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Matrimoni e Unioni, il destino dei piccoli comuni

Matrimoni tra comuni, come quello che verrà celebrato il 1° gennaio 2014 tra Poggio Berni e Torriana, benedetto dai cittadini con il referendum del 6 ottobre e suggellato dalla Regione. E Unioni, enti sovraccomunali chiamati a gestire in forma associata i servizi fondamentali, dalla polizia municipale ai servizi sociali. È questo il destino dei piccoli? Unirsi tra vicini di casa per tagliare le spese e aggiudicarsi preziosi ttrasferimenti statali? Al nuovo comune di Poggio Torriana, con la fusione, arriveranno oltre 4 milioni di euro da Bologna, una boccata d’ossigeno. Con una sola giunta e un solo consiglio, si darà un taglio netto anche alle poltrone.
In regione altri sposalizi sono andati in porto ma sul fronte riminese non sembrano, al momento, esserci altri enti pronti ad arrivare a tanto. Verucchio con San Leo? Montescudo con Montecolombo? Per ora solo ipotesi sulla carta lanciate sull’onda dell’entusiasmo del referendum poggio-torrianese. L’attenzione dei sindaci dei comuni più piccoli è semmai più proiettata sulle Unioni. Per quelli sotto i 5 mila abitanti occorre associarsi, e in fretta. Ma se in Valmarecchia i lavori per la nuova Unione a 10 (i 3, non più 4, “municipi” della bassa valle insieme ai 7 dell’alta) stanno procedendo con l’approvazione del nuovo statuto, in Valconca la strada è tutta in salita.

Mettersi insieme. È questa la strada obbligata per i piccoli comuni secondo il consigliere regionale del Pd Roberto Piva che prende spunto dalla fusione tra Poggio Berni e Torriana: “Non tanto per la riduzione di consiglieri comunali e sindaci, la fusione apre grandi possibilità. Scuole, polizia municipale, servizi sociali: un piccolo comune fa fatica a gestirli. Bisogna metterli in comunità senza rinnegare la municipalità”. Per il collega del Pdl, presidente della Commissione regionale Bilancio e Affari istituzionali, Marco Lombardi, la sfida va oltre: “Non bisogna lasciarsi attirare solo dal vantaggio di avere più risorse dalla Regione. Bisogna usare queste per migliorare i servizi ai cittadini”.
Ce la farà il nuovo comune di Poggio Torriana? Intanto si lavora alla fase di transizione. Molti i nodi da sciogliere come spiega il sindaco bernese Daniele Amati: “Anche se le due realtà sono affini – lo abbiamo visto nella risposta speculare cittadini al referendum – ci sono cose da mettere in fila: tassazione, bilancio unico e partecipazione”.
In questi giorni si sta riunendo l’Assemblea Costituente formata dai consiglieri e cittadini dei due comuni per pari numero, per discutere di sede, gonfalone, ecc.
In Valmarecchia si parla anche di un altro possibile matrimonio tra Verucchio e San Leo. Tutto rimandato a dopo le prossime amministrative della primavera 2014. Perché non sono già state gettate le basi? “È giusto che questi processi avvengano per gradi – osserva il sindaco verucchiese Giorgio Pruccoli -. Prima era giusto lavorare all’Unione allargata”.
In Valconca invece si apre la strada a una fusione tra Montescudo e Montecolombo. “Inevitabile” secondo il sindaco del primo comune, Ruggero Gozzi. “Sono pronto a sedermi al tavolo con il collega Fiorini. Condividiamo già stazione dei carabinieri, scuola media e asilo. Insieme avremmo più di 6mila abitanti>”.

Meglio soli o… accompagnati? L’attenzione dei piccoli comuni è però tutta proiettata sulle Unioni. Ma è vero che è la legge ad imporle ai “campanili” sotto i 3.000 abitanti? E permettono veramente di risparmiare? Come spiega il consigliere regionale Lombardi, “la legge parte da un presupposto condivisibile da tutti: in teoria mettere insieme forze per servizi è una cosa economicamente positiva. Ma non si obbliga nessuno. In Regione, viste le difficoltà dei Comuni ad approvare gli statuti delle Unioni, è stato prorogato il termine del 1 gennaio al 31 marzo. Un Comune può ritenere di non appartenere a un’Unione ma fare convenzioni con Unioni e altri comuni. Ma la legge dice anche che se il Comune decide di gestire un servizio singolarmente, non ha diritto a incentivi. Non è esclusa la possibilità di star fuori, ma non è premiata”.
Torniamo alla domanda: quanto si risparmia gestendo i servizi in Unione? Per il sindaco verucchiese Pruccoli è difficile quantificare. “Ma se c’è un dato sotto gli occhi di tutti, questo è che la qualità dei servizi gestiti in forma associata: nella nostra esperienza di Unione Valmarecchia si è alzata nonostante i tagli e sofferenze dei comuni, oggi in stato di povertà”.
In totale disaccordo il primo cittadino di Saludecio Giuseppe Sanchini che dice no non solo all’ipotetica fusione ventilata dai giornali con Montegridolfo e Mondaino, ma anche alla partecipazione alla nuova Unione Valconca 2.0 (dalla quale è fuori già oggi). “Guarda caso, quando vai a chiedere il risparmio con le Unioni, nessuno ha fatto i conti. Io mi sono accorto che certi servizi costano meno in casa che nelle Unioni. Il servizio di Polizia Municipale ci sarebbe costato 50-55 milioni l’anno nell’Unione, 17-18 euro ad abitante. Alla fine spendiamo 35mila euro nel vigile che fa 20mila euro di multa. Alla fine ci costa 15mila euro. Inoltre, quando vai a chiamare i vigili dell’Unione, arrivano anche nelle periferie?”.
Gozzi, presidente dell’attuale Unione Valconca, non condivide: “Grazie all’Unione siamo riusciti a mantenere servizi ottimi, compreso il corpo di PM”.

Lo “sgambetto” di Montefiore. Intanto la nuova Unione Valconca è tutta in salita. Il 13 novembre il sindaco montefiorese Vallì Cipriani, con la maggioranza, ha fatto saltare per protesta il consiglio convocato per approvare lo statuto. “Era stato deliberato che tutti i Comuni dell’Unione andassero in consiglio entro il 15 novembre – precisa Cipriani -. Io mi sono impegnata per rispettare la data ma nessun altro comune ha convocato il consiglio a tempi scaduti”. La posizione di Montefiore è comunque già nota. Improbabile l’ok alla nuova Unione. Tre gli emendamenti non accettati: “L’Unione non deve essere a tempo indeterminato. Diamoci dieci anni di tempo come vuole la legge regionale per rivedere l’ente – fa presente Cipriani. Non è stata accettata nemmeno la proposta di turnazione del presidente. E poi c’è il temuto art 6 bis che parla di patrimonio, soldi spesi. “Si dice che un comune, se dovesse recedere dall’Unione, perderebbe anche quel patrimonio che è stato acquisito anche con le sue risorse” contesta il sindaco montefiorese.
Si fa strada l’ipotesi di restare fuori dall’Unione, ma di gestire alcuni servizi in convenzione pagando solo il servizio. L’importante, come annota la legge nazionale, è risparmiare il 5% di spesa pubblica.
Gozzi replica: “Il mio come gli altri comuni non sono riusciti a fissare i consigli entro il 15 novembre per problemi organizzativi. Gran parte osservazioni del sindaco Vallì sono state accolte perchè propositive. Il lavoro fatto per lo statuto è ottimo anche se tutto è migliorabile. Ma ci vuole volontà politica”. C’è poi la questione legata a Montecolombo: oggi fuori dall’Unione, ha detto che rientrerà solo con il nuovo statuto. “Intanto ha fatto richiesta di convenzionarsi per tutte le funzioni, compresa Polizia Municipalesottolinea Gozzi”.
Il sindaco di Gemmano Riziero Santi incalza, riferito allo stop di Montfiore: “Perdiamo tempo, opportunità, risorse”. Punto e a capo. (al.lea.)