Per alcuni internet è una piazza di libera espressione, per altri uno strumento di informazione, per altri ancora un luogo di lavoro. Per tutti uno strumento irrinunciabile non scevro però di rischi, specialmente se a navigare è un adolescente.
Cyberbullismo e sexting sono i nuovi drammi in Rete, spesso misconosciuti e non affrontati con prontezza da genitori e insegnanti.
Secondo la dottoressa riminese Gloriamaria Paci consulente in materia di privacy, è essenziale un giusto equilibrio fra protezione dei dati e libertà di espressione nell’utilizzo della Rete.
“Facebook, MySpace, Bebo.com, LinkedIn, Ask, solo per citare alcuni social network, catturano l’attenzione dei navigatori ma provocano, soprattutto se giovani e inesperti, un evidente disorientamento. Gli utenti – vale per tutti – dovrebbero imparare una maggior cautela in merito alle informazioni personali pubblicate on line: nome e cognome, indirizzo, professione, immagini, mail, contatti e quant’altro ci rendono rintracciabili dovunque e soprattutto da chiunque”.
Secondo una ricerca del 2012 di «Telefono Azzurro» ed «Eurispis», 4 adolescenti su 10 hanno subito «sexting», ossia hanno ricevuto messaggi o video a sfondo sessuale. Il 41.9% degli intervistati ha detto di non vederci nulla di male e di fidarsi della persona a cui hanno inviato l’immagine, mentre 1 su 10 lo ha fatto per scherzo.
“Uno scherzo che può costare molto caro visto che l’invio di foto che ritraggono minorenni in pose sessualmente esplicite configura il reato di distribuzione di materiale pedopornografico”.
Preoccupa anche il «cyberbullismo», cioè l’uso delle nuove tecnologie per intimorire, molestare, mettere in imbarazzo, far sentire a disagio o escludere altre persone.
“Messaggi, chat e social network creano sul web una memoria estesa delle cose che si scrivono, sempre visibili a distanza di anni per cui la vittima può rileggere all’infinito le frasi con le quali è stata colpita. Questo fenomeno può provocare in qualche caso gesti estremi. Ecco perché il cyberbullismo provoca una violenza incommensurabilmente maggiore del bullismo tradizionale”.
Come difendersi da tutto questo?
“Il mondo virtuale altro non è che un’espressione del mondo reale, uno spazio della nostra vita, in cui devono essere sempre e comunque rispettate regole, principi e divieti sfruttando allo stesso tempo le opportunità che vengono fornite. I genitori hanno il compito di vigilare sui figli e sull’utilizzo di internet soprattutto tra i 7 e i 12 anni, partendo dalla consapevolezza che ogni profilo creato in Rete viene studiato e utilizzato per scopi commerciali per cui i nostri dati diventano fonte di guadagno per coloro che sfruttano queste informazioni: in Rete il vero prodotto siamo noi!”.
A tutelarci arriverà presto un Regolamento europeo sulla protezione dei dati personali al momento in discussione tra Parlamento europeo e Consiglio dell’Unione Europea. Garantirà una maggiore armonizzazione nel trattamento dei dati a livello dell’intera UE, ma anche il «diritto all’oblio», ossia il diritto di decidere quali informazioni possano continuare a circolare dopo un determinato periodo di tempo, fatte salve specifiche esigenze.
“Non solo – conclude la dottoressa Paci – il Regolamento prevede l’obbligo per tutti i titolari che forniscono servizi di comunicazioni quali compagnie telefoniche e internet provider, di notificare all’autorità competente le violazioni dei dati personali («personal data breaches»). Si fissano più specificamente poteri (anche sanzionatori) e requisiti di indipendenza delle autorità nazionali di controllo, il cui parere sarà indispensabile qualora si intendano adottare strumenti normativi, comprese le leggi, che impattino sulla protezione dei dati personali”.
Romina Balducci