La strategia degli italiani per affrontare la crisi è il risparmio. Laddove è possibile: anche per piccole cifre, anche per piccoli progetti, gli italiani scelgono di fare le formichine. Nonostante i numeri per il 2014 parlino di ripresa economica i compaesani non ci sentono da un orecchio, non si fidano ancora e procedono verso la loro attività di accumulatori di briciole.
La conferma arriva dallo studio che l’Osservatorio Anima Gfk Eurisko (maggior operatore del risparmio gestito in Italia) realizza ogni 6 mesi dal 2012 mostrando come in brevi lassi di tempo le persone puntino su uno strumento piuttosto che un altro. A riassumere i risultati di questo studio possiamo dire che negli untimi 6 mesi le famiglie italiane spendono meno e investono meno; risparmiano in vista di emergenze e piccoli imprevisti; chi continua a investire punta a sicurezza e alla protezione del capitale investito a discapito del mattone; i prodotti d’investimento preferiti sono i prodotti finanziari; aumenta la volontà di risparmio ma aumenta anche l’incertezza del futuro (le due cose sono sicuramente correlate).
Negli ultimi sei mesi la progettualità degli italiani è calata. A maggio 2013 il 66% degli intervistati (un campione di 991 persone con un conto corrente bancario rappresentativi della popolazione italiana. Rilevazione realizzata tra il 7 e l’11 ottobre) utilizzava i risparmi in progetti per il futuro, l’ultimo osservatorio parla del 54%. Si risparmia per far fronte alle emergenze e imprevisti (il 22%); il 15% per andare in vacanza; l’11% per l’istruzione dei figli; il 7% per ristrutturare o acquistare casa.
Si spende meno e si investe ancora meno. È un fattore legato alla minore disponibilità economica ma anche ad una diversa propensione all’utilizzo del denaro. Passano dal 14% all’8% gli italiani che dichiarano di utilizzare i soldi messi da parte. I correntisti intervistati (che hanno già fatto un investimento in passato) non intendono più investire. Il 69% ad oggi investirebbe, sei mesi fa era il 79%, lo scorso anno era l’84%.
E chiudiamo con il calo del mattone. Continua il trend in discesa nell’investimento immobiliare. Il mattone, bene rifugio per eccellenza ha perso il suo appeal. Rispetto alla possibilità di investire: il 24% non ha possibilità; il 14% non farebbe nessun investimento; il 37% investirebbe (nello specifico il 20% in prodotti finanziari e il 16% in immobili, con un calo del 4% per quest’ultima voce, rispetto allo scorso anno). Non è da escludersi che il disamoramento nei confronti degli immobili possa dipendere dall’incertezza rispetto all’Imu e alle tasse applicabili alle proprietà immobiliari. Di contro gli incentivi per le piccole ristrutturazioni e gli adeguamenti volti al risparmio energetico (50% di detrazione Irpef, restituiti in 10 rate in 10 anni) ha incrementato l’utilizzo dei risparmi in piccoli investimenti.
Il punto di vista di Andrea Bascucci, presidente di Federconsumatori Rimini, è diverso. Lui parla di una “mutazione genetica” rispetto alle questioni che gli vengono sottoposte dai consumatori. Da 10 anni a Federconsumatori c’è uno sportello ad hoc dove ci si rivolge per i problemi legati agli investimenti e ai rapporti con le banche. Ed è qui che viene fuori la mutazione genetica. “L’ultima volta – spiega Bascucci – di cui ci siamo occupati di prodotti finanziari è stato 4-5 anni fa quando ancora si discuteva di bond argentini e delle azioni Parmalat. Adesso ciò di cui si parla sono piani finanziari. Problematiche bancarie, richiesta di rivedere le rate del mutuo, chiudere finanziamenti”. Qui a Federconsumatori Rimini non si gestiscono più investimenti ma indebitamenti.
Per le banche la situazione è un’altra ancora. Stefano Clementi, Responsabile servizio supporto affari di Banca Malatestiana, ci spiega come i dati della banca – rispetto a investimenti e risparmio – siano in linea con quelli diffusi da Banca Italia recentemente. In poche parole: “Le famiglie tendono a prediligere la liquidità. Se fanno piccoli investimenti lo fanno per tempi molto limitati, vincolando il loro denaro per 12-24 mesi e con la garanzia del capitale investito”. Quest’aspetto, la garanzia di veder ritornare il capitale senza nessun tipo di decurtazione dovuta alle fluttuazioni del mercato “è diventata fondamentale per i piccoli investitori, soprattutto”. Dal punto di vista del risparmio, invece “registriamo una stabilità. Non abbiamo notato una minore capacità di liquidità ma una stabilità sui depositi”. Stando ai numeri a disposizione di Clementi non è possibile stabilire se si tratti di grandi o piccoli risparmiatori.
Al 30 giugno 2013 la Banca d’Italia ha diffuso dei dati relativi alla situazione delle banche per i primi 6 mesi dell’anno. Per la regione Emilia Romagna è emerso che: “La raccolta bancaria presso le famiglie e le imprese residenti in regione a giugno è aumentata del 3,6% sui dodici mesi in rallentamento rispetto a dicembre (7,4%). I depositi sono cresciuti del 7,6%, mentre il valore delle obbligazioni bancarie si è ridotto del 4,1%. I depositi delle famiglie consumatrici – si legge nel documento di Banca d’Italia – sono aumentati dell’8,2 % (11,5 a dicembre). La crescita dei depositi a risparmio ha subìto un rallentamento (dal 38,3 al 15,2%), mentre i conti correnti sono tornati ad aumentare (erano in calo da giugno 2011). Tali andamenti sono proseguiti anche nei mesi successivi”. “I dati rispecchiano sostanzialmente quanto riscontrato dal nostro istituto, a livello aggregato, in provincia” ha dichiarato Stefano Clementi.
Angela De Rubeis