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La rivoluzione della tenerezza

Benedetto Francesco! Nel leggere l’esortazione apostolica del Papa – La gioia del Vangelo – sono inciampato in questa frase: “la forza rivoluzionaria della tenerezza”. Benedetto Francesco! hai appena cominciato a fare il Papa e ogni volta che cominci a parlare, sembra che tu abbia ormai già perso tutto il fiato a declinare in continuazione parole come misericordia, tenerezza, umiltà, povertà, periferie ecc. E invece ogni volta che declini queste parole, ti ritorna tutta la grinta che – Diòs te bendiga! – ti porti in corpo, come quando fai tifo per il “San Lorenzo”, la tua squadra di calcio preferita. E nel sentirti parlare così, i tantissimi poveri e ultimi che ti ascoltano, piangono lacrime di commozione e di gioia. Ma i sapientoni di turno non te la perdonano. Hanno già stilato la sentenza: il Padreterno ti dovrebbe ritirare subito dalla circolazione perché sei un buonista, un dolciastro intimista, un demagogo, un accanito, impenitente relativista relativista. E fermiamoci qua. Mi domando: ma non è proprio la tenerezza il segno di riconoscimento nella carta d’identità di Dio? Non è la misericordia la firma apposta in calce al suo biglietto da visita, quando duemila anni fa è venuto nel mondo? Allora, diciamola tutta: è Dio che bisogna mettere sotto processo, perché è lui il buonista più buonista di tutta la storia. O no? Altro che tenerume, il Natale! Nel Tu scendi dalle stelle, noi italiani continuiamo a commuoverci quando cantiamo al Niño: “Ahi quanto ti costò, l’avermi amato!”. Sì, caro Francesco, non ti arrendere. Continua a primerear, come dicono i tifosi del “San Lorenzo”. Continua ad “anticiparci” sempre, ricordandoci con accanita ostinazione, che oggi la tentazione ricorrente per noi cristiani è quella di ridurre la fede a un elenco di divieti, un codice penale in cui non c’è spazio per la tenerezza.
E se ci venisse il dubbio dei “sapientoni”, rompici i timpani ricordando che la “tenerezza” è davvero rivoluzionaria, perché dice no anche all’idolatria del denaro. No ad un denaro che governa invece di servire. Non stancarti di gridare che i pochissimi ricchi “devono aiutare i poveri, rispettarli e promuoverli”. Sennò, perché mai il Figlio di Dio, “da ricco che era, si è fatto povero”?
Buon Natale, Francesco!

+ Francesco Lambiasi