Il verdetto del 26 novembre porta ancora dietro di sé una scia scura, anzi scurissima. All’aeroporto internazionale di Rimini-San Marino si continua a volare – Enac ha concesso un’autorizzazione provvisoria fino al 30 giugno 2014 – ma gli umori degli oltre 70 dipendenti di Aeradria e, insieme a loro, di tutti coloro che avevano confidato nel piano di salvataggio bis presentato ai giudici – in testa i creditori entrati a far parte della nuova dirigenza subordinata al concordato – restano a terra. Un intero territorio ha le ali spezzate. A nulla è valso lo sforzo di recuperare le risorse che mancavano nel primo progetto di concordato: la sensazione è che alla fine, con il profilarsi di un nuovo reato di bancarotta fraudolenta per l’ex CdA di Aeradria (che farà ricorso contro la sentenza di fallimento) e con il complicarsi dei legami tra Aeradria e le partecipate Air e Riviera di Rimini promotions (anch’esse con i libri in Tribunale) i giudici siano stati costretti a fare pulizia dando come salvagente la prosecuzione temporanea.
Non basta. A dire l’ultima parola è Enac, l’Ente Nazionale di Aviazione Civile, che lunedì è atterrata al “Fellini” per un’ispezione volta a capire se lo scalo ha tutte le carte in regola (soprattutto di sicurezza) per continuare a volare. Il sopralluogo è andato a buon fine, come confermato da Enac, ma altre verifiche si susseguiranno. Determinante è poi la capacità del “Fellini” di andare avanti con i pochi soldi rimasti in cassa (circa 2 milioni).
Renato Santini, l’esperto di fallimenti societari scelto dal Tribunale di Rimini prima come commissario (in veste quindi di accusatore) poi come curatore, assicura che gli sforzi sono già concentrati sul bando europeo, che questo uscirà tra aprile e maggio (potrà partecipare anche San Marino pronto a investire 2 milioni di euro nel piano di concordato), che ci sono soldi sufficienti per continuare l’attività fino alla scelta del nuovo gestore, che fino ad allora tutti i lavoratori resteranno e tutti i contatti con le varie compagnie pure.
Il cielo non è così blu. Molti dubbi restano. Il primo: come dicono dall’Enac ci vorrà molto più tempo per il bando europeo che tra l’altro, precisa l’Ente di aviazione civile, è di esclusiva competenza di Enac. Il secondo: i pochi soldi di cui Aeradria dispone dovranno andare ai creditori che a loro volta sono rimasti molto amareggiati dalla sentenza dei giudici. E nei prossimi giorni potrebbero faranno ricorso contro la sentenza.
La cordata di creditori capitanata da Carim, ditta Pesaresi e Cbr – banche e fornitori devono avere più di 31 milioni di euro sui 53 milioni di debiti accumulati da Aeradria (ai quali si aggiungono 15 milioni emersi dal fallimento delle società satellite) – era disposta a convertire i crediti in azioni nel secondo piano di concordato e ha raccolto altri 8,6 milioni grazie a sei banche non creditrici e 1,7 dagli accordi con i sindacati dei lavoratori. “Erano stati trovati nuovi fondi, non si capisce perché i giudici abbiano optato per il fallimento – commenta Alessandro Pesaresi, AD della ditta che ha realizzato la nuova pista e vanta verso Aeradria un credito di 1,5 milioni di euro. Con il concordato avrebbe potuto recuperare più del 50%, oggi le speranze sono ridotte al lumicino. “L’aeroporto ha finanze per 2 milioni circa, lo apprendiamo dalla stampa visto che al momento non siamo ancora stati convocati, ma non si capisce se si tratta di soldi propri o di finanziamenti bancari” aggiunge Pesaresi. Aeradria avrà intestati sì e no qualche pulmino, qualche mobile d’arredo e attrezzatura d’ufficio. “Siamo molto preoccupati e ci sono aspetti che ci lasciano perplessi – aggiunge Pesaresi -: perché nominare curatore chi prima era il commissario, perché bocciare il nostro piano e tenere il direttore (Trapani, ndr) scelto proprio dalla nuova dirigenza formata dai creditori? La Procura vuole fare pulizia ma c’è qualcosa di strano. E ora si dice che il curatore potrebbe avviare un’azione di responsabilità verso gli ex amministratori di Aeradria. Saremo più tutelati? Difficile dirlo…”. “Se oggi esistono le condizioni per fare andare avanti lo scalo – aggiunge Giampiero Boschetti della Cbr (con credito di 700mila euro) – è grazie a noi”. Molta amarezza anche nelle parole di Sido Bonfatti, presidente della Carim il cui credito è di 9 milioni di euro. La banca, ha chiarito, non potrà partecipare al bando europeo ma sarà pronta a finanziare possibili investitori se il progetto sarà solido.
A proposito di possibili acquirenti. L’imprenditore romagnolo che ha trovato l’America in Russia, Gimmi Baldinini, fa marcia indietro su un suo possibile interesse. “Dovrei cambiare lavoro – commenta – si tratta di milioni di euro, ciò non toglie che potrei partecipare a un’eventuale cordata”. Parole al vento, per adesso.
Si lavora per convincere le compagnie in volo su Rimini, in primis i russi con una spedizione ad hoc mercoledì a Mosca, a tenere il loro posto. Molti contratti scadono entro l’anno. Come potrà una società fallita farne altri? Ma si guarda anche agli altri scali. >Ancona, che sembra voler accapparrarsi molti voli dalla Russia del “Fellini”, è in crisi nera con appena 460.630 passeggeri nei primi dieci mesi 2013 e un -8% sul 2012 (dati Assaeroporti). Bologna è l’unico scalo in regione con il cielo sereno (oltre 5 milioni di passeggeri, +3,5% sul 2012). Forlì da marzo non vola più. Dal 2004 al 2011 o il “Ridolfi” ha contratto debiti per 33 milioni di euro. Sono usciti due bandi per la privatizzazione, entrambi deserti. Uno nuovo uscirà prima di Natale con una base d’asta di 1,3 milioni di euro anziché i 7 della gara precedente. Secondo il presidente di Enac Vito Riggio, Rimini ha più possibilità grazie a due carte: San Marino e turismo. Si parla di possibili magnati stranieri pronti a scendere in pista. Privati facoltosi hanno fatto la fortuna dello scalo emiliano-romagnolo più piccolo, il “Giuseppe Verdi” di Parma, appena 176.221 passeggeri da gennaio a ottobre 2013 contro i 516.730 di Rimini. Nel 2011 l’austriaca Meinl Bank è diventata socio maggioritario ma questa primavera già si parlava di una sua ritirata e di una possibile chiusura. In difficoltà anche il traffico nazionale con 125 milioni di passeggeri (gennaio-ottobre) sul totale dei 38 scali, -2,4% rispetto al 2012.
Alessandra Leardini