È una storia che incuriosisce e lascia decisamente soddisfatto il nostro ego romagnolo, quella che leggiamo sul blog statunitense The inspired Chef e riguarda uno dei piatti più apprezzati della tradizione gastronomica natalizia riminese: i cappelletti. A raccontarla al sito internet è una chef, Laura Joseph Mogil (nella foto), originaria della città di Cleveland dove, da bambina, “pur essendo di religione ebraica, adoravo festeggiare il Natale con le mie amiche cristiane, appendendo festoni e preparando i canti per il concerto del 25 dicembre con settimane di anticipo”.
A un certo punto della propria vita, racconta la donna, il destino porta Laura Joseph Mogil a New York, lontana dalle vecchie tradizioni e amicizie.
Ma mai dire mai, soprattutto se alcune di queste amicizie hanno lontane origini in quel di Marecchia e dintorni.
È così, infatti, che pochi giorni prima di Natale una delle amiche della donna, Doreen, il cui nonno è originario proprio di Rimini, le fa un insolito quanto gradito regalo, inviandole un discreto quantitativo di “cappelletti in brodo, che la sua famiglia è solita servire all’inizio della cena di Natale ogni anno”.
Laura continua così a raccontare di come da piccola le due bambine stessero per ore e ore a guardare la nonna riminese di Doreen “mentre era impegnata a modellare l’impasto con le sue mani fino a trasformarla in un’enorme sfoglia su di un tavolo”.
Il ricordo di quei momenti felici è talmente impresso nel cuore e nella mente della nostra chef che la donna ha pensato di utilizzare i cappelletti anche come decorazioni per il proprio albero di Natale.
Ottima idea, anche se un piccolo difetto ce l’ha. La scarsa longevità. Siamo sicuri, infatti, che dall’albero al brodo nel piatto il passo sia stato molto breve. (http://theinspiredchef.blogspot.it/2013/12/the-inspired-chefs-ode-to-christmas.html)
Scrittore canadese ambienta il proprio romanzo di esordio nella Rimini della II Guerra Mondiale
È un ricordo certamente forte, quello che il territorio di Rimini ha lasciato impresso nella cultura e nella storia dei Canadesi. A testimoniarlo ci sono le numerose notizie che negli scorsi mesi abbiamo riportato su queste pagine, aventi tutte un filo conduttore unico: la Seconda Guerra Mondiale.
Nel corso del secondo conflitto bellico, infatti, furono moltissimi gli abitanti del paese nordamericano che vennero a combattere in Italia, tra i colli della Valconca incendiati dalle battaglie, a rischio della vita.
A tutte queste storie, vere, da qualche tempo si è aggiunta anche quella raccontata dallo scrittore Matt Murphy nel proprio libro di esordio, A Beckoning War (alla lettera, Una guerra invitante).
Protagonista del romanzo – scritto ai tempi dell’università e in corso di pubblicazione da parte dello stesso Murphy grazie ad una serie di finanziamenti raccolti online – è il capitano Jim McFarlane, al comando di un’unità di 100 uomini impegnati sulla Linea Gotica.
Appassionato di storia, Murphy spiega così la propria scelta di ambientare il romanzo a Rimini: “Ci sono guerre che la nostra generazione non conosce, ma che hanno cambiato tutto. Il mondo come lo conosciamo sarebbe assai differente, ora, se le avessimo perse!”. (http://murphilinear.com/?page_id=5)
Fabio Parri