Rimini è una città dai molti volti, un’ambivalenza, e un’ambiguità che si rispecchia nella vita quotidiana e dei cittadini – la più percepibile è la differenza tra la stagione estiva, quella del turismo, e il periodo invernale – ma anche ai “Casetti”, come viene chiamata la Casa circondariale della città.
All’inizio del 2013, la Corte Europea dei Diritti Umani ha imposto, entro un anno, l’assunzione di un piano per le autorità italiane per le riforme in ambito penale e penitenziario nel nome della protezione della dignità umana. Ai molti allarmi, come quello del Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano, sull’onore del paese messo a rischio, non sono seguiti i fatti. E in effetti, di fronte al collasso del sistema penitenziario, più che l’onore del paese, viene in mente la dignità calpestata di decine di migliaia di persone.
In questo momento vi sono 22 mila detenuti in più rispetto ai posti letto regolamentari. In Italia si registra il tasso di affollamento carcerario più alto dell’Unione Europea. Il sistema è oltre il limite del collasso, con decine di detenuti stipati in celle di pochi metri quadri, costretti, a volte, a stare in piedi a turno per mancanza di spazi. La pena oggi è tutto tranne che rieducativa.
All’interno di questo panorama desolante, come si pone il carcere di Rimini? La casa circondariale “Casetti”, è stata costruita negli anni ‘70 nelle prime colline di Rimini, in via Santa Cristina. Dispone di 177 posti e di due reparti a custodia attenuata. Il primo Andromeda, si trova in una struttura distaccata dal corpo principale. Ed è composto da 3 stanze per 4 persone con cucina e spazio comune. Il reparto Cassiopea, invece, fa parte della struttura principale ed è composto da 3 celle per 3 detenuti ciascuna.
Nella struttura principale ci sono alcune celle larghe – rispetto agli standard nazionali – di 12-15 metri quadrati, alcune anche 18.
Elia de Caro dell’Associazione Antigone “per i diritti e le garanzie nel sistema penale”, mantiene un Osservatorio sulle condizioni di detenzione nelle carceri italiane con controlli periodici alle singole case circondariali. “La casa circondariale di Rimini – spiega Elia de Caro – è un istituto particolare che vive profonde differenze tra il periodo invernale e quello estivo. Le condizioni in inverno sono buone e migliori degli altri istituti della Regione. In estate, invece, la struttura soffre di gravi problemi di sovraffollamento, alta percentuale di tossicodipendenti e altissimo tasso di turnover. Il numero dei detenuti aumenta vertiginosamente a partire dall’inizio della stagione estiva, soprattutto per reati di spaccio e prostituzione. Alcuni hanno anche problemi di abiti e vestiario, perché vengono arrestati d’estate e non hanno una completa vestizione.
Nelle stesse celle di 12-18 metri quadrati, ad esempio, in inverno possono esserci fino a 7 persone, numero alto ma ancora sostenibile, ma in estate possono superare le 10 con grandi problemi di convivenza e gestione”.
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