Quando Starbucks aprirà a Rimini (bufala della settimana) sarà comunque tardi. Da intercettatori di trend quali ci vantiamo di essere avremmo dovuto già da tempo rivolgerci alla multinazionale del cappuccino per farle superare lo scoglio che da anni ne ritarda l’approdo: il timore di cimentarsi nel mercato del paese dove il caffè, che pure n carcere ’o sanno fa, è un’arte. “Non vi preoccupate – avremmo dovuto dire loro -siamo gente di mondo e da noi i tedeschi, che col cappuccino hanno un rapporto assai disinvolto, sono di casa”. Dei teutonici si narrano infatti arditi accostamenti tra cappuccino e pietanze insospettabili. Mi piacerebbe a Rimini uno Starbucks di fianco a un chiosco della piadina: giusto per vedere se erano leggende metropolitane.
Il bar che invece da noi non potrà mai aprire è lo «Ziberflat», il locale pay-per-minute nato da una catena russa in espansione. Nello «Ziberflat» di Londra si pagano 1,80 sterline l’ora (2,16 euro): caffè e dolci sono gratis, il business si basa sul tempo passato a leggere o conversare.
Pare che all’estero diversi ristoranti a prezzo fisso “all you can eat” (mangi quanto vuoi) siano falliti per colpa degli italiani. Quello che per gli altri è una formula comoda e conveniente, per noi invece è un paese del bengodi di cui approfittare senza ritegno. E, senza espatriare, basta vedere cosa succede a qualsiasi buffet gentilmente offerto ai signori ospiti. Più da Star Wars che da Starbucks.