Rimini ricorda Luciano Chicchi, uomo della comunità e delle istituzioni. A un anno dalla sua scomparsa, il 22 novembre 2012, la “sua” università gli rende omaggio con una targa nella sede di via Angherà. E un incontro sulla responsabilità sociale, valore di cui si è sempre fatto portavoce. Quella targa, affissa nell’atrio dell’ateneo, servirà d’ora in poi a ricordarlo e forse ad attrarre la curiosità di chi non lo ha conosciuto. Un omaggio per una persona che in realtà era più persone insieme. Il Luciano Chicchi imprenditore ed esperto di turismo, promotore dal ‘65 al ‘74 del settore di punta della città. Il Chicchi numero uno della Fiera di Rimini e poi di Bologna. Il Chicchi presidente della Fondazione Carim e di Uni.Rimini (a proposito: un anno dopo la società che svolge un ruolo decisivo per lo sviluppo del polo universitario riminese è ancora senza presidente), ideatore della cittadella universitaria che oggi conta 6mila studenti. Infine il Luciano Chicchi uomo di fede, allievo di don Oreste Benzi ed elogiato per il suo impegno cristiano anche dal vescovo Francesco Lambiasi. A ricordarlo, un anno dopo la sua scomparsa, i professionisti che con lui hanno condiviso idee e obiettivi, alternandosi come in una staffetta nelle diverse fasi della sua vita. A partire dal presidente della Fondazione Carim, Massimo Pasquinelli, il quale ha lodato “l’attenzione che Luciano aveva per i processi più che per gli spazi”, il suo impegno nel creare collegamenti, momenti di confronto e di dialogo, l’interesse a coltivare progetti duraturi. Al suo metodo si è scelto di dedicare l’incontro «Responsabilità sociale, università e sviluppo». Non una celebrazione, quanto “una lezione – ha continuato Pasquinelli – da ripetersi il 22 novembre di ogni anno”.
Barbara Bonfiglioli, vice presidente di Uni.Rimini, continua la strada intrapresa nel 1992 da Chicchi insieme a Giuseppe Gemmani, Luciano Manzi e Maria Massani. La crisi, ha ammesso, non ha risparmiato nessuno e “parlare di crescita oggi è quasi un’utopia”. Ma l’università ha saputo mantenere un dialogo quotidiano con la realtà produttiva e imprenditoriale del territorio, con risultati positivi sia per gli studenti sia per le aziende.
Dialogo che sembra aver funzionato al gruppo Scm. Grazie alla collaborazione della Facoltà di Ingegneria Meccanica, la società ha potuto assumere, nel 2010, quattro ingegneri “che ora sono il fulcro della fonderia” ha spiegato l’amministratore delegato di Scm, Giovanni Gemmani. Non solo un volto del gruppo Scm. Figlio di quel Gemmani fondatore dell’università e amico di Luciano Chicchi, ha visto da vicino le loro sfide più ambiziose. “Luciano era, come mio padre, parte di quella generazione di Azione Cattolica baldanzosa e intraprendente, fatta di giovani disposti a rischiare pur di creare qualcosa che fosse durevole per gli altri”. O come aveva detto l’amico Fabio Zavatta durante la messa di venerdì in onore di Chicchi, “giovani di una Rimini ben lontana dalla città luccicante e un po’ falsa di oggi; una Rimini grigia e devastata dai bombardamenti in cui, in mezzo alla lenta ricostruzione, un pugno di ragazzini all’ombra dei diversi campanili stava crescendo, cercando di incontrare chi avrebbe potuto aiutarli a scoprire un mondo diverso e migliore”.
Quei giovani non ci sono più, uno di loro è scomparso proprio un anno fa. Di lui però non resta solo l’esempio. Restano gli spazi, i legami, i processi creati. E quella targa, nell’atrio della sede universitaria di via Angherà, che ora esorta a custodirli e coltivarli.
Isabella Ciotti