L’immagine di Jorge Mario Bergoglio, ora papa Francesco, non aveva certo bisogno di ulteriori prove che lo ritraessero più “eroico” di quel che già appare, ma Nello Scavo non la pensava così. E, quando le voci sulla sua possibile complicità durante la dittatura in Argentina si sono fatte insistenti, senza paura, il giornalista inviato del quotidiano Avvenire, si è imbarcato per Buenos Aires, per verificare la veridicità di questo possibile alone.
La ricerca ha “smacchiato” nuovamente la veste immacolata di papa Francesco. La lista di nomi annotati sul taccuino di Nello Scavo, durante l’inchiesta, sembra essere più lunga di quella di Schindler.
Il cronista ha raccolto una lunga serie di testimonianze di persone sopravvissute alla crudeltà della dittatura, grazie al silenzioso intervento di Bergoglio.
“Colazione con gli autori” non si è lasciata scappare l’occasione di “mordere” questa incredibile storia attraverso il racconto vivo dell’autore. La rassegna di incontri organizzati dalla Biblioteca Diocesana Emilio Biancheri di Rimini, ha visto protagonista il giornalista di Avvenire.
Catanese di nascita, ora vive a Como con moglie e figlio, ha iniziato la sua carriera come cronista giudiziario raccontando della mafia. Al suo attivo importanti reportage sul Kosovo durante la guerra, Cuba ed ex Urss. Lo abbiamo incontrato.
Perché questo libro?
“In seguito all’elezione di papa Francesco, sono state sollevate insistenti accuse sulla sua presunta alleanza con la dittatura in Argentina nella metà degli anni ’70.
Ho voluto andare a fondo alla cosa e ho iniziato a cercare prove, incontrato alcuni esponenti di organismi internazionali, come ad esempio Amnesty International, ma quando le prove non si trovano proprio, come in questo caso, allora probabilmente queste prove non esistono.
È emerso che una parte dell’episcopato argentino fu silente e complice, altresì sono emerse storie di vescovi ammazzati, preti trucidati, fedeli e catechisti scomparsi.
Al termine delle mie ricerche nessuna delle accuse mosse verso Bergoglio risultava avere una qualche attendibilità, anzi, quel che è emerso, è che egli operò con una modalità clandestina, illegale per il tempo, salvando moltissime persone. E tutto questo mantenendo un basso profilo, e nel silenzio, che ancora oggi, dopo l’uscita del libro, lui continua a tenere”.
Perché sono state mosse queste accuse contro Bergoglio?
“L’attuale papa Francesco venne accusato di aver venduto e tradito due tra i suoi confratelli, Franz Jalics e Orlando Yorio. In realtà il libro racconta come lui li abbia salvati. I due sacerdoti in questione avevano deciso di lasciare la comunità dei Gesuiti guidata da Bergoglio. A prescindere dall’appartenenza alla comunità, il futuro papa cercò di proteggerli, offrendo loro, comunque, una casa. I due sacerdoti rifiutarono l’offerta e vennero poi arrestati, per aver avuto contatti con dei disertori, e torturati per circa sei mesi”.
Come finì la vicenda?
“Durante le torture venne fatto credere loro che era stato Bergoglio a consegnarli e a tradirli.
Lui invece si adoperò in ben altro modo. Chiese di incontrare il comandante della dittatura Vileda e l’ammiraglio della marina Massera, ma tutte le richieste d’incontro vennero rifiutate. Arrivò a prendere il posto dei cappellani che dicevano messa nella casa dei comandanti pur di avere un contatto e intercedere per la liberazione dei due. Ma nemmeno questa funzionò. Bergoglio continuò le sue ricerche da solo e scoprì dove i prigionieri venivano tenuti e torturati. Incontrò nuovamente l’Ammiraglio della Marina e per l’ultima volta chiese con forza la loro liberazione. Quella stessa notte i due prigionieri vennero narcotizzati e liberati, dopo essere stati scaricati da un aereo nella palude”.
Ma non seppero mai la verità?
“Vissero la loro intera vita con la convinzione che fu Bergoglio a tradirli. Uno di loro però, unico ancora in vita, fece in seguito delle ricerche e scoprì che fu proprio lui a liberarli”.
Da questo racconto, viene fuori un paese allo sbando, politicamente violento. Ci può spiegare che cos’era l’Argentina in quegli anni?
“Alla fine degli anni ’70 c’era in Argentina la dittatura, che aveva un programma di repressione violenta attuato con lo scopo di eliminare qualunque forma di protesta e di dissidenza nel paese.
La dittatura si appoggiava a varie ragioni: gli argentini erano stanchi delle continue guerriglie, molti avevano famigliari nell’esercito o nelle sezioni pubbliche, inoltre l’esercito aveva promesso di sistemare le cose per poi andare al voto democratico. Era ovviamente una menzogna, spalleggiata dalla comunità internazionale. Anche parte del mondo ecclesiale era complice della dittatura”.
Anche il Clero?
“Nel libro racconto di Papa Paolo VI che convocò il vescovo Plaza per avere spiegazioni in merito alle voci di possibili violazioni di diritti umani, perpetrate in quel momento, nel Paese. La risposta del vescovo fu un solenne diniego, anzi dichiarò che queste voci erano state messe in circolazione per indebolire il cristianesimo in Argentina e riconsegnarla in mano ai comunisti”.
Dai racconti contenuti nel libro emerge l’immagine di Bergoglio come uomo solo.
“Il sistema Bergoglio era una fitta rete di rapporti personali che lui solo gestiva e a compartimenti stagni. Sceglieva, per motivi di sicurezza, di operare da solo, certo, in primis per proteggere la comunità dei Gesuiti. E poi perché era necessario che gli stessi salvati non avessero informazioni sulla rete di salvataggio. Qualora qualcosa fosse andato storto, avrebbe messo a repentaglio la vita di troppe persone. Bergoglio era in contatto solo con la casa generalizia dei Gesuiti di Roma. Si dice si svegliasse alle quattro di notte per informare Roma tramite telefoni pubblici”.
Quando comincia la “carriera antiterroristica” di papa Francesco?
“A trentatre anni, nel 1969, Bergoglio diventa capo dei gesuiti in Argentina. Nel 1976 la dittatura prende il potere. Da quel momento Bergoglio sceglie di operare clandestinamente per salvare quante più persone possibili, mettendo a rischio la sua vita”.
a cura di Ambra Sartini