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In vacanza… a scuola dai poveri

Un sacco a pelo sottobraccio e uno zaino con l’indispensabile per quattro giorni nella capitale. Ma non si tratta di una vacanza per vedere Roma a fine anno, ma di un campo di volontariato e condivisione sociale a tutti gli effetti. Una “a scuola dai poveri” che è già diventata una tradizione: diciassette anni fa erano partiti in cinque da Rimini alla volta della città eterna, l’ultimo campo ha visto una cinquantina di ragazzi al via. Tre le destinazioni: la comunità di Sant’Egidio, le suore Missionarie della Carità (quelle di madre Teresa di Calcutta, per intenderci) e la Caritas.

Il piccolo plotone pronto a rimboccarsi le maniche e ad aprire il cuore era formato da 35 studenti delle Scuole superiori, 13 educatori e due sacerdoti, il coordinatore don Giampaolo Rocchi e il parroco di San Raffaele di Rimini, don Giuseppe Bilancioni. A farla da padrone i licei scientifici “Einstein” e “Serpieri” di Rimini, seguiti dal Classico “G. Cesare”, ma c’erano rappresentanti anche di Ragioneria, Geometri, Itis, Alberghiero, Artistico, fino ai licei scientifici “Volta” di Riccione, “Ferrari” di Cesenatico e “Marie Curie” di Savignano. Un nucleo composito, formato in particolare da ragazzi di IV e V superiore che hanno scelto delle vacanze alternative per incontrare giovani dell’Europa protagonisti di pace, di riconciliazione, artigiani di amore e di fiducia nel mondo. “È bello condividere, oltre allo studio, anche una esperienza forte che ci permette di approfondire la nostra amicizia” assicurano in coro i responsabili Deborah Bertozzi e don Giampaolo Rocchi.

L’obiettivo dichiarato è scoprire un modo più radicale di vivere il Vangelo, incontrando la comunità di Sant’Egidio che opera a contatto con le povertà più forti della contraddittoria realtà di Roma; avvicinandosi alle Suore di Madre Teresa di Calcutta; affiancando la Caritas romana che interviene sui bisogni e sulle nuove situazioni urgenti di povertà, di cui le due grandi mense che gestisce sono l’osservatorio costante.
Il tema del campo di volontariato/servizio a Roma è stata la figura di don Pino Puglisi. Ossia la cittadinanza attiva che si esprime nella lotta alla criminalita in una testimonianza di dedizione educativa fino a donare la vita! – spiega don Rocchi – Scandiva l’inizio della giornata e la comunicazione serale dopo il servizio”. Ci aveva già pensato il vescovo Francesco a spronare il gruppo alla partenza da Rimini, provocandolo con queste parole: “Siamo tutti abbastanza poveri per dover ricevere… siamo tutti abbastanza ricchi per poter donare”.

Un pensiero “guida” dei quattro giorni è di don Lorenzo Milani,: “non si dia per pietà ciò che spetta per giustizia!”.
La sveglia era programmata per le 6.30. La colazione fugace, poi via al momento insieme prima di dirigersi ciascuno alla propia destinazione.– è l’esperienza di Deb, al suo terzo Campo di Natale, presso la comunità Sant’Egidio – In linea d’aria percorrevamo quotidianamente più di 80 km in pulman, tra due linee di metropolitane e pulman per arrivare a destinazione ma a guidarmi c’era la frase guida del Campo: «Educarsi a legalità e giustizia». Ho provato una grandissima gioia solo nel vedere lo sguardo di affetto delle persone che ho servito. Uno sguardo che sento di non meritare per aver fatto quasi niente. Il legame che si è creato con i volontari è stupendo. Il viaggio in camion con una famiglia rom resterà per sempre impresso nel mio personale album dei ricordi”.
Il servizio al campo rom, la visita ai nonni in un istituto, la festa di Natale per gli anziani tra panettone, regali e l’ascolto delle storie, la sistemazione dei vestiti per i meno abbienti, l’aiuto al mercatino equo-solidale, l’animazione all’Asilo della Pace: sono alcune delle tappe di questa esperienza di dono di sé.
L’incontro con gli «amici», una comunità di disabili uniti in un’unica famiglia e la messa con loro è un’emozione difficile da riportare su un foglio. Gli amici sorridevano. Questo è troppo. Troppo bello” non ha dubbi Tommy. “E io che la scorsa settimana ho fatto una tragedia coi miei perché mi han fatto tornare a casa da una festa alle 2.20 piuttosto che alle 2.30. Poi qui ho visto gente che sulle spalle regge il peso dell’impossibilità, della difficoltà, dell’ingiustizia. L’ho vista sorridere”.

Il gruppo dei cinquanta riminesi “alloggiava” come una grande famiglia presso la parrocchia Nostra Signora di Lourdes, alle porte della città: tre stanze per dormire in terra coi sacchi a pelo, e un cucinetto per la colazione e la revisione.
Al mattino la partenza era data da due o tre domande da svolgere, un brano di una canzone da meditare (il pezzo lo si ascoltava dopo cena), qualche versetto della Bibbia. Ciascuno poi prendeva servizio nella realtà prescelta.
Anche le impressioni del gruppo Caritas sono altrettanto toccanti. “Una cosa significativa è stato l’ascolto attento delle differenti storie delle persone incontrate alla mensa. Una cosa negativa è stata la fatica di trovare il coraggio per rompere il ghiaccio inizialmente, per sedermi ad un tavolo ed iniziare a parlare”.
Il parco del convento delle suore di Madre Teresa, anche d’inverno è una favola; c’è perfino un pappagallino che svolazza di albero in albero.
I ragazzi sono tutti d’accordo: l’esperienza del campo non deve sfiorire. Il MSAC si è dato così alcune prospettive per continuare il servizio. Le iscrizioni al volontariato al Liceo. “Einstein” hanno superato la novantina. E c’è già chi è in fila per il campo estivo destinazione Cile.

Paolo Guiducci