Più stranieri nelle scuole e calo dell’immigrazione. Sono numeri che fanno a pugni tra di loro, perché non si spiega come mettere insieme il dato che negli ultimi due anni si sia registrato un insistente ritorno a casa degli stranieri, da una parte, e l’aumento dei ragazzi sui banchi, dall’altro. Cosa succede? Tornano a casa solo i single? Scherzi a parte, l’incremento della popolazione scolastica straniera nelle scuole italiane non vuol dire incremento dell’immigrazione. Soprattutto nelle classi della scuola secondaria dove gran parte dei “non italiani” presenti sono ragazzi nati nel Belpaese, che qui hanno portato a compimento il loro percorso di studi e di formazione.
L’ultima indagine conoscitiva che indaga la popolazione degli studenti stranieri sul territorio è di poche settimane fa: “Giovani stranieri nella provincia di Rimini – un focus sulla scuola secondaria di II grado e sul Sistema di Istruzione e Formazione professionale” promosso da diverse associazioni come Pacha Mama, Arcobaleno, Legambiente, Avulss di Bellaria e tante altre. Si tratta di uno studio condotto in due parti: la prima è un’indagine prettamente quantitativa, dalla quale emergono i numeri degli studenti stranieri che frequentano le scuole secondarie di II grado e gli enti di formazione professionale; nella seconda parte invece (attraverso un focus group e delle interviste) si entra nel dettaglio delle preferenze dei ragazzi.
Sono sei le scuole che si sono “prestate” ai focus group (realizzati tra lo scorso novembre e dicembre). 55 i giovani stranieri coinvolti, di 21 differenti nazionalità (33 i maschi, 22 le femmine) mentre per le interviste dirette (fatte in giugno) sono stati coinvolti 10 giovani, 7 dei quali maschi. 7, sono inoltre, le nazionalità espresse. Le interviste sono state condotte presso Enti di Formazione Professionale.
La cosa che emerge – e non tratto questo dato come un elemento di eccezionalità – è che questi ragazzi “parlano” la stessa lingua degli italiani nati in Italia: sono in ansia per il futuro e non vedono l’ora di andar via dall’Italia perché preoccupati per le prospettive occupazionali del loro paese. Dai focus group è emerso che nel complesso la scuola italiana è valutata positivamente anche se, dal punto di vista pratico, vengono segnalate delle pecche. L’esigenza di fare più sport è quella che emerge con prepotenza, insieme al desiderio di avere a disposizione dei corsi di lingua avanzati – e non solo di lingua italiana – ma anche altre lingue straniere. Esigenza che si palesa anche nella voglia di voler conoscere maggiormente e in modo più approfondito l’informatica. In poche parole questi giovani sono votati all’estero, alle tecnologie e al mondo del web. Si legge: “I ragazzi non pensano di rimanere nella penisola per questioni legate per lo più alla crisi e alla difficoltà di trovare un’occupazione. In generale, infatti, il mondo del lavoro è percepito come chiuso, in particolare nei confronti degli stranieri e poco meritocratico. Per alcuni ragazzi, poi, è ancora forte il legame con il Paese d’origine”.
La parola
ai numeri
Sono 3.843 gli studenti stranieri che frequentano una scuola in Provincia di Rimini (scuole materne escluse): 1.424 frequentano le primarie, 1.035 le secondarie di primo grado e 1.384 le secondarie di secondo grado, ai quali si devono aggiungere 236 studenti degli Enti di Formazione Professionale. Rappresentano insieme il 10% della popolazione scolastica totale, composta da 38.632 studenti: in particolare il 9,2% degli alunni della scuola primaria, il 10,8% della secondaria di primo grado e il 10,2% degli studenti della secondaria di secondo grado.
Dei 34.005 italiani: 14.033 sono iscritti ad una primaria, 8502 nelle secondarie di primo grado e 11.470 nelle secondarie di secondo grado.
Il paese maggiormente rappresentato è l’Albania che sul territorio porta il 26,7% degli studenti stranieri. Le ragazze preferiscono frequentare gli istituti tecnici economici (30,2%, 204 studentesse), mentre i ragazzi preferiscono gli istituti professionali per l’ospitalità alberghiera e l’enogastronomia (24,4%, 173 studenti).
Angela De Rubeis
La ricerca è stata condotta da Linda Pellizzoli, ricercatrice in ambito sociale e giovanile, ed è stata realizzata all’interno del progetto Conoscere è cambiare, dentro le vulnerabilità e l’integrazione coordinato da Judith Mongiello e promosso dalle Associazioni Arcobaleno, Pacha Mama, Rumori Sinistri, Nido del Cuculo, Tiger of Bangladesh, Borgo della Pace, Legambiente La Roverella, Avulss di Bellaria, Aibid, Espero, Maria Negretto e Vite in Transito in collaborazione con Arci, Educaid e Isur e con il sostegno di Volontarimini – Centro di Servizio per il Volontariato della provincia di Rimini.