta con il mito di Andrea Pazienza e Gianni Rodari, appassionata di pittura, musica e moda, ma soprattutto della sua città, è un vulcano di idee e iniziative. L’ultima, La Saraghina in gita, è un libretto-gioco illustrato per accompagnare i bambini a familiarizzare con le bellezze della città. Lavora a percorsi differenti nel settore della comunicazione e della moda. E in Rete ha catturato l’attenzione del chitarrista di Sting, Dominic Miller, che si è affidato a lei per il suo ultimo video.
Moda, illustrazione, video, musica: ti affidi a tante espressioni. Sintomo dell’incertezza della comunicazione moderna, della necessità che diventa virtù in tempo di crisi o contemporaneo bisogno di dialogare con molti media?
“Credo ci sia una buona componente di tutte queste cose. Sono una persona iperattiva, molto emotiva e con un istintivo interesse per tutto quel che è comunicazione e narrazione. Mi affascinano le parole, mi coinvolgono le immagini, mi piace giocare mescolando stimoli e realtà che conosco per vedere cosa succede. Spesso alcuni esperimenti sono nati dalla necessità di rispondere all’esigenza particolare di un cliente con cui c’era la possibilità di mettersi insieme alla prova, altre volte lavori nati come progetti personali hanno attirato l’attenzione di un committente che ha chiesto qualcosa di simile. Il mio lavoro (specialmente quello «disegnato», ormai preponderante) fa i conti con una buona componente di incertezza e mi costringe a mettermi in gioco molto anche come persona, ma sono aspetti con cui ho scelto di convivere pur di coltivare un’attività che mi consente di esprimermi nel modo più autentico”.
Canti in una band e sei inserita a pieno titolo nel progetto ReeDo nato all’interno del Campus universitario riminese.
“Eh sì, la musica e il palco sono una bellissima passione e anche un’ottima terapia per chi è emotivo come me. Non posso definire la musica un lavoro anche se l’impegno è tanto e finché avrò energie spero di non doverla abbandonare. La band si chiama Raclage (termine tecnico che indica il rischiaramento della voce) ed è tutta al femminile; suoniamo e riarrangiamo cover in assetto acustico (dal rock, pop straniero, al cantautorato italiano).
ReeDo invece è una cooperativa nata in collaborazione con ex colleghi universitari e due docenti che lavorano con noi. Si occupa di autoproduzione nella moda e nel design, organizzando eventi e laboratori. Ora le energie sono concentrate principalmente sul ReeDoShop (www.reedo.it), il laboratorio di sartoria in via Bertola dove insegnamo alle persone a confezionarsi abiti e accessori da sé (con l’assistenza di una sarta), collaboriamo con designer e artigiani e sperimentiamo nel campo del riuso e del sostenibile. Io mi occupo del backstage dell’azienda (comunicazione, organizzazione, grafica, ecc.)”.
Con la stop motion (mix di disegno e fotografia) hai catturato via Web l’attenzione del chitarrista di Sting, Dominic Miller. Il risultato è un video.
“Tutto è partito dal videoclip realizzato per i Nashville Trio, band locale alle prese con un album di cover dei Police. Una fortunata serie di incroci ha fatto sì che il video attirasse l’attenzione di Miller che ha una produzione musicale autonoma. Lo stile gli è piaciuto molto e mi è stata data fiducia sia per la scelta del pezzo dall’album, sia per la scelta del soggetto. Gli esiti sono stati molto positivi. Il soggetto di Catalan si è costruito partendo dalla poesia Caracoladi Garcia Lorca”.
Sono tue pure le illustrazioni per il volumetto dei cent’anni della celebre trattoria “La Marianna”. Immagini d’epoca che interagiscono col tuo segno, a volte come collage.
“La Marianna, fondatrice della trattoria, era la mia bisnonna e mia nonna Aldina, con la sorella Cornelia, ha gestito per tanti anni l’attività che rappresenta un importante capitolo della mia storia di famiglia. La trattoria ha compiuto più di 100 anni e quest’occasione ha portato Enrica Mancini (l’attuale responsabile) a chiedermi di mettere mano agli archivi di famiglia. Ne abbiamo fatto una pubblicazione illustrata che ripercorre la storia della trattoria, della Marianna e di alcuni personaggi che le hanno gravitato attorno. I testi, scritti grazie al prezioso aiuto di mio babbo (Roberto, nipote della Marianna), accompagnano le mie visioni disegnate sulla carta gialla, quella che serviva per apparecchiare i tavoli della vecchia cantina, ma anche per segnare i conti dei tanti che non potevano pagare; la carta dalle mani dei bimbi a cui la Marianna apriva le porte, la domenica, per offrire la merenda”.
Il tuo legame con la città è forte. La Saraghina in gita ne è un altro esempio. E non solo un divertissment.
“Amo molto la mia città, mi piace conoscerla e raccontarla. Sono nata e vivo nel Borgo San Giuliano, circondata da sempre da quella che può ancora definirsi una comunità e che mi ha insegnato, così come la mia famiglia, a curare la mia identità territoriale. La Saraghina in gita è un progetto di cui vado molto fiera: è una piccola guida da colorare per giocare e «fare amicizia» con alcune bellezze della città. Il progetto è nato in collaborazione con Enrica Mancini (Trattoria Marianna) e Luca Miserocchi (Linotipia Riminese), a partire dall’esigenza di Enrica di confezionare un gadget che intrattenesse i bambini a tavola”.
Rimini dal punto di vista culturale: quale voto le daresti? E quale suggerimento?
“Rimini paga un po’ il prezzo della sua natura «disordinata» anche sotto questo punto di vista perciò, purtroppo, alcune delle belle iniziative e risorse che il territorio potrebbe vantare finiscono confuse nel marasma dei «grandi eventi» di intrattenimento (migliorare questo squilibrio è il consiglio che mi sento di dare). Eppure ne abbiamo di perle che, magari con discrezione, aprono percorsi validi e pieni di stimoli (i cicli di biblioterapia alla Gambalunga, la rassegna di film d’autore, opere e balletti al Tiberio, il festival Mare di Libri). E negli ultimi tempi anche il Museo della Città e la FAR hanno accolto mostre che mi hanno piacevolmente stupita, differenziando l’offerta culturale della città. Il voto? Un 8 infarcito di una buona dose di fiducia”.
Paolo Guiducci