Con 38mila nuove diagnosi in Italia stimate per il 2013, è il tumore al polmone il “big killer”, ossia la prima causa di morte per cancro. E il fumo è il principale fattore di rischio, l’unico scientificamente accertato, diversamente da altri possibili fattori chiamati di volta in volta sul banco degli imputati. Secondo dati nazionali, ogni 100 pazienti, 80 sono fumatori o lo sono stati. Conferma l’associazione tra fumo e cancro al polmone il dottor Davide Tassinari, direttore dell’U. O. di Oncologia e dell’Hospice dell’ospedale di Rimini. “Se il tumore al polmone, nell’area riminese, registra un calo significativo nella popolazione maschile – afferma il primario – in quella femminile il trend è in lieve crescita proprio perché negli ultimi vent’anni gli uomini hanno abbandonato prima la sigaretta rispetto alle donne che, al contrario, oggi fumano di più”.
Sempre il cancro al polmone, per la sua bassa percentuale di sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi (14% per gli uomini e 16% per le donne, nell’area provinciale) è la forma tumorale che oggi preoccupa di più. “È difficile da diagnosticare e da curare” sottolinea Tassinari anche se qualche barlume di speranza c’è, e riguarda la capacità di risposta al trattamento, in particolare attraverso nuovi tipi di farmaci biologici. La ricerca, infatti, va nella direzione di cure sempre più personalizzate (targetted therapy è il termine scientifico) e meno tossiche, come emerso durante l’ultimo congresso mondiale sul cancro al polmone tenutosi a Sidney.
Nell’area riminese la notizia positiva è che il tasso di mortalità (ossia il numero di decessi avvenuti in provincia dal 2006 al 2010, su una popolazione di 100mila abitanti) è più basso rispetto al trend nazionale: tra gli uomini 53 contro una media italiana di 55,64) e 15 tra le donne (17 il valore nazionale). Molto alta però la differenza tra maschi e femmine, e qui si arriva a un’altra peculiarità di questa forma tumorale: “il cancro al polmone tra le donne, per sua caratteristica, è meno aggressivo – spiega ancora il dottor Tassinari -. Non solo, le donne tendono a rispondere meglio al trattamento, specie con i nuovi farmaci biologici che possono essere anche più efficaci della chemioterapia, in particolare per donne non fumatrici e di origine asiatica”. Ma “solo la riduzione del fumo da sigaretta può fare la differenza”.
I tumori più diffusi. A preoccupare il direttore dell’U.O. di Oncologia dell’Infermi sono anche i tumori tendenzialmente più diffusi tra la popolazione maschile e femminile e alcune forme tumorali che pur presentando numeri marginali, appaiono in crescita, come il tumore al rene e al pancreas.
Partiamo dall’incidenza. Secondo i dati relativi al periodo 2005-2009, riferiti all’area riminese, la Spada di Damocle per l’uomo resta la prostata con 1.446 casi in cinque anni e un tasso di incidenza su 100mila abitanti, di 136. Segue il colon retto con 844 casi e un tasso di 80, il >polmone (743 casi e tasso di 68), vescica(598 casi, 55 ogni 100mila abitanti, “ma in buona maggioranza si tratta di forme aggressive solo localmente, che non richiedono la terapia chirurgica” specifica Tassinari) e lo stomaco (370 casi e tasso pari a 33).
Tra le donne il tumore più diffuso è quello alla mammella con 1.233 casi (nel periodo 2005-2009) e un tasso di 120 su 100mila abitanti. segue il tumore al <+nero>colon retto (607, 46 su 100mila abitanti), polmone(273 e 22), stomaco (231 e 15). Un discorso a parte riguarda il cancro alla tiroide: come per la vescica negli uomini, a un’incidenza relativamente frequente (207 le diagnosi in cinque anni, 23 su 100mila abitanti) corrisponde una malignità molto bassa.
Quale speranza? Una buona notizia c’è: la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi, superiore in provincia di Rimini e nell’area romagnola alla media nazionale. Tra gli uomini, per il tumore alla prostata arriva addirittura al 92% (89% la media nazionale), per la vescica è del 70%, per il colon retto scende a 66 (60 in Italia), per lo stomaco a 32 contro una media nazionale del 31%. Critico, come detto sopra, il polmone.
Anche tra il “gentil sesso” le speranza di sopravvivenza sono buone, nel Riminese. Nei cinque anni sale al 90% per la mammella, ben 4 punti percentuali più della media nazionale, “ma non perché qui i tumori siano meno aggressivi – osserva il primario – bensì per le migliori scelte organizzative adottate dall’Ausl nella nostra area, così come in quella romagnola”. Tassinari ricorda i progressi fatti a Santarcangelo con un reparto di senologia e chirurgia senologica ad hoc e la dotazione al “Franchini” di un sistema Iort (radioterapia intraoperatoria), ma anche gli ambulatori dedicati a Rimini e Riccione.
Il tasso di sopravvivenza, sempre a 5 anni, è del 63% per il colon retto (contro 61), del 43% per lo stomaco (molto più della media nazionale che è di 35). Anche qui, ricorda Tassinari, “a fare la differenza sono le scelte organizzative adottate dalla nostra Azienda che si è dotata di una chirurgia di qualità e concentrata solo a Rimini e Riccione dove c’è la rianimazione”. Critici – anche per le donne – i dati sul polmone con una sopravvivenza a cinque anni del 16% contro una media nazionale superiore di un punto.
Complessivamente, se si considera il numero di decessi per tumore dal 2006 al 2010 ogni 100mila abitanti (tasso di mortalità), questi sono più alti tra gli uomini (212 contro una media nazionale di 238) che nelle donne (120 contro 135).
Chi sale, chi scende. Complessivamente, spiega ancora Tassinari, nell’ultimo decennio l’incidenza dei tumori è stazionaria sia tra gli uomini che tra le donne. Il cancro al polmone è l’unico per cui si nota un trend divergente tra i due sessi. Per la mammella la diffusione è in lieve aumento, ma – specifica ancora Tassinari – molto incide la capillarità del sistema diagnostico. Aumenta ad un ritmo maggiore il tumore alla prostata mentre per lo stomaco il trend è in calo, più tra le donne che tra gli uomini.
Infine una curiosità: negli ultimi anni sono stati registrati nell’area riminese due casi di tumore alla mammella tra gli uomini. La ghiandola mammaria in questione, infatti, è presente anche nell’uomo.
Nuove frontiere. Ad eccezione del polmone per cui i progressi procedono a rilento e, per i farmaci biologici di nuova generazione, sono più evidenti per le donne, per le altre forme tumorali più diffuse, il dottor Tassinari preferisce parlare di bicchiere “mezzo pieno”. Soprattutto per i tumori alla mammella e alla prostata, screening, chirurgia e trattamenti medici hanno portato a impatti positivi. Per il cancro alla mammella i farmaci target possono avere in alcuni casi un’efficacia del 20-30%. Anche per i tumori al reparto gastrointerico, prosegue Tassinari, “la qualità dei trattamenti chirurgici resta un fattore di successo importante nel Riminese”. Lo stesso vale per il cancro alle vie biliari e al pancreas, in aumento, dove Rimini “resta una realtà di riferimento a livello regionale”. Per il tumore al rene, altra forma in aumento seppur marginale nei numeri complessivi, buone speranze arrivano invece dalla targetted therapy”.
Alessandra Leardini